Poco prima della Conferenza internazionale delle Nazioni Unite per la protezione delle minoranze perseguitate in Medio Oriente da parte dello “Stato islamico” (IS), l’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) si è appellata al ministro degli Esteri francese Laurent Fabius e alle sue controparti europee di fare tutto il possibile per bloccare il finanziamento dell’organizzazione terroristica da parte di autorità, organizzazioni o individui di paesi come il Qatar, l’Arabia Saudita o la Turchia. L’Europa non deve più tollerare in silenzio che ingenti quantità di denaro arrivino senza ostacoli alle milizie di terroristi, che perseguitano, cacciano dalle proprie case, violentano e uccidono milioni di persone. La conferenza delle Nazioni Unite che vedrà la partecipazione di rappresentanti provenienti da 60 paesi è stata voluta dal ministro degli Esteri francese e si terrà a Parigi domani 8 settembre.

Al più tardi dal momento in cui veniva perpetrato il genocidio di Yezidi e Cristiani nel nord-ovest dell’Iraq nell’estate del 2014, il flusso di denaro per i terroristi di IS doveva essere bloccato in modo coerente ed efficace. Ma Turchia, Arabia Saudita e Qatar invece di tagliare subito il flusso di denaro, sono arrivati a un lungo braccio di ferro per una ipotetica e poco credibile formazione di un’alleanza militare contro IS.

IS si finanzia attraverso donazioni di individui molto facoltosi, fondazioni religiose e associazioni delle moschee soprattutto di diversi paesi del Golfo, Turchia, ma anche Europa, America e Australia. Anche la vendita di greggio estratto direttamente dai giacimenti di petrolio nei territori conquistati di Siria e Iraq porta alle milizie terroristiche ingenti somme. Il petrolio attraverso la Turchia arriva poi anche sui mercati internazionali. Anche il commercio di antichi reperti archeologici provenienti da scavi illegali come quelli di Palmira in Siria o Mosul in Iraq o provenienti da musei è molto redditizio. A tutto ciò si aggiunge anche il saccheggio delle Banche statali dei paesi conquistati e l’imposizione di imposte e tasse sui territori direttamente gestiti da IS.

Da almeno due anni i membri di minoranze etniche e religiose, tra cui Kurdi, Yezidi, Assiri / Caldei / Aramei, Shabak, Armeni, Mandei, Ismailiti, Copti, Alawiti, ma anche musulmani sciiti e sunniti sono diventati letteralmente oggetto di caccia nei propri territori da parte di IS. Nell’estate del 2014 Yezidi e Cristiani sono stati assassinati in massa e a sangue freddo dalle milizia terroristiche, donne e ragazze rapite, violentate e costrette a sposarsi con la forza. Centinaia di migliaia di profughi yazidi, shabak, cristiani e kurdi vivono ancora in campi profughi improvvisati.