“Milano 2015 come Genova 2001. Allarme per l’apertura di Expo”. Così titola oggi il quotidiano La Stampa e segue un articolo che chiamare allarmistico è quasi un eufemismo. Si citano fonti dei servizi che preannunciano calate di orde barbariche da tutto il paese e da tutto il continente, compreso il “blocco nero più temuto dalle polizie di tutta Europa”, e che stima la capacità di produrre danneggiamenti dei manifestanti “10 volte superiore a quella del G8 di Genova”.

Certo, La Stampa non è il primo giornale a rilanciare mediaticamente gli allarmi dei servizi, visto che poco tempo fa l’avevano fatto già altri importanti quotidiani, ma il fatto che si ripetano articoli del genere, quasi degli articoli fotocopia, fa riflettere seriamente su quali scenari stiano lavorando i massimi responsabili dell’ordine pubblico del nostro paese e su quale clima si voglia costruire in vista delle mobilitazioni in occasione dell’apertura di Expo.

Già, perché di fronte al ripetersi sistematico di questi allarmismi viene naturale chiedersi se per caso non ci sia interesse da parte di qualcuno a creare un clima che spinga effettivamente in direzione di scenari apocalittici e/o che possa legittimare preventivamente interventi repressivi contro quanti a Milano stanno promuovendo le mobilitazioni prima, durante e dopo il 1° Maggio, cioè la Rete Attitudine Noexpo.

E sorprende e preoccupa francamente il modo totalmente acritico con il quale le veline dei servizi vengono riportate da importanti organi di informazione. In questo senso è paradigmatico come viene trattata la memoria di Genova 2001. A leggere questi articoli tutto era soltanto distruzione e devastazione da parte dei manifestanti. Le violenze di polizia, la “macelleria messicana” alla Diaz, le torture di Bolzaneto, l’uccisione di Carlo, le bugie e gli insabbiamenti delle forze dell’ordine, tutto quanto sparito, archiviato, rimosso. Così come sembrano improvvisamente archiviate e rimosse le stesse battaglie per la verità che qualche volta avevano visto protagonisti gli stessi quotidiani oggi così smemorati.

Ci permettiamo quindi di essere un po’ preoccupati. Questo clima da pensiero unico che zittisce e delegittima ogni voce fuori dal coro, a prescindere dal merito, e che contemporaneamente annulla ogni approccio critico a quello che le fonti ufficiali forniscono, non fa bene a Milano e apre le porte al peggio.

Le mobilitazioni comunque ci saranno e nel frattempo nei movimenti ci saranno ancora diverse discussioni importanti da risolvere. E in tutto questo forse è utile tenere presente che qualcuno a Roma vuole imporre il suo gioco.