Ennesima tragedia in mare, stavolta nelle acque del Mar Egeo. L’imbarcazione si è messa in moto dalle coste turche di Canakkale poche ore prima della disgrazia ed a quanto sembra i migranti che la occupavano di origine siriana, afghana e birmana erano diretti verso l’isola greca di Lesbo. Da ultimi aggiornamenti la maggior delle vittime sembra sia di origine siriana, profughi in cerca della libertà dalla guerra e dal massacro. Il terribile e temibile bilancio aggiornato alle 21 di oggi, sabato 30 Gennaio 2016 è di 47 morti di cui 6 bambini ed ancora molti dispersi. I primi corpi ad essere stati recuperati sono quelli di due giovanissimi grazie all’intervento di due imbarcazioni di pescatori che si trovavano al largo proprio in quelle ore.

Una nave militare italiana impegnata in quelle acque è stata la prima a raccogliere l’SOS partito la scorsa notte pervenuto tramite un’apparecchiatura all’interno dell’imbarcazione. A lanciare la richiesta di soccorsi sembra siano stati dei passeggeri, degli scafisti non si sa ancora nulla, come accade spesso durante questi viaggi della speranza; le imbarcazioni a partire sono sempre almeno due: oltre a quella degli immigrati in cerca di salvezza ce n’è un’altra predisposta al possibile salvataggio e quindi fuga da parte degli scafisti, come sembra sia accaduto anche in questa situazione. Della seconda imbarcazione non si sa infatti nulla e gli aguzzini pare si siano dissolti nella nebbia. Un tecnico che da decenni si occupa di questo tipo di soccorso, chiarisce che i radar difficilmente riescono ad intercettare le imbarcazioni con cui si mettono in fuga gli scafisti a causa di banchi di nebbia che potrebbero causare l’arenamento della nave militare.

L’imbarcazione su cui si trovavano i profughi sembra sia stata dirottata spontaneamente verso gli scogli, causandone così il danneggiamento e trascinando alla morte di uomini, donne e soprattutto bambini indifesi. Complessivamente, gli arrivi di migranti attraverso il Mediterraneo in Europa sono stati 46.240, 44.040 dei quali dalla Grecia e 2.200 dall’Italia, secondo l’UNHCR, Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati.

Ricordiamo inoltre che l’accordo tra la Turchia e l’Unione Europea ottenuto a Bruxelles nel Novembre 2015, impegnava il governo di Ankara in un piano di azione verso i flussi migratori in cambio di 3,5 miliardi di euro. Il piano consiste nel trattenere i profughi in una striscia di terra con il confine siriano impedendo loro il cammino verso l’Europa, mentre i non richiedenti asilo per mancanza di diritto sarebbero stati rispediti nel paese di origine.