Difficile trovare un’illustrazione che mostri meglio dove sta andando il mondo multipolare, di quanto è successo al summit della Cooperazione Economica Asia-Pacifico (APEC) a Pechino. Osservate molto bene le foto ufficiali.

In Cina, paese pregno di significati simbolici, la posizione è tutto. Indovinate chi ha il posto d’onore, a fianco del presidente Xi Jinping. E indovinate dove è stato relegato il leader “anatra zoppa” della “nazione indispensabile”. I cinesi possono essere maestri anche nel mandare un messaggio globale. Quando il presidente Xi ha sollecitato l’APEC ad “aggiungere legna al fuoco dell’Asia-Pacifico e all’economia mondiale”, questo è ciò che intendeva, indipendentemente dalla decisioni inconcludenti prese dal summit:

1) Pechino si lancerà senza indugio nell’Area di Libero Commercio dell’Asia-Pacifico (FTAAP), la visione cinese di un accordo commerciale inclusivo e vantaggioso per tutti che promuova davvero la cooperazione Asia-Pacifico, contrapposto al divisivo Partenariato Trans-Pacifico (TPP) a guida statunitense e redatto dalle grandi corporation.

2) È avviato il progetto per la “connettività generale”, nelle parole di Xi, per cui Pechino istituirà la Banca degli Investimenti per le Infrastrutture Asiatiche; Pechino e Mosca si impegnano a un secondo mega-accordo sul gas, attraverso il gasdotto dell’Altai in Siberia occidentale; e la Cina sta già indirizzando non meno di 40 miliardi di dollari per avviare la costruzione della Cintura Economica della Via della Seta e la Via della Seta Marittima del 21° secolo.

Ancora una volta, tutto converge verso la più spettacolare, ambiziosa ed estesa offensiva infrastrutturale pluri-nazionale che sia mai stata lanciata: le multiple Nuove Vie della Seta: una complessa rete di ferrovie ad alta velocità, gasdotti, porti, cavi a fibre ottiche e telecomunicazioni allo stato dell’arte che la Cina sta già costruendo negli “stan” dell’Asia centrale, collegati a Russia, Iran, Turchia e all’Oceano Indiano, con estensioni che raggiungono l’Europa fino a Venezia e Berlino. Il “Sogno Asia-Pacifico” di Xi va ben oltre l’Asia orientale e mette gli occhi su di un commercio pan-eurasiatico con al centro, manco a dirlo, il “Regno di Mezzo”.

La campagna “verso l’ovest” venne lanciata ufficialmente dalla Cina negli ultimi anni ’90. Le Nuove Vie della Seta sono un “verso l’ovest” e “verso il sud” col turbo, per espandere mercati, mercati e ancora mercati. Pensate all’Eurasia del prossimo futuro come a un’enorme Cintura della Seta cinese, a certe latitudini insieme alla Russia.

Volete la vostra guerra calda o fredda?

Mentre Pechino sogna, Noam Chomsky è stato molto esplicito sulla reazione a catena di errori catastrofici commessi dall’Occidente, in stile 1914, che potrebbe rapidamente andare fuori controllo; e si parla, ancora una volta, di guerra nucleare. Mosca assolutamente aborrisce questa orrenda possibilità, e ciò spiega perché, nonostante le incessanti provocazioni statunitensi e le sanzioni, abbia esercitato un titanico autocontrollo.

Non solo la Russia non può venire “isolata” come gli USA hanno provato a fare con l’Iran; Mosca ha anche smascherato il bluff dei neo-con statunitensi in Ucraina. Al Valdai Club a Sochi il presidente Putin, in un discorso cruciale ,ovviamente ignorato dai media occidentali, ha tratto le necessarie conclusioni.

Le elite di Washington e Wall Street non hanno assolutamente alcuna intenzione di permettere un minimo di multipolarità nelle relazioni internazionali. Ciò che resta è il caos. E’ quello che ho argomentato durante gli anni dell’amministrazione Obama e che tratto nel mio nuovo libro “Impero del caos”.

Mosca sa tutto delle complesse connessioni con l’Europa, specialmente la Germania, e con il decadente ma ancora influente consenso di Washington. Tuttavia la Russia ha l’asso nella manica di essere una potenza eurasiatica: se si trovasse nei guai, potrebbe sempre indirizzarsi all’Asia.

Gorbachev aveva ragione quando a Berlino ha sottolineato come, non mantenendo la promessa fattagli personalmente da Bush padre, la NATO aveva cominciato una perenne espansione verso est; e come l’Occidente (essenzialmente gli USA più qualche vassallo europeo) sembri ora ossessionato dall’idea di lanciare una nuova guerra fredda con un nuovo muro di Berlino metaforicamente trasferito a Kiev.

