Dichiarazione finale del VI Congresso Mondiale Contro la Pena di Morte

Noi,

partecipanti al VI Congresso Mondiale Contro la Pena di Morte, organizzato ad Oslo (Norvegia) dal 21 al 23 giugno 2016 da Ensemble Contre la Peine de Mort (ECPM), sponsorizzato da Norvegia, Australia e Francia, e in collaborazione con la Coalizione Mondiale Contro la pena di Morte, con questa scrittura

ADOTTIAMO la seguente Dichiarazione dopo di tre giorni di intensi dibattiti, scambi di esperienze, testimonianze, filmati;

CI RALLEGRIAMO

  • che il movimento abolizionista si espanda in un mondo in cui quasi ¾ dei paesi hanno abolito la pena di morte per legge o in pratica;
  • che molti Stati abolizionisti e organizzazioni intergovernative si siano associati al movimento abolizionista mondiale e che alcuni stati ritenzionisti abbiano espresso durante il Congresso il loro interesse per il movimento;
  • che dopo il Congresso Mondiale di Madrid del 2013, sei paesi abbiano abolito la pena di morte per tutti i crimini: Madagascar, Mongolia, Nauru, Figi, Repubblica del Congo e Suriname, che la tendenza verso l’abolizione continui negli USA:
  • che il movimento abolizionista continui a crescere e a diversificarsi, con la Coalizione Mondiale Contro la Pena di Morte forte di 158 aderenti, e con Stati, coalizioni regionali e nazionali, che uniscono organizzazioni e attori della società civile, organizzazioni di parlamentari, organizzazioni di accademici, organizzazioni nazionali per i diritti umani, imprenditori e sindacati, e giornalisti, tutti alleati per la promozione dell’abolizione della pena di morte;
  • che alcuni Stati abolizionisti stiano inserendo la questione dell’abolizione universale della pena di morte nelle loro relazioni internazionali;
  • che si siano rafforzati i legami tra attori della società civile e le organizzazioni intergovernative, regionali e internazionali con lo scopo di stabilire e rinforzare lo stato di diritto;
  • che preminenti attori economici internazionali come la Pfizer o la Richard Branson (fondatore del gruppo Virgin) stiano prendendo una posizione pubblica contro la pena di morte;
  • che ci siano annunci positivi come quelli fatti dai vice ministri della Giustizia della Repubblica Democratica del Congo e della Mongolia che voteranno per la moratoria alla Nazioni Unite nel prossimo mese di dicembre;
  • che vi sia una presa di coscienza della portata e della serietà dei danni causati dalla pena di morte alle famiglie e agli amici dei condannati, delle vittime del crimine e altri membri della società.

MA OSSERVIAMO:

  • che il riemergere della violenza terroristica su scala globale viene usata come pretesto da taluni governi, come quello dell’Egitto, per giustificare il mantenimento della pena di morte con la quale si opprimono i movimenti di opposizione;
  • che secondo Amnesty International 58 paesi e territori mantengono la pena di morte e spesso la applicano in modo arbitrario;
  • che nel 2015 1634 persone sono state messe a morte nel mondo, soprattutto in Iran, Pakistan, Arabia Saudita, Iraq, Stati Uniti, e che tale numero non include il numero sconosciuto dei giustiziati in Cina;
  • che il mantenimento della pena di morte per traffico di droga è in totale contraddizione con le raccomandazioni dell’UNODC [Ufficio delle Nazioni Unite per il Controllo della Droga e la prevenzione del crimine] e con i risultati acclarati nel corso dell’ UNGASS [Sessione Speciale dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sulle Droghe] dell’aprile 2016 a New York. Infatti gli Stati membri dell’ONU sono d’accordo sul fallimento delle politiche di ‘lotta alla droga’ fondate solo su visioni repressive;
  • che certi paesi hanno ripreso le esecuzioni dopo lunghe moratorie, come l’Indonesia, il Pakistan e il Ciad;
  • che la pena di morte è ancora applicate a delinquenti minorenni e a persone con disabilità mentali, che è applicata in modo discriminatorio rispetto alle origini etniche, sociali, nazionali o religiose, al colore della pelle e all’orientamento sessuale;
  • che molte volte, come diretta conseguenza del loro stato, i reclusi nel braccio della morte soffrono deplorevoli condizioni di detenzione che violano la dignità umana e che spesso costituiscono un trattamento disumano e degradante.

