Una guerra civile di cui nessuno parla, dove alle porte dell’Europa nel Kurdistan turco, da giorni continuano gli scontri tra le forze governative e i combattenti del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK). La Turchia di Erdogan in queste ore ha inviato 10 mila tra soldati e poliziotti, oltre all’aviazione turca, una vera e propria operazione militare che ha lasciato un centinaio di morti (tra civili e presunti attivisti del Pkk) per le strade del Kurdistan turco. Città come Silopi, Nusaybin e Cizre sono sotto coprifuoco da sette giorni.

A Sur, qurtiere storico della città di Diyarbakır, la capitale elettiva del Kurdistan turco, la situazione dura da venti giorni e le strade sono scenario di guerriglia con i carri armati in strada.
Retate, rastrellamenti e attacchi con mezzi militari si sono svolti in province a maggioranza curda, mentre due F-16 hanno bombardato rifugi e supposti magazzini d’armi nel nord dell’Iraq, dove il PKK ha alcune basi. Quotidianamente il sito internet dello stato maggiore turco viene aggiornato con il numero dei presunti militanti del PKK che sono stati uccisi. Almeno cento, stando ai dati del pomeriggio del 23 dicembre.

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