Con l’espressione tratta di esseri umani si intende una forma di schiavitù moderna, quasi sempre invisibile agli occhi dei più, alla quale sono costretti donne, uomini e sempre più spesso bambini. Rappresenta una gravissima violazione dei diritti umani fondamentali.

Generalmente le vittime di tratta si trovano in una condizione di estrema vulnerabilità in quanto provenienti da contesti di disagio e di povertà, aggravate da una globalizzazione sempre più selvaggia, ma anche da zone di guerra o da paesi in cui vengono perseguitate da regimi autoritari. Per questo motivo decidono di spostarsi e spesso, per il trasferimento dalle “periferie del mondo” verso i luoghi in cui sperano di avere un futuro migliore, si affidano a trafficanti senza scrupoli, affiliati a organizzazioni criminali internazionali ben radicate nel territorio, che provvedono a inserire le vittime in vere e proprie reti di sfruttamento. Non è detto che il contatto con i trafficanti avvenga sin da subito; infatti è possibile che ciò si verifichi in altre fasi del viaggio migratorio.

Sui giornali, radio e TV difficilmente si parla di tratta di esseri umani, come se fosse una tematica poco appetibile per i fruitori dell’informazione. Quando, invece, l’argomento viene preso in considerazione, accade di frequente che lo si faccia definendolo in modo errato e piegandosi a facili semplificazioni.

Dietro una vittima di tratta spesso si celano un debito economico, la coercizione fisica o psicologica, una minaccia che mette a rischio la vita della vittima e dei suoi affetti, una condizione di isolamento, una situazione penosa di estrema ingiustizia.

La tratta di esseri umani spesso avviene anche a danno di minorenni che vivono in realtà dove sono forti povertà, degrado e miseria.
Il 20% sono vittime di sesso maschile, nella stragrande maggioranza dei casi minorenni che poi finiscono sulle strade per fare accattonaggio. Nei casi peggiori vengono usati per l’espianto di organi, solo in qualche caso i più piccoli finiscono nel giro illegale delle adozioni. In tutti e tre i casi si parla comunque di bambini che vanno dai 3 ai 13 anni.

L’80% sono vittime di sesso femminile, anch’esse minorenni, che finiscono nel giro della prostituzione; qui si parla di ragazzine che vanno dagli 11 ai 17 anni.

Le vittime di tratta, sia di sesso femminile che maschile, passano da una rete criminale all’altra e vengono letteralmente vendute, per poi finire quasi sempre in Occidente, dove le reti criminali realizzano i loro affari. Al loro arrivo hanno spesso subito violenze di tutti i tipi – stupri, pestaggi, sevizie, torture, minacce alla loro persona e ai loro familiari.

Nel mondo si parla di 21 milioni di vittime di tratta, per un giro di affari stimato di 117 miliardi di euro; stiamo parlando del secondo business criminale a livello mondiale, un giro di affari che viene ancora prima del mercato della droga, ossia il terzo e subito dopo il traffico di armi, che è il primo per introiti economici.

In Europa e in Italia si fa un gran parlare di diritti del minore; la triste realtà è che solo nel nostro paese attualmente ci sono 189.600 persone vittime di schiavitù e sfruttamento, tra cui un’alta percentuale di minorenni.

Come segnalato dall’Europol, l’Ufficio di Polizia europeo, nel 2015 risultano entrati in Europa oltre 10 mila minori che sono poi scomparsi, di cui 6.135 soltanto in Italia.

Nel 2016, secondo il rapporto del Ministero dell’Interno, in Italia sono entrati 25.846 minori non accompagnati. Il dato più agghiacciante lo cita il documento, “Grandi speranze alla deriva”, dove si denuncia che solo nei primi sei mesi del 2016 si sono perse le tracce di 5.222 di questi minori. I piccoli spariscono perché vogliono “continuare il loro viaggio” con l’obiettivo di raggiungere “altri paesi europei”, afferma il rapporto, ma si teme che quasi la metà di loro finisca nelle mani delle reti criminali, per essere poi sfruttati in vario modo.

