La terza Carovana per i diritti dei migranti, per la dignità e la giustizia prosegue il suo viaggio puntando verso sud. Dopo le prime tre tappe in nord Italia (Milano, Brescia e Bergamo) è giunta a Mondeggi, a sud di Firenze.

Autodeterminazione alimentare, biodiversità, cultura del territorio come antidoto alle migrazioni: queste le parole chiave che accomunano questa terza Carovana, che focalizza sui temi ambientali legati alle migrazioni, con l’esperienza di Mondeggi. “La terra non si vende. Si coltiva e si difende!”: è la difesa di questo bene comune dalle disposizioni del decreto Salva Italia del 2012 e la successiva operazione Terre Vive che hanno dato il via alla vendita di terreni e immobili demaniali di proprietà pubblica, per risanare le casse dello Stato. Come se il pubblico fosse qualcosa di diverso dalle persone, dalla comunità che appartiene al territorio e a cui il territorio appartiene. La Carovana ha incontrato alcune famiglie che hanno raccontato la storia dei loro bisnonni, braccianti al servizio di una famiglia nobiliare cui apparteneva quel territorio, che poi hanno continuato a lavorare per generazioni, prima sotto la provincia di Firenze, poi presso un’azienda agricola a cui venne appaltato. Una gestione disastrosa che portò a una lenta decadenza, a diverse aste andate deserte, fino a che il Comitato Terra bene comune di Firenze ha iniziato un’opera di sensibilizzazione della popolazione nel 2012 (dopo 17 anni di abbandono), fino ad arrivare all’occupazione di alcuni casali nel 2014. Ora nei 200 ettari di terreno vivono ulivi, vigne, orti e pascoli. I carovanieri hanno potuto visitare la cantina dove si produce il vino Chianti, i campi di viti e di olivi, le aree per i trattamenti olistici fatti da specialisti del comitato e da esterni con gli oli prodotti in loco, alcuni appezzamenti dati in gestione a famiglie e persone che vivono nei paesi limitrofi. Il nucleo dei fondatori ha infatti dato vita al MO.T.A., acronimo per Mondeggi Terreni Autogestiti, che prevede l’affidamento e la cura di un pezzo di terra a qualsiasi cittadino che desideri coltivare. Tutto ciò che viene coltivato viene in parte destinato al consumo personale (e in base al numero di piante di cui ognuno si prende cura) e in parte viene venduto durante eventi, ma il ricavato viene sempre completamente reinvestito nel progetto.

La minaccia di vendita è sempre incombente, ma Mondeggi è ormai un bene comune che gode dell’appoggio delle persone che vivono nei dintorni, le quali si sono rese conto dell’importanza della sua salvaguardia per il bene di tutta la comunità. L’importanza che danno gli indigeni Maya Ixil alla Madre Terra, una terra sacra che non può essere né contaminata né venduta, come ha testimoniato Li’k’il, la guatemalteca che viaggia fin dall’inizio con la Carovana. L’Università Ixil in cui Li’k’il si è laureata, la prima università indigena del Guatemala, propone un sistema educativo finalizzato al miglioramento delle condizioni di vita di tutti. Li’ki’l coordina il lavoro, su questi temi, con le donne di dieci villaggi. Questo popolo ha costruito nel vuoto lasciato dallo Stato, un potere parallelo con propri Sindaci al posto di quelli corrotti,u na giustizia e un’economia alternativa a beneficio di tutti, nonostante la lotta contro le multinazionali costi repressione e vittime. Con un’emozionante cerimonia a ricordo di queste vittime e anche dei compagni di Mondeggi che non ci sono più, Li’k’il ha augurato a tutti coloro che lottano di continuare a resistere per la terra, per il bene della comunità e contro le ingiustizie.

Sono intervenuti anche gli altri due testimoni della Carovana: Fray Tomás González Castillo ha ricordato che il Messico è il secondo paese per numero di morti dopo la Libia, pur non essendo in guerra. Facendo alcuni paralleli tra la situazione migratoria in quelle zone e quella europea, ha però denunciato il fatto che in Messico è lo stesso stato ad essere terrorista. Imed Soltani, tunisino dell’associazione Terre pour Tous, ha parlato dei desaparecidos del nord Africa e di che cosa fa l’associazione. Nel frattempo gli è anche arrivata la terribile notizia di 63 famiglie siriane bloccate nel deserto che nessuno sta soccorrendo.

 

Chiusa questa quarta tappa, la Carovana si è quindi incamminata verso Roma.

 

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