Giovedì 12 maggio esce nelle sale italiane il film “La sposa bambina”, di Khadija al-Salami (Yemen 2014), distribuito da Barter Entertainment e patrocinato da Amnesty International Italia.

Il film ricostruisce la storia vera di Nojoud, una bambina yemenita che, a soli 10 anni di età, riesce a convincere un giudice a concederle il divorzio dal marito, che è stata costretta a sposare in un matrimonio forzato e precoce organizzato dalla famiglia.

Non esistono statistiche affidabili sui matrimoni forzati e precoci in Yemen perché, soprattutto nelle zone rurali, nascite e matrimoni spesso non vengono registrati correttamente o affatto. Le organizzazioni per i diritti umani ritengono comunque che si tratti di una pratica comune; sono stati registrati addirittura casi che coinvolgono bambine di otto anni. I matrimoni forzati, in particolare quelli che coinvolgono le ragazze in età scolare, sono spesso associati a casi di violenza domestica.

I genitori che vivono nelle zone rurali povere danno in sposa le loro figlie in tenera età, perché le considerano un peso economico. Il matrimonio comporta una dote (mahar), destinata alla sposa, ma che viene spesso trattenuta in parte o integralmente dal padre.

Dare in sposa ragazze giovani è anche considerato un modo per salvaguardare l’”onore” della famiglia, perché garantirebbe un comportamento della ragazza al di sopra di ogni sospetto di atteggiamenti “immorali” e che arrivi vergine al matrimonio.

I matrimoni precoci comportano che le ragazze non vadano più a scuola, con conseguente dipendenza economica e sociale dai mariti. Inoltre, sono esposte a complicazioni durante la gravidanza e il parto che, in alcuni casi, provocano lesioni gravi o addirittura la morte.

Le donne che rivendicano il diritto di sposare un partner scelto liberamente, contro la volontà delle loro famiglie, rischiano violenza fisica e restrizioni alla libertà di movimento. In alcuni casi, le donne e le ragazze – in particolare quelle che vivono nelle zone rurali, dove i matrimoni precoci sono più diffusi – sono costrette a sposarsi sotto minaccia di violenza.

Amnesty International Italia ha dato il patrocinio a “La sposa bambina” per l’elevata qualità artistica del film e nella convinzione che la sua uscita nelle sale spingerà il pubblico ad aderire alla campagna che l’associazione per i diritti umani sta portando avanti per porre fine ai matrimoni forzati e precoci.

Ulteriori informazioni

La campagna di Amnesty International per porre fine ai matrimoni forzati e precoci è iniziata in Burkina Faso nel luglio 2015. Grazie alla visibilità data al problema a livello globale e alla pressione esercitata da tutto il movimento, nel dicembre 2015, il ministero delle donne, solidarietà nazionale e della famiglia ha adottato una strategia nazionale (2016-2025) e un piano d’azione triennale (2016-2018) per prevenire ed eliminare il matrimonio forzato e precoce in Burkina Faso. Il lavoro di sensibilizzazione e mobilitazione dell’associazione non si fermerà fino a quando queste promesse non si trasformeranno in atti concreti in difesa dei diritti delle bambine e delle ragazze.

L’appello contro i matrimoni forzati e precoci in Burkina Faso: http://appelli.amnesty.it/burkina-faso-matrimoni-forzati/