È in atto una crisi idrica mondiale, manca letteralmente l’acqua per soddisfare le esigenze della popolazione mondiale e sempre di più la scarsità di questo “oro blu” determinerà guerre e carestie. Eppure si continua ad investire in enormi impianti a carbone e nucleare che l’acqua la “rubano” e la inquinano.

Come mai si parla così poco dell’impatto che le centrali a carbone hanno sulle già scarse risorse d’acqua? Siamo di fronte ad una crisi idrica di dimensioni globali (e anche di questo ancora pochissimi parlano, soprattutto in Italia), eppure si continua ad investire e a far funzionare enormi impianti che consumano quantità ancora più enormi di acqua. Malgrado di acqua e di energia si sia parlato parecchio durante i confronti al Post-2015 Sustainable Development Goals, nessuno sembra cogliere il punto. E il punto pare proprio essere che l’espansione degli impianti a carbone contribuirà alla crisi idrica.

Il rischio di rimanere senza sufficienti risorse idriche porta con se altri due grandi rischi: l’impossibilità di adattarsi ai cambiamenti climatici e la crisi alimentare. Il World Economic Forum Global Risk Report ha classificato la crisi idrica non più solo come un rischio ambientale,ma anche come un rischio sociale, ammettendo l’urgente necessità di trovare una soluzione agendo su più fronti. Di qui al 2025 nel mondo verranno costruiti, secondo le mire attuali, oltre 1350 nuovi impianti che funzioneranno a carbone e si va avanti, imperterriti, malgrado gli scienziati ci abbiano già messo in guardia affermando che già da ora l’80% delle risorse fossili va lasciata sotto terra per evitare di aggravare i disastri climatici.

Per farli funzionare ci ritroveremo a non avere più acqua per l’agricoltura e per gli usi domestici, per poterla destinare agli impianti che continueranno ad avvelenare noi e il pianeta, oltre a privarci di una risorsa indispensabile alla vita. Cos’è, dunque, più importante? Perseguire gli interessi di chi ha in mano saldamente le scelte di una politica energetica forsennata o preservare la vita di miliardi di persone sul nostro pianeta? Perché è di questo che stiamo parlando.

E pensare che potremmo scegliere forme di approvvigionamento energetico ben differenti dal carbone o dal nucleare (anch’esso grande consumatore di acqua). Vogliamo finalmente comprendere che invece all’acqua non abbiamo alternative? L’energia solare e l’eolico non sono consumatrici di acqua; inoltre non immettono sostanze inquinanti nell’ambiente, non aggravano i cambiamenti climatici. Ebbene? Cosa aspettiamo?

I dati

L’Oms afferma che una persona ha bisogno di 50-100 litri di acqua al giorno. Un impianto a carbone ne consuma 37 miliardi di metri cubi secondo uno studio del 2012 dell’International Energy Agency (IEA). Cioè il carbone consuma l’acqua necessaria a un miliardo di persone. Il Sud Africa, nazione con grossi problemi di riserve idriche, dipende per il 90% da elettricità generata dal carbone. La Eskom, la più grande società energetica sudafricana, consuma in un secondo la stessa quantità di acqua che una persona utilizza in un anno. La gente compra l’acqua in bottiglia perché non c’è acqua pulita disponibile.

In India gli impianti a carbone consumeranno l’acqua necessaria ad irrigare almeno un milione di ettari di terreni coltivabili. Nell’ultimo decennio 40mila contadini si sono suicidati nello Stato del Maharashtra per problemi dovuti a sementi e siccità.

L’acqua viene usata per estrarre e lavare il carbone, poi negli impianti in tre fasi differenti. Ogni 3,5 minuti ogni impianto a carbone utilizza acqua sufficiente a riempire una piscina olimpionica.

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Si ringrazia Iris Cheng di Greenpeace International

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