SOTTOLINEANDO LA NECESSITÀ DI COMPIERE ULTERIORI SIGNIFICATIVI PASSI IN AVANTI VERSO LA COMPLETA E UNIVERSALE ABOLIZIONE DELLA PENA DI MORTE, RIVOLGIAMO I SEGUENTI APPELLI:

  • Alle Organizzazioni intergovernative e alle Organizzazioni Internazionali: continuino e intensifichino la loro cooperazione con gli Stati e la società civile per promuovere l’abolizione universale della pena di morte;
  • includano le questioni relative alla ritenzione della pena di morte nelle discussioni tra l’UNODC [vedi sopra] e tutti gli stakeholders;
  • includano sistematicamente, ogniqualvolta sia rilevante, la pena di morte nel lavoro fatto dai Relatori Speciali delle Nazioni Unite, specialmente sul terrorismo, le esecuzioni extragiudiziali, la tortura, i migranti e la povertà estrema;
  • adottino, il prima possibile, strumenti regionali, come il Protocollo Addizionale alla Carta Africana dei Diritti Umani e dei Popoli sull’abolizione della pena di morte;
  • Agli Stati presenti al Congresso di Oslo:
  • mantengano gli impegni presi durante il congresso specialmente l’impegno della Guinea di promulgare un codice penale senza la pena di morte il 1° luglio 2016.
  • Agli stati ritenzionisti, perché si impegnino:
  • a ridurre drasticamente i crimini passibili di pena di morte nelle loro legislazioni e, nell’immediato futuro, ad abolire la pena di morte obbligatoria lì dove esiste e discutere soluzioni alternative che riconoscano che ogni persona può ravvedersi;
  • a rispettare la Convenzione Internazionale sui Diritti dei Bambini e a rinunciare alla pena di morte nei riguardi dei minorenni e di coloro che erano minorenni al momento del crimine;
  • a raccogliere e a pubblicare regolari, attendibili e indipendenti informazioni sul modo in cui essi applicano la pena di morte e sull’andamento della pubblica opinione riguardo alla pena di morte e alle pene alternative;
  • a incamminarsi verso l’abolizione della pena capitale adottando una moratoria sulle sentenze di morte e sulle esecuzioni, in accordo con la risoluzione sulla Moratoria della pena di morte votata dall’Assemblea Generale delle Nazioni unite a partire dal 2007 e a seguire gli 81 paesi che hanno che hanno già ratificato il Secondo Protocollo Opzionale delle Nazioni Unite al Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici;
  • a garantire una competente difesa legale agli indigenti accusati di reati capitali.
  • Agli stati abolizionisti, perché si impegnino:
  • a dare garanzie, aldilà delle dichiarazioni, di azioni concrete e visibili in favore dell’abolizione universale della pena di morte, in specie ponendo sanzioni per le violazioni di tali garanzie riguardo alla ripresa o alla continuazione delle loro relazioni diplomatiche ed economiche con i Paesi ritenzionisti;
  • a firmare e ratificare il Secondo Protocollo Opzionale delle Nazioni Unite al Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici;
  • di rendere l’aiuto finanziario che essi danno alla lotta internazionale al traffico di droga subordinato alla non applicazione della pena capitale;
  • a promuovere e garantire il rispetto dei diritti umani fondamentali nella lotta al terrorismo, inclusa la rinuncia alla pena di morte;
  • a sostenere gli attori della società civile che lavorano per l’abolizione;
  • a votare a favore della Risoluzione per la Moratoria universale delle esecuzioni in seno all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2016.
  • Ai parlamentari:
  • di tutto il mondo, perché si incontrino nelle reti regionali, nazionali e internazionali per portare il dibattito abolizionista nel cuore dei parlamenti ritenzionisti;
  • degli Stati abolizionisti, perché aiutino i loro colleghi degli Stati ritenzionisti a proporre leggi abolizioniste.

Alle Istituzioni nazionali per i Diritti umani, perché si impegnino:

  • a includere sistematicamente la questione della pena di morte nelle loro agende e incoraggiare i rispettivi Stati a votare a favore dell’abolizione della pena di morte nell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2016.
  • Nei paesi ritenzionisti:
  • agli avvocati, perché tendano ad acquisire la migliore preparazione possibile al fine di difendere al meglio i clienti che rischiano la pena di morte;
  • agli accusatori, perché non chiedano la pena di morte;
  • ai giudici, perché che esercitino il loro potere discrezionale per non imporre alcuna sentenza capitale e spingano le giurie a fare lo stesso.

– Agli operatori economici e culturali:

perché rafforzino la loro determinazione di proclamare con vigore che l’applicazione di una punizione   arcaica e degradante danneggia lo sviluppo armonioso dell’economia, del turismo, degli scambi culturali.

  • Agli abolizionisti che operano in seno alla società civile:
  • perché agiscano all’unisono, associandosi alla Coalizione Mondiale Contro la Pena di Morte, per rafforzare le collaborazioni abolizioniste, o ad altre organizzazioni come la Rete delle Università Contro la Pena di Morte;
  • perché stimolino il raggiungimento della consapevolezza e portino avanti campagne sull’abolizione presso il pubblico, presso i soggetti che prendono decisioni politiche e gli studenti, collegandosi alla rete internazionale educativa e partecipando all’annuale Giornata Mondiale Contro la Pena di Morte del 10 ottobre e alla manifestazione “Città per la Vita” del 30 novembre.

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