ERT (l’azienda radiotelevisiva di stato greca) ha messo in onda il documentario AGORA di Yorgos Avgeropoulos. Davanti ai nostri occhi, ancora una volta, le scene da incubo che abbiamo subito quando le forze di polizia lanciavano lacrimogeni, mentre la gente manifestava alla vigilia della firma del Memorandum, e alcune delle affermazioni più imbarazzanti dei dirigenti dei governi e delle istituzioni. Davvero non si sa da dove iniziare… Dalle dichiarazioni di Evangelos Venizelos quando parlava degli “indignados” greci? Dalle dichiarazioni di Stelios Stavridis, Presidente dell’Ente ellenico per la valorizzazione delle proprietà dello Stato (Taiped)? E cosa dire dinanzi alle dichiarazioni degli amici, del padre e della madre di Pavlos Fyssas, il rapper ucciso dagli estremisti di Alba Dorata e infuriarsi (ancora una volta) guardando su YouTube le conversazioni tra i neonazisti di quell’organizzazione??

Con questo documentario è crollata, ancora una volta, l’intera narrativa di quel periodo e l’argomento chiave secondo cui ‘’i cattivi greci avevano manipolato i dati’’, con grande sorpresa e scandalo dei partner europei. Si è scoperto che i conti di Rogoff e Reinhart , su cui si sono basati i partner europei per imporre misure di austerità, erano sbagliati. I cittadini, i senzatetto e i disoccupati hanno potuto esprimere il loro parere ed era chiaro l’argomento che tanti di noi sostengono: un paese che si trova in questa situazione, con un debito di molti miliardi di euro (in particolare dal 2011 al 2014), naturalmente deve avere la possibilità di negoziare con un sistema finanziario che ha trasferito una parte del debito bancario sui cittadini a una condizione, quella di non escludere la possibilità di default, anche temporaneamente.

Sono passati due anni dall’uscita di quel documentario. Considerando che per tutti i governi precedenti era chiaro che la priorità fosse quella di salvare le banche (ricordiamoci che ci sono state finora tre ricapitalizzazioni), vorrei sottolineare che probabilmente siamo giunti, ancora una volta, alla stessa situazione di stallo (varie pubblicazioni parlano di un ultimatum di tre mesi). Questa volta uno dei suggerimenti per salvarci include – sulla base delle raccomandazioni del Fondo Monetario Internazionale, come dimostra l’articolo sul blog mignatiou.com – la revoca della tutela della prima casa. In parallelo il FMI sostiene la revoca della protezione della residenza primaria all’asta, in quanto ritiene che questa misura contribuirà a ridurre i “prestiti in rosso”.

Per maggiori informazioni, si può leggere l’articolo completo qui.

Traduzione dal greco di Olga Liakaki