La regione autonoma kurda del “Rojava” (a occidente) è un modello per porre fine alla guerra in Siria? Nel nord della Siria le milizie kurde hanno dichiarato la propria regione come “regione autonoma”. Qui insieme ai Kurdi convivono Arabi, Turkmeni musulmani, Assiri cristiani nonché un alto numero di profughi siriani provenienti dalle regioni in cui imperversa la guerra civile. La regione a maggioranza kurda sostiene l’istituzione di un modello federalista nel paese denominato appunto Confederalismo democratico. Si tratta di una possibile soluzione alla guerra? Di queste domande e la situazione in Siria e nella regione del Rojava si occupa un convegno organizzato dall’Eurac e dall’Associazione per i Popoli Minacciati con la partecipazione di rappresentanti kurdi. Il convegno si terrä venerdì 21 aprile alle 14.30 presso la sede del’Eurac a Bolzano.

L’opposizione delle unità kurdo-siriane alle milizie del cosiddetto “Stato Islamico” (IS) si sta facendo sempre più forte anche nelle regioni controllate dall’IS. Secondo quanto dichiarato dalle stesse unità kurde, queste sono riuscite a conquistare una base aerea militare nelle vicinanze di Rakka, la città considerata la capitale dell’IS. La
leadership politica della regione autonoma del Rojava, chiamata più appropriatamente “Siria del Nord”, mantiene buone relazioni sia con la Russia alleata del regime di Assad sia con gli Stati Uniti.

I Kurdi approfittano della distanza geografica della loro regione e della guerra civile per sperimentare la loro nuova autonomia. Il quotidiano tedesco “Die Welt” scrive a proposito: “Il progetto politico della Siria del Nord è insolito non solo per la Siria ma per l’intero Medioriente. Qui sono le assemblee cittadine a regolare e risolvere le
questioni della vita quotidiana, nelle scuole i bambini possono parlare la loro lingua madre, cosa che finora in Siria era proibito agli appartenenti a una delle minoranze. I consiglieri economici si occupano dell’approvvigionamento della popolazione. E nonostante la maggioranza sia kurda, gli altri gruppi etnici quali gli Arabi, i Turkmeni e gli Assiri rivestono ruoli fondamentali nei giovani apparati burocratici. Per non suggerire l’impressione del dominio di un solo gruppo il nome della regione, prima “Rojava” in kurdo, è stato cambiato in “Siria del Nord”.

Il modello della Siria del Nord può essere una soluzione alla guerra e può costituire un modello da imitare in tutto il Medioriente? Due dei rappresentanti kurdi saranno a Bolzano già il venerdì mattina e disponibili per interviste: Ozlem Tanrikulu, Ufficio d’Informazione del Kurdistan in Italia (www.uikionlus.com/rivoluzionarie-per-davvero/) e Kamal Sido, Referente per il Medioriente dell’Associazione per i Popoli Minacciati (gfbvberlin.wordpress.com/tag/kamal-sido/). Per informazioni
rivolgersi all’Associazione per i Popoli Minacciati di Bolzano, il referente è Mauro Di Vieste, 0471-972240.

Il programma:
webservices.scientificnet.org/entries/merged/blob/122290,,,eurac,-1,-1.pdf

Vedi anche in gfbv.it: www.gfbv.it/2c-stampa/2017/170406it.html |
www.gfbv.it/2c-stampa/2016/161020it.html |
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www.gfbv.it/2c-stampa/2015/150128it.html |
www.gfbv.it/3dossier/kurdi/rojava-it.html |
www.gfbv.it/3dossier/kurdi/indexkur.html |
www.gfbv.it/3dossier/kurdi/kurtur-it.html
in www:
www.gfbv.de/fileadmin/redaktion/Reporte_Memoranden/2016/Northern-Syria-research-trip-2016.compressed.pdf

Bolzano, 19 aprile 2017, Associazione per i popoli minacciati