di Lisa Mittendrein e Valentin Schwarz – 2 gennaio 2015

Con la Grecia prossima a rapide elezioni generali il 25 gennaio 2015 c’è una genuina prospettiva dell’ascesa al potere di un governo della sinistra radicale in un paese UE. Syriza, un partito nato da una coalizione di eurocomunisti, movimenti sociali e attivisti contro la globalizzazione, va forte.

Il sentimento generale tra i dirigenti e gli attivisti di Syriza è che vinceranno le elezioni e formeranno il prossimo governo. Il partito ha vinto le elezioni europee del maggio 2014 e ha ottenuto alcune vittorie significative alle elezioni regionali. E’ stato in testa ai sondaggi nazionali per mesi, toccando il 29 per cento a fine dicembre 2014. La legge elettorale che favorisce la maggioranza consente una maggioranza assoluta raggiungendo tra il 35 e il 40 per cento dei voti, a seconda del numero dei partiti che superano la soglia.

Naturalmente la vittoria non è assolutamente garantita. La Syriza molto probabilmente vincerà le elezioni ma non otterrà la maggioranza assoluta. Tra oggi e il giorno del voto il partito sarà investito da uno tsunami di propaganda e di eccitazione di paure. Nel momento in cui scriviamo sembra probabile che il partito, per salire al governo, dovrà formare una coalizione.

Il problema della Syriza è che non esistono partner probabili: il KKE, comunista ortodosso, che ha condotto nel 2012 una campagna elettorale all’insegna di “non fidatevi di Syriza”, ha escluso qualsiasi forma di collaborazione. Il Pasok, apparentemente socialdemocratico, è in crisi profonda, perdendo molti dei suoi elettori a favore di Syriza e perciò attaccando ferocemente la sua rivale. Esso sta comunque correndo il pericolo di una scissione tra le fazioni del leader Evangelos Venizelos e del suo predecessore e primo ministro Giorgos Papandreou. In generale il sistema partitico greco è fortemente instabile e non è chiaro quali e quanti partiti entreranno nel prossimo parlamento.

Se la Syriza, in effetti, non conseguirà la maggioranza assoluta, le élite della UE potrebbero esercitare pressioni su tutti i partiti non-Syriza – ad eccezione probabilmente della fascista Alba Dorata e del KKE – affinché formino un cosiddetto governo di “unità nazionale” contro la Syriza. Il passato recente offre un precedente di una simile interferenza. A novembre del 2011 l’allora presidente della Commissione UE, Jose Manuel Barroso, ha orchestrato l’imposizione di un governo di tecnocrati guidato da un banchiere centrale per imporre l’austerità in Grecia, con il sostegno di entrambi i principali partiti tradizionali, Pasok e il conservatore Nuova Democrazia. Ciò nonostante gli attivisti di Syriza restano ottimisti e hanno precedenti di superamento delle aspettative.

Se Syriza forma un governo …

Se Syriza riuscirà a formare un governo, allora affronterà un gran numero di sfide a livello nazionale ed europeo. In patria incontrerà la fiera opposizione delle grandi imprese, dei partiti dell’austerità e dei media greci. Le élite economiche greche potrebbero usare il quadro legale della UE per operare contro Syriza. Ad esempio, i proprietari di banche potrebbero avviare citazioni in giudizio presso la Corte Europea di Giustizia contro la ristrutturazione del settore bancario.

Per la stessa Syriza stare al governo può logorare il rapporto tra la dirigenza del partito e i suoi sostenitori e modificare la dinamica interna al partito. La Syriza dovrà trovare un equilibrio tra i suoi due ruoli: il primo consistente nel rappresentare un’alternativa credibile al sistema e il secondo nel portare avanti un progetto di governo. Dovrà essere posta cura a non danneggiare i collegamenti del partito con i movimenti sociali e sarà necessario estendere la sua presenza nella società per costruire fondamenta di sostegno per sostenere gli attacchi.

La Grecia è particolarmente vulnerabile alla pressione delle élite esterne della UE. Invece di impedire un governo della Syriza ricorrendo a minacce, come hanno fatto nelle elezioni greche del 2012 (quando il ministro tedesco delle finanze Wolfgang Schaeuble definì “demagoghi” la Syriza e il presidente francese Francois Hollande “avvertì” i greci che altri paesi avrebbero “voluto por fine alla presenza della Grecia nell’eurozona” se il partito avesse vinto) molti all’interno della Syriza si aspettano che i loro avversari europei giochino nel 2015 una partita molto più paziente. “Non ci faranno il favore di opporsi a noi apertamente. Questa volta, se fossero ostili sarebbe una buona cosa per noi”, dice Andreas Karitzis, un membro del comitato centrale di Syriza.

Le élite europee, invece, potrebbero scegliere di lasciare che Syriza salga al potere e poi farla cadere, o rovesciando il progetto di governo di sinistra quanto prima possibile con il massimo di pressioni o tentando di corrompere il partito. Questa seconda scelta garantirebbe la prosecuzione del programma di austerità ma preverrebbe anche la possibilità che la sinistra e i movimenti di tutta Europa si schierassero a sostegno di Syriza e della Grecia.

John Milios, professore di economia politica e parlamentare di Syriza, considera questo piano il più probabile: “Penso che cercheranno di fare a Syriza quello che hanno fatto ai partiti di sinistra in Italia, che erano molto a sinistra quando erano all’opposizione e sono diventati neoliberisti quando al governo … Ciò significa che dobbiamo stare attenti nel partito. In termini marxisti, le lotte di classe ci sono dovunque, anche all’interno del partito. E’ per questo che abbiamo bisogno che i lavoratori si mobilitino, per sostenere il partito e avanzare essi stessi proposte.”

Secondo Karitzis le élite europee si affideranno, mediante nuove istituzioni e contratti, al regime di austerità creato in anni recenti. “Ci accetteranno; all’inizio negozieranno con noi. Diranno: ‘Vediamo cosa siete in grado di fare. Ci sono regole che non potete violare; ci sono contratti che dovreste rispettare.’ Hanno fiducia di aver creato, dal 2012, una situazione che nessun governo può cambiare”.

Ma la Syriza sicuramente ci proverà. Una delle prime iniziative di un governo di Syriza sarà chiedere una riduzione del debito pubblico in Grecia e in Europa attraverso una conferenza internazionale sul debito. I governi e le istituzioni europee probabilmente avvieranno negoziati senza fare alcuna concessione. Karitzis dice: “Sono convinti che alla fine scenderemo a compromessi, che il tempo ci è contro, cosicché all’inizio non saranno ostili.” Giorgos Chondros, direttore dell’ufficio per la politica ambientale della Siryza, si aspetta che i negoziati si trascinino per un po’. “Non dovremo combattere soltanto le élite greche, ma anche quelle europee. Questo rende la nostra situazione molto più difficile. Avremo bisogno del sostegno dei movimenti dell’intera Europa.” John Milios prevede una “guerra psicologica” dalle élite Ue e dai creditori.

La Grecia molto probabilmente violerà alcune delle norme UE sul deficit. “E’ indubbio che le cifre che vediamo a proposito dei conti del governo greco, dei patrimoni delle banche, sono tutte manipolate”, dice Yanis Varoufakis, professore di economia e consulente di Syriza. Lo stato reale delle finanze pubbliche emergerà probabilmente immediatamente dopo l’insediamento di un governo della Syriza.

Preparati ai ricatti dei banchieri

Figure del partito sostengono che per motivi economici l’eurozona non può permettersi di cacciare la Grecia. Le élite europee, tuttavia, potrebbero esercitare pressioni in altri modi. Potrebbero scatenare una corsa agli sportelli bancari in Grecia. Potrebbero diffamare l’immagine della Grecia come destinazione turistica. La Banca Centrale Europea (BCE) potrebbe smettere di pagare gli interessi sui titoli governativi greci. Alla Grecia potrebbero essere assegnati minori fondi strutturali per progetti infrastrutturali come le strade; secondo Varoufakis le regole relative a questi fondi sono state allentate in passato per sostenere il governo greco attuale, il che significa che potrebbero semplicemente essere applicate più rigidamente per danneggiare un governo della Syriza.

Gli investitori in titoli di stato greci sono stati rassicurati dalle “strizzate d’occhio” di Berlino e della BCE, che suggerivano che nel caso la Grecia non avesse pagato, il debito sarebbe stato coperto. Varoufakis avverte che “potrebbero anche fare il contrario per aumentare la pressione finanziaria su un governo di sinistra”. Tutte queste misure danneggerebbero la capacità della Syriza di mantenere importanti promesse di ripristino dell’accesso gratuito all’assistenza sanitaria, di aumentare le pensioni più basse e di introdurre sussidi per gli affitti.

La strategia forse più dura consisterebbe nella minaccia della BCE di smettere di fornire liquidità alle banche greche. Varoufakis la descrive come un’”arma nucleare” che potrebbe far crollare quasi immediatamente il settore bancario greco. Sarebbe estrema, ma non impensabile. A dicembre 2014 la BCE ha minacciato effettivamente di tagliar fuori le banche greche a meno che il governo non soddisfacesse i desideri della Troika. Varoufakis è convinto che un governo della Syriza debba essere preparato a questa forma di ricatto se vorrà durare abbastanza a lungo da negoziare un nuovo accordo per la Grecia.

Nonostante tutte queste sfide che ancora ottimismo tra i membri della Syriza. Anche se molti considerano possibile che il loro governo possa durare solo poche settimane, affermano che le loro possibilità sono oggi migliori di quelle del 2012. Vedono nel blocco neoliberista delle fratture che possono tentare di sfruttare, come il timore della BCE per la deflazione, la posizione del primo ministro italiano Matteo Renzi e i recenti conflitti all’interno del governo francese. Salendo al governo e attuando delle prime misure Syriza spera di accelerare i dibattiti in corso, specialmente all’interno della socialdemocrazia e dei sindacati europei.

“L’idea principale è di appoggiare la fiducia della società in sé stessa, di combattere l’idea di essere totalmente dipendenti da qualcun altro e di non essere in grado, come popolo, di fare i nostri piani”, dice Alexandros Bistis, principale coordinatore della campagna elettorale della Syriza. Per Andreas Katziris le società europee sono in pericolo di accettare di non essere libere di decidere sulla politica economica. “Ci sono periodi storici in cui si deve combattere per i propri valori, come la democrazia, la libertà, la dignità”, dice. “Dovremmo cercare di dare speranza al popolo”.

Lisa Mittendrein e Valentin Schwarz sono attivisti di ATTAC Austria e partecipano a una campagna di solidarietà con la sinistra greca. Questo articolo è basato su una ricerca per il loro rapporto ‘Con la Grecia per l’Europa: perché dovremmo appoggiare oggi la sinistra greca’, che può essere scaricato gratuitamente.

Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/if-syriza-wins-the-greek-election-what-will-happen-next/

Originale: redpepper.org

traduzione di Giuseppe Volpe

Traduzione © 2011 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.0

L’articolo originale può essere letto qui