Lo spostamento di Mosca da Occidente verso l’Asia orientale è un processo che si sviluppa su molti livelli e, come tutti vedono, è in corso da mesi. Si possono spendere fiumi di parole su come tale esito sia stato direttamente influenzato dalla politica estera che lo stesso Obama ha chiamato “Non fare cose stupide” e che ha inaugurato a bordo dell’Air Force One mentre tornava da un’altro viaggio in Asia lo scorso aprile.

Per quanto riguarda l’energia, la tesi del Financial Times che l’accordo russo-cinese sul gas sia “la vendetta di Putin” è una proverbiale cavolata. La Russia si sta rivolgendo a est perché da lì proviene la domanda maggiore. Per quanto concerne la finanza, Mosca ha appena messo fine all’ancoraggio del rublo al dollaro USA e all’euro, cosa che ha fatto istantaneamente scendere il valore del dollaro verso il rublo. La VTB da parte sua ha annunciato che potrebbe lasciare la borsa valori di Londra per quella di Shanghai, che sarà presto collegata direttamente a quella di Hong Kong. E Hong Kong da parte sua sta già attraendo i giganti energetici russi.

Ora mettete insieme questi sviluppi cruciali con l’enorme accordo energetico yuan-rubli, e l’immagine è quella di una Russia che sta attivamente proteggendo la sua valuta dagli attacchi speculativi e politicamente motivati dell’Occidente.

La simbiosi strategica tra Russia e Cina si espande visibilmente nel settore dell’energia, della finanza e, inevitabilmente, della tecnologia militare. Questo comprende, fatto cruciale, la vendita da parte di Mosca a Pechino dei sistemi di difesa aerea S-400 e, in futuro, S-500. Il sistema S-500 è in grado di intercettare qualsiasi missile balistico o da crociera americano, mentre i missili balistici russi, con la velocità di Mach 17 ed equipaggiati con testate multiple indipendenti, sono semplicemente imbattibili. Pechino da parte sua sta già sviluppando i propri missili terra-nave in grado di eliminare qualsiasi mezzo della marina statunitense: dalle portaerei ai sommergibili ai sistemi mobili di difesa aerea.

Unitevi al caravan

Strategicamente, Pechino e Washington non possono che essere i poli opposti in quella che ho chiamato la nascita del secolo eurasiatico. Pechino ha ben chiaro che Washington e Wall Street combatteranno fino alla morte per preservare il periodo unipolare. La Cina, insieme ai BRICS, sta lavorando verso quello che Xi ha definito “un nuovo modello di relazioni tra grandi potenze”. La mentalità di Washington-Wall Street è “o l’uno o l’altro” invece di “vincono tutti”; gli auto-nominati padroni dell’universo credono che potranno sempre accaparrarsi il bottino perché Russia e Cina alla fine cederanno per evitare il confronto. Questo è l’aspetto chiave dell’Asia-Pacifico oggi, che in qualche modo ricorda l’Europa del 1914.

Con gli articoli faziosi che passano per “analisi” nei circoli accademici statunitensi, e con le elite di Washington-Wall Street che attraverso i loro miopi “pensatoi” ancora credono a miti banali come quello dello “storico” ruolo americano di arbitro dell’Asia moderna e bilanciatore dei poteri, non c’è da stupirsi che l’opinione pubblica occidentale non riesca neppure a immaginare l’impatto che le Nuove Vie della Seta avranno sulla geopolitica del giovane 21° secolo.

Un quarto di secolo dopo la caduta del muro di Berlino, gli USA sono di fatto gestiti da un’oligarchia. L’Europa è geopolicamente irrilevante. La “democrazia” è stata degradata a parodia in gran parte dell’Occidente. L’imperialismo “umanitario” e neo-con in Iraq, Libia, Siria e oltre ha portato a disastro dopo disastro. Il turbo-capitalismo finanziario è una bomba a orologeria.

Russia e Cina magari non propongono un sistema alternativo – per ora. Tuttavia, mentre soffiano i venti di guerra, odio, diseguaglianza, passa il caravan sino-russo. Il caravan sta vendendo all’Eurasia l’integrazione economica, non bombe. Una vera integrazione dell’Asia-Pacifico forse è ancora un sogno lontano. Ma ciò che l’APEC ha mostrato, graficamente, è ancora una volta la spettacolare implosione, al rallentatore, del precedente dominio geopolitico della nazione indispensabile.

Articolo di Pepe Escobar per Russia-insider

Traduzione: Anacronista per Controinformazione

L’articolo originale può essere letto qui