Sempre in Italia i dati indicano 112.000 ragazze avviate alla prostituzione, di cui oltre 37.000 risultano minorenni; numeri possibili perché in Italia c’è tanta richiesta, ovvero tanti italiani adulti che pagano per andare con minorenni poco più che bambine. Tutto questo avviene quotidianamente sotto i nostri occhi, eppure di ciò poco o nulla si parla.

Dietro ad ognuna di queste ragazzine avviate alla prostituzione si celano storie raccapriccianti; basta andare in strada come volontari, nelle periferie dimenticate di tante città italiane per leggerle sui loro volti, nei loro sguardi, nei loro prolungati silenzi.

In Italia purtroppo manca ancora una legge seria che possa quanto meno gettare le basi e fornire gli strumenti di modo per prevenire e liberare migliaia di donne, uomini e bambini vittime di una vera e propria schiavitù, di violenze, di degrado e di miseria umana. Una legge sul modello dei paesi scandinavi, che di recente sulla stessa base è stata approvata anche in Francia, una legge che vuole, sull’esperienza di altre legislazioni europee, punire il cliente come complice dello sfruttamento sessuale, per togliere così alle organizzazioni criminali la fonte di guadagno e per combattere lo sfruttamento di persone vulnerabili, colpire la domanda per contrastare le conseguenze devastanti che la prostituzione crea. Le ragazze che oggi arrivano sulle nostre strade tramite le reti criminali hanno 15 o 16 anni, in qualche caso 13 o 14… Come si fa a parlare di ‘libera scelta?

Le donne che si prostituiscono arrivano da ambienti familiari e sociali degradati, hanno alle spalle storie di povertà, violenza e abusi. Non può esistere nessuna libertà in un comportamento che nasce da una catena di sopraffazioni e miseria.

E’ con questa finalità che è in atto la campagna nazionale “Questo è il mio corpo” , con l’obbiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica, informare sulle reali condizioni di violenza e di non scelta che subiscono il 90% delle donne entrate nel giro della prostituzione, insegnare e testimoniare nelle scuole e nelle nuove generazioni la tristissima realtà di migliaia di giovanissime persone vittime di tratta, riportandone le esperienze tramite la storia di ex vittime uscite dalla schiavitù.

Alcune ex vittime di tratta come ad esempio Isoke nella sua testimonianza sostengono che una legge seria possa servire tantissimo, ma che non sia sufficiente. “Bisogna unire a questa legislazione un sostegno serio per le ragazze, che permetta loro di ricostruire da zero la loro vita, una rete di relazioni sociali, che le rimetta in piedi per davvero senza lasciarle in strada con un semplice foglio di carta, ma disoccupate e senza protezioni.”  Per questo Isoke vede nei clienti stessi delle potenziali risorse. “Non voglio certo difendere i clienti o simpatizzare con loro. Mi limito a dire che prima di pensare di multare i clienti, credo sia importante cercare di rieducarli e sfruttarli come risorse per sostenere le ragazze nel loro percorso di liberazione”.

Si tratta di un tema molto complesso ed è certo che per affrontarlo bisognerebbe riuscire a creare in tutto il paese un forte movimento trasversale, sociale, culturale e politico, che riesca a informare, sensibilizzare e al tempo stesso fare pressione per l’approvazione d’una legge nazionale che realmente tuteli donne, uomini e bambini, aiutandoli a liberarsi in generale dallo sfruttamento e in particolare dalla schiavitù della tratta. Una specie di rivoluzione culturale che serva a cambiare la testa delle persone su quello che in molti ancora definiscono sbagliando “il mestiere più antico del mondo” ma che trattasi di fatto di schiavitù. Per questo motivo l’Associazione Vittime di tratta scrive una lettera appello proprio alle donne italiane, da donna a donna per dimezzare il numero delle vittime di tratta.  Un fenomeno che è in crescita esponenziale, di cui non si parla e per cui si fa troppo poco.