Il 31 dicembre 2016 la Legge quadro che regola missioni militari all’estero e spese belliche è diventata operativa.

Il 10 febbraio, a distanza di oltre venti mesi dalla sua originale uscita (30 aprile 2015), il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro della Difesa Roberta Pinotti, ha approvato un disegno di legge di delega al Governo per la riorganizzazione dei vertici del ministero della Difesa e delle relative strutture, la revisione del modello operativo delle Forze Armate, la rimodulazione del modello professionale e in materia di personale delle Forze Armate e la riorganizzazione del sistema della formazione.

Un buon articolo sul tema di Manlio Dinucci, pubblicato recentemente sul Manifesto, è stato ripreso da Pressenza.

Significativo è il duro giudizio della Funzione Pubblica della Cgil e della Uil sul disegno di legge approvato dal governo: “Le varianti proposte al Codice dell’Ordinamento Militare determinano una straordinaria e pericolosa concentrazione di potere militare ed economico senza precedenti nel nostro paese. La concentrazione del potere nelle mani del Capo di Stato Maggiore della Difesa, il quale assumerebbe anche la responsabilità della Direzione Nazionale degli Armamenti, non solo non risolve i problemi annosi che affliggono questa amministrazione ma li appesantisce enormemente, generando solo altre costosissime figure di vertice e un calo dell’efficienza dei processi decisionali della Difesa. Inoltre si potrebbe generare un forte sbilanciamento in favore della componente militare, dando luogo a un’ulteriore contrazione dei livelli occupazionali della componente civile del Ministero della Difesa, già delineata, tra l’altro, dal Libro Bianco che, invano da mesi, stiamo cercando di rimettere in discussione con la Ministra Pinotti. Un atteggiamento, quello della Ministra, insolitamente poco trasparente, tenuto anche in occasione dell’audizione tenuta in seduta congiunta delle Commissioni Difesa di Camera e Senato su un’operazione così importante che segue le gravi ed unilaterali decisioni fin qui assunte sugli arsenali di Brindisi, Augusta, Taranto, sulla base della Maddalena e sull’istituto Maridrografico di Genova senza il dovuto coinvolgimento delle rappresentanze sindacali. Nessun riscontro neanche alla lettera con cui abbiamo comunicato formalmente alla titolare della difesa l’avvio dello stato di agitazione”.

Va sottolineato l’assoluta contraddizione del Libro Bianco con la Costituzione. Per esempio L’Art. 1 della Costituzione dichiara che la repubblica è fondata sul lavoro e non sull’industria bellica.  Il libro bianco sembra voler precisare che la nostra è una repubblica, un tempo democratica, fondata sul lavoro dell’industria bellica. Inoltre secondo l’art.11, l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

Di fronte a questa situazione deve crescere in Italia un movimento contro le missioni di guerra mascherate come missioni di pace, contro le spese militari, contro il Libro Bianco Pinotti, per l’uscita dalla NATO e per costringere le opposizioni parlamentari, Sinistra Italiana, M5s e sinistra PD, al governo Renzi, prima, e, ora, al governo Gentiloni a prendere un’energica posizione contro l’attuale politica bellicista.