Come boomerang, la violenza non ha concorrenti: ritorna sempre a chi inizialmente l’ha generata. E’ una manifestazione che trova sempre una reazione alla sua azione originaria. Ha sempre conseguenze imprevedibili, inaspettate e inarrestabili.
Chi trarrà il maggiore vantaggio dalla violenza scatenata dai fondamentalisti parigini e nigeriani? I movimenti islamofobici, come ad esempio il Front Nationale di Le Pen e tutti i gruppi affini europei. Senza poi tralasciare il fatto che Israele si sta preparando alle elezioni e questa situazione precaria beneficerà Netanyahu, in quanto rappresentante di spicco della schiera di politici specializzati nel fomentare paure, nello stesso modo in cui rispose alla pioggia di missili di Hamas da Gaza, esattamente come Hamas avrebbe desiderato e atteso: in maniera brutale e spietata, offrendo una boccata d’ossigeno agli antisemiti. Qualsiasi cambiamento sfavorevole dell’opinione pubblica nei suoi confronti è stato forse neutralizzato dagli ultimi attacchi terroristici, ugualmente brutali e spietati. Netanyahu sta pensando d’invitare gli ebrei francesi a trasferirsi in Israele per essere più sicuri(!?)
La guerra in Iraq e le conseguenze destabilizzanti nel Medio Oriente, droni inclusi, sono state la migliore agenzia di reclutamento per i nuovi affiliati di Al-Qaeda e degli altri gruppi radicali. Eccellente risultato, che va oltre ogni aspettativa di qualsiasi organizzazione terroristica. A proposito di “rendere il mondo un posto più sicuro”, come si diceva dopo l’11 settembre.
La violenza disumanizza sia la vittima che il carnefice. La violenza rende i supposti nemici degli strani compagni di letto, che si alimentano e si incitano a vicenda. Tutti i conflitti hanno una precedente e oltraggiosa scintilla scatenante, che viene usata per giustificare la futura reazione violenta di coloro che la subiscono. Questo circolo vizioso di odio e ferocia ha origini antiche, con i primi esseri umani che cercarono vendetta per un reale o percepito sopruso. Come si può spezzare o trasformare questa catena?
La chiave per un futuro diverso si trova nella nonviolenza attiva
Coloro che commettono indicibili atti di violenza sono davvero pochi. La maggioranza non è così, ma rimane silente e inattiva, si mobilita solo per eventi drammatici e non appena passato il fragoroso clamore è pronta a ritornare zitta zitta nel suo guscio.
La capacità della Nonviolenza Attiva di produrre dei cambiamenti decisivi dipende da quell’inusitato e unico momento d’ispirazione, che forgia la visione di un futuro migliore è dà impulso a reti ben organizzate e motivate, discussioni, azioni e speranza.
Solamente l’impegno rivolto alla nonviolenza può iniziare a smantellare e annullare il messaggio pervasivo e distruttivo proveniente dal sistema delle immagini propinate dai canali televisivi e dai media in generale, che divulgano il pensiero dominante, secondo cui la violenza è l’unico modo di reagire al conflitto e all’oppressione. La Nonviolenza Attiva trova anche ispirazione nella consapevolezza che una profonda motivazione spirituale, differente dalla concezione religiosa violenta e settaria, è sempre stata presente in ogni balzo in avanti positivo realizzato dal genere umano e può guidarci fuori dalle attuali difficoltà.
Non ci sono soluzioni militari alla violenza odierna. Solo le persone che si organizzeranno tra di loro per tendere una mano di amicizia e solidarietà a ogni singolo individuo nel mondo potranno ribaltare questa situazione pericolosa. Se permetteremo alla paura di prendere il sopravvento, spogliandoci della nostra capacità di compassione, continueremo inesorabilmente a cavalcare la spirale discendente di infinite rivendicazioni e vendette.
La Nonviolenza Attiva conduce alla Riconciliazione e a una vita piena di significato. Molti ne saranno immuni, ma milioni rischiano di venire contagiati dalle ideologie più eversive, violente e vendicative, alimentate anche dall’industria cinematografica, soprattutto hollywoodiana. Se restiamo passivi e silenti saremo auto-distruttivi come i violenti.
Da dove cominciare? Vi invitiamo a meditare insieme sulla Regola D’Oro, presente in varie forme in ogni momento umanista nel corso della storia:”Quando tratti gli altri come vuoi essere trattato, ti liberi.”[1]
A quel punto il che fare si chiarirà.
[1] Umanizzare la Terra, www.silo.net
Traduzione dall’inglese di Paola Mola