Il tuo nuovo film, “Chi è il prossimo da invadere?”, è molto potente, di certo il tuo migliore fino ad oggi.

Guarisci.

Presto.

Abbiamo bisogno di te.

 

Hai infilato un bel po’ di questioni in questo film, con immagini, con personaggi, con intrattenimento. Se la gente lo guarda, capirà quello che molti di noi hanno tentato a fatica di dire, e anche di più, perché anch’io ho imparato tanto.

 

Devo supporre che, quando il pubblico degli Stati Uniti guarderà codeste scene che si scontrano drammaticamente con il loro mondo, eppure appaiono umane e ragionevoli, sarà indotto a pensare.

 

Tu ci mostri dei candidati politici, non che strillano per avere più carceri, ma che tengono un dibattito elettorale televisivo in un carcere, nel tentativo di conquistare i voti dei prigionieri che hanno conservato il diritto di voto. Che cosa ci vuoi suggerire? Tu ci mostri anche scene di una grottesca brutalità nelle carceri statunitensi. Poi ci mostri la riabilitazione efficace raggiunta dalle carceri norvegesi (che hanno tasso di recidiva di un quarto rispetto agli Stati Uniti). Questo non solo cozza contro ciò che è familiare negli Stati Uniti, ma si scontra anche con ciò che gli Stati Uniti insegnano sulla “natura umana”, cioè che i criminali non possano essere riabilitati. E tu metti a nudo la motivazione vendicativa che si cela dietro quella pseudo-fede, mostrando la risposta collettiva di perdono e di saggezza con cui la Norvegia ha risposto ad un grave attacco terroristico. Sappiamo tutti come gli Stati Uniti hanno risposto ad attacchi del genere.

 

Se abbiamo letto il libro di Steven Hills ‘Promessa d’Europa’ o altri simili, o vissuto in Europa e visitato l’Europa o altre parti del mondo, abbiamo qualche nozione di gran parte di ciò che ci mostri: gli italiani e altri popoli con molte settimane di vacanze pagate, congedo parentale, e 2 ore di pausa pranzo; i tedeschi con settimane pagate presso un centro benessere se si sentono stressati; i finlandesi con svettanti rendimenti scolastici raggiunti evitando i test standardizzati e i compiti a casa e riducendo le ore di insegnamento; la Francia con mense scolastiche nutrienti e appetitose; la Slovenia e dozzine di altri paesi con università gratuite; il 50% dei consigli di amministrazione costituiti da lavoratori in Germania; il Portogallo con la legalizzazione delle droghe (miglior risultato nel film: “Così fa Facebook“). Mettendo insieme tutto questo in modo conciso, intelligente e divertente, hai fatto un regalo a noi tutti.

 

Ero preoccupato, lo confesso. Chiedo scusa. Avevo osservato Bernie Sanders proporre questo genere di diversità senza una visione reale alle spalle, e senza il coraggio di dire che tutto quel denaro è riversato nelle forze armate degli Stati Uniti. E ho visto te, Michael, fare alcune osservazioni stranamente favorevoli su Hillary Clinton che ha impiegato decenni di lavoro contro tutto quello di cui tratta il tuo film. Così, ero preoccupato, ma mi sbagliavo. Tu non solo volevi sottolineare che gli statunitensi pagano quasi quanto quegli altri paesi in tasse, e molto di più se si aggiungono le spese per università, salute, ecc., ma hai aggiunto anche l’elefante nella stanza, cioè che il 59% dell’imposta sul reddito degli statunitensi va in spese militari. Proprio perché ci hai messo questa differenza fondamentale tra gli Stati Uniti e le altre nazioni, questo film è una spinta formidabile per la causa del pacifismo. Ed è ancora più valido perché hai messo in evidenza il contrasto tra ciò che i tedeschi sanno e provano riguardo alla Shoah e ciò che gli statunitensi sanno e provano sul proprio passato di guerre, genocidi, e schiavitù.

 

Hai messo in un unico filmato di 2 ore, in modo chiaro e mai frettoloso, non solo tutto ciò che ho riportato sopra, ma anche la spiegazione della resistenza popolare che ci è voluta per farlo, oltre a una critica al razzismo che sottende la guerra alla droga degli Stati Uniti, l’incarcerazione di massa, il lavoro carcerario, e la pena di morte. Ci hai mostrato i leader musulmani, in una nazione a maggioranza musulmana, più avanzati degli Stati Uniti sui diritti delle donne. Ci hai mostrato l’apertura di numerose nazioni sulla condivisione del potere con le donne. A tale proposito, io riconosco le buone intenzioni che si possono trovare dietro il vostro interesse per l’elezione di un presidente donna, ma vi chiedo se Margaret Thatcher ha fatto progredire o regredire questa causa. E’ l’elezione delle donne che crea le società umanizzate, o sono le società umanizzate che eleggono le donne?

 

L’altra storia che ci porti dall’Islanda, oltre alle donne al potere, è che i banchieri sono perseguiti per i loro crimini. Strano, non è vero? Gli americani sono così assetati di vendetta che imprigionano i delinquenti di piccolo cabotaggio per decenni e li brutalizzano, mentre premiano i criminali di larga stazza. Un passaggio a un sistema giudiziario più civile ridurrebbe la violenza nel primo caso, ma nell’altro caso imporrebbe sanzioni che finora sono mancate.

 

In questo film hai fatto parlare alcune voci potenti. Una di quelle ha suggerito che gli americani incomincino ad interessarsi del resto del mondo. Ho notato, vivendo all’estero, che non solo gli altri popoli vogliono sapere sugli Stati Uniti (e altrove), ma vogliono anche sapere che cosa gli statunitensi pensano di loro. E mi tocca sempre rispondere con vergogna che, in realtà, agli americani non interessa proprio nulla degli altri. Non solo dovremmo iniziare ad essere curiosi sugli altri, ma dovremmo anche iniziare a essere curiosi su ciò che gli altri pensano di noi.

 

Pace.

David Swanson

 

Post scriptum – Sono abbastanza vecchio da ricordare il tuo film sulle bugie di Bush a proposito dell’Iraq, Michael. Il principale candidato presidenziale repubblicano ora dice che Bush mentì. La candidata definitiva democratica non lo fa, anzi lei stessa sostenne le medesime bugie in quegli anni. Tu hai contribuito a far sì che la cultura degli Stati Uniti, se non è ancora abbastanza buona per porre fine alla piaga dei senza fissa dimora, sia abbastanza buona per interrogarsi correttamente su questo problema. Grazie.

 

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David Swanson è un autore, attivista, giornalista e conduttore radiofonico. E ‘direttore di WorldBeyondWar.org e coordinatore della campagna per RootsAction.org. I libri di Swanson comprendono “La guerra è una bugia”. David tiene un blog su DavidSwanson.org e WarIsACrime.org. Conduce “Radio Parla Nazione”. E’ stato candidato al premio Nobel per la pace nel 2015.

Traduzione dall’inglese di Leopoldo Salmaso