Dopo la decisione del 24 novembre, in cui il Gran Giurì dello Stato del Missouri ha deciso di non incriminare il poliziotto bianco Darren Wilson, che ha sparato e ucciso il giovane nero Michael Brown a Ferguson il 9 agosto scorso, sono scoppiate proteste in numerose città degli Stati Uniti tra cui Washington, New York e Los Angeles. A Washington da due giorni centinaia di cittadini si recano davanti alla Casa Bianca per esprimere la loro insoddisfazione per il verdetto. Grossi disagi si sono verificati a New York dove la sera del 25 novembre un corteo di protesta ha bloccato il traffico di Time Square e delle zone circostanti. Gli scontri sono poi mutati in guerriglia metropolitana, con saccheggi e assalti alle auto della polizia.

Sono attualmente oltre 400 le persone arrestate a Ferguson e in tutti gli Stati Uniti mentre la protesta si allarga e diventa un fenomeno nazionale con manifestazioni che si espandono in tutte le grandi città, da Boston a Dallas, da New York ad Atlanta. Migliaia di neri e bianchi sono scesi in piazza per protestare contro il verdetto che ha scagionato Darren Wilson dall’accusa di omicidio.

Oggi, giorno del Ringraziamento, le proteste si allargano anche sui social network, dove su Twitter una campagna, sostenuta da numerosi vip, invita a boicottare domani il “Black Friday” (il venerdì dei grandi sconti che apre la stagione natalizia) in