Chelsea Manning è libera! Il 17 maggio il suo rilascio, lungamente dovuto, da una prigione militare degli Usa ha posto finalmente termine alla punizione che le era stata inflitta per aver reso pubbliche informazioni riservate, riguardanti anche possibili crimini di guerra commessi dalle forze armate statunitensi.

Dopo quattro anni di campagne da parte di Amnesty International (nel 2014, durante la campagna “Write for Rights”, erano state svolte quasi 250.000 azioni per chiedere il suo rilascio), poco prima di lasciare la Casa Bianca l’ex presidente Obama aveva commutato la condanna a 35 anni di carcere, un periodo di tempo più lungo di quello riservato ai militari condannati per omicidio, stupro e crimini di guerra.

Chelsea Manning era stata anche tenuta per 11 mesi in detenzione preventiva, in condizioni giudicate dal Relatore speciale Onu sulla tortura un trattamento crudele, inumano e degradante. Era poi stata posta in isolamento per aver tentato il suicidio e le erano state negate le cure appropriate relative alla sua identità di genere.

Il trattamento inflitto a Chelsea Manning è reso particolarmente insopportabile dal fatto che nessuno è stato chiamato a rispondere dei presunti crimini che lei ha portato alla luce. Amnesty International continuerà a chiedere un’indagine indipendente sulle possibili violazioni dei diritti umani da lei denunciate e l’adozione di misure protettive in modo che altri come lei non siano sottoposti a quel trattamento agghiacciante.