Circa un migliaio di persone provenienti da istituzioni governative cambogiane, esperti e operatori umanitari, nonché membri della comunità si sono riuniti per confrontarsi su una serie di problematiche che affliggono le popolazioni indigene presenti nel paese, in particolare, nel settore della sanità. Per la maggior parte dei 300.000 indigeni che vivono negli altipiani del nord-est, il più vicino centro di assistenza sanitaria o ospedale è spesso a molte ore di distanza.

Nel corso della riunione, tenutasi a sud della provincia di Koh Kong e organizzata dal Forum delle Ong con il sostegno del ministero dello Sviluppo rurale, attivisti e membri della comunità hanno cercato di promuovere i diritti dei 24 gruppi indigeni del paese. “ Comunità come quella dei Jarai e dei Mnong sono noti per la loro medicina tradizionale, fatta di radici e di altri prodotti che la foresta offre, ma le malattie più gravi devono essere trattate da medici professionisti” ha detto durante il dibattito il direttore esecutivo del Forum delle Ong della Cambogia, augurandosi che questo incontro possa spingere il governo a fare più attenzione alle popolazioni indigene, spesso svantaggiate a causa di ostacoli culturali e finanziari.

Secondo il documento preparato dal Forum per la discussione, nel nord-est della Cambogia, le popolazioni indigene hanno uno stato di salute molto più povero di altri cambogiani e nella regione i tassi di mortalità infantile sono i più alti del paese : 187 per ogni 1000 nati vivi, il doppio della media nazionale che è di 95.

Nel corso degli ultimi decenni, un rapido sviluppo e le nuove politiche agricole, soprattutto, la concessione di vaste concessioni di terreni ai potenti del paese o a società internazionali per coltivazioni commerciali ( Land grabbing) ha messo ulteriore pressione sui mezzi di sussistenza delle comunità indigene che hanno perso non solo molte delle loro risorse naturali ma anche gran parte della loro cultura tradizionale e delle loro credenza religiose: per loro la foresta è sempre stata la dimora di spiriti potenti. Con oltre due milioni di ettari sottratti finora per far spazio alle nuove coltivazioni, molti di loro, non solo hanno dovuto cambiare le loro diete e cure tradizionali, ma hanno  anche dovuto riorganizzare le proprie credenze religiose.

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