Il numero dei morti per la disastrosa catena di esplosioni che ha raso al suolo una vasta area a ridosso del porto di Tianjin è ufficialmente salito a 114. Mentre vengono spenti gli ultimi focolai dell’incendio e i responsabili della sicurezza cercano di delineare l’entità dei danni e dei rischi per la presenza di grandi quantità di materiali tossici, il governo e il Partito comunista si trovano anche davanti a frustrazione e rabbia della popolazione.

Ci sono infatti timori sia per l’impatto della diffusione nell’aria e nel suolo di una grande quantità di elementi chimici, sia per i possibili insabbiamenti di responsabilità nell’accaduto, nella gestione dell’emergenza ma pure sui controlli precedenti gli eventi di giovedì scorso.

Timori e tensioni che il Quotidiano del Popolo ha oggi ripreso in un editoriale cercando di tranquillizzare sulla volontà del governo di arrivare a individuare cause e colpevoli. E anche sul ruolo che funzionari pubblici potrebbero avere avuto, dati i rapporti con i proprietari di Ruihai International Logistics, l’azienda di stoccaggio e distribuzione di materiali pericolosi al centro delle devastanti deflagrazioni.

Il quotidiano ufficiale ha ricordato l’impegno a perseguire personalità di alto livello i cui processi e condanne sono da tempo in testa alle priorità informative nel paese e ha annunciato che la campagna moralizzatrice sarà ulteriormente estesa. Nel caso di Tianjin, pur non negando le difficoltà delle indagini, anche per la devastazione che rende difficile la ricerca di prove, l’organo di stampa ha chiesto ai lettori e ai cittadini di avere fiducia.

Una fiducia scossa da quanto accaduto, ma anche da una esplosione minore questa mattina. Dei morti nel disastro, 54 sono stati identificati. Tra questi 16 vigili del fuoco dipendenti dal ministero della Pubblica sicurezza, 23 che lavoravano per l’autorità portuale e cinque poliziotti.

Della settantina di dispersi, 64 sono pompieri. Restano in ospedale 698 feriti o intossicati. Un bilancio pesante, che si teme possa espandersi nel tempo con le conseguenze dell’emissione nell’aria e della concentrazione nel suolo di elementi nocivi per la salute. Un timore avanzato in modo deciso dai molti che vivono nell’area colpita, parte di una delle maggiori metropoli del paese. Proteste spontanee o coordinate di cittadini chiedono una iniziativa legale contro il responsabile dell’azienda ma anche contro i pianificatori urbani e i costruttori. A ciascun proprietario di abitazione sono stati promessi 2000 yuan al mese (circa 280 euro) per un trimestre, pochi rispetto ai danni subiti e alla svalutazione del valore degli immobili dopo il disastro: nessuno ha accettato per timore che questo possa precludere altri risarcimenti.

Forze di polizia presidiano infine aree della città dove la tensione verso partito e amministratori potrebbe manifestarsi con più decisione.