Si è svolto ieri al parco 11 settembre di Bologna l’incontro organizzato da Pressenza, Women’s March Milan e G7M-Ambiente alla base, non al vertice, una delle numerose iniziative che hanno caratterizzato il contro-vertice sull’ambiente che si chiuderà oggi con una critical mass e un corteo.

Dopo l’introduzione di Francesco Luca Basile, uno degli organizzatori della tre giorni, si è entrati nel vivo dell’argomento – Come fare rete tra attivisti e giornalismo indipendente e nonviolento – con l’intervento di Anna Polo, della redazione italiana di Pressenza, che ha ricordato ancora una volta le tante luci, grandi e piccole, che illuminano questo momento oscuro, pieno di violenza e ingiustizia. L’esempio più recente è la straordinaria affermazione di Jeremy Corbyn nelle elezioni del Regno Unito, una chiara dimostrazione del fatto che i media mainstream non sono onnipotenti e che anzi, con le loro campagne diffamatorie possono alla fine produrre l’effetto contrario. L’importante è mantenersi coerenti, non scoraggiarsi e fare proposte forti, che, come si è visto, hanno ottenuto un appoggio popolare vastissimo, soprattutto tra i giovani.

E’ stato poi sottolineato il modello ispiratore fornito dal movimento di Standing Rock, con la sua capacità di unire soggetti diversi (tribù di nativi americani, comunità indigene di tutto il mondo, attivisti e veterani) e di affiancare alla denuncia sociale e ambientale la nonviolenza come metodologia d’azione e una forte componente spirituale.

Si è agganciata Liane Arter di Women’s March Milan, dimostrazione vivente della capacità di coinvolgimento degli attivisti di Standing Rock e della rete ormai internazionale che si è formata intorno al loro movimento: espressione locale di Women’s March Global, Women’s March Milan è un gruppo di donne e uomini impegnati per la parità, la diversità e l’inclusione e promotori di iniziative progressiste in opposizione all’amministrazione Trump e alla crescita dell’estrema destra nel mondo. Da questo proposito è nata la decisione di unirsi alla campagna di disinvestimento #DefundDAPL. Una campagna ormai attiva da mesi, che punta a colpire l’oleodotto Dakota Access spingendo le banche che lo finanziano a ritirare i loro investimenti da un progetto che distrugge l’ambiente e viola i diritti dei popoli indigeni. In Italia la campagna, portata avanti insieme a Resistance Events Italy,  si è concentrata su Intesa SanPaolo, con due proteste online su twitter e facebook e due lettere aperte firmate da oltre cinquanta organizzazioni, tra cui Greenpeace Italia. La risposta della banca è stata generica e insoddisfacente, atteggiamento che si è ripetuto in occasione della protesta, questa volta non solo virtuale, attuata la mattina stessa del 10 giugno davanti a una filiale bolognese di Intesa SanPaolo. Nessun rappresentante della banca si è degnato di ricevere la terza lettera, firmata dai protettori dell’acqua Wasté Win Young, Rachel Heaton, Rafael Gonzalez, Nataanii Means e dai loro alleati e presentata nel corso della protesta.

E’ poi intervenuto il giovane rapper Rafael Gonzalez alias Tufawon, uno dei protettori dell’acqua che stanno girando l’Europa in queste settimane per promuovere la campagna di disinvestimento e rafforzare i legami con gruppi e movimenti di vari paesi, che ha parlato in inglese con l’ottima traduzione di Carla Agrario. In prima linea per mesi nella resistenza di Standing Rock, dopo lo sgombero forzato dell’Oceti Sakowin Camp, in febbraio, si è dedicato alla campagna #DefundDAPL e alla lotta contro altri oleodotti. Rafael si è poi soffermato sul ruolo cruciale svolto dai social media e dai media indipendenti per sostenere lotte come quella dei nativi americani e ha ricordato i coraggiosi giornalisti in prima linea a Standing Rock insieme agli attivisti, fondamentali per testimoniare ciò che stava succedendo. Si è costruita così una rete di appoggio reciproco, con informazioni, live streaming e video condivisi in grado di raggiungere moltissime persone. Una vera minaccia per la lobby dell’informazione e per le corporazioni, che infatti stanno mettendo in campo le loro potenti risorse per ostacolare le trasmissioni live. Un obiettivo di fondamentale importanza diventa dunque quello di trovare forme tecnologiche avanzate per sventare questo tentativo. Studiare questi metodi alternativi per poter continuare la lotta può essere una buona idea anche per altri movimenti, ha osservato il giovane protettore dell’acqua.

Hanno concluso l’incontro due rappresentanti del movimento No TAP, che si oppongono al gasdotto trans-adriatico parte del cosiddetto Corridoio Sud del Gas. Una battaglia che va avanti da sei anni, ben al di là del clamore suscitato di recente dall’espianto di migliaia di ulivi e spesso raccontata dai media mainstream con palesi falsità, mai smentite nonostante una precisa richiesta in questo senso. Nonostante le ripetute affermazioni di vari ministri italiani la fattibilità tecnica di questo progetto privo di valutazione di impatto ambientale non c’è, ma evidentemente la volontà politica di realizzarlo sì.

Un ulteriore esempio del bisogno urgente di contrapporre all’informazione manipolata al servizio di potenti interessi un’informazione libera e indipendente, capace di dialogare con gli attivisti di ogni campo e di trovare forme di appoggio reciproco.

Carla Agrario, Anna Polo, Rafael Gonzalez, Liane Arter e Francesco Luca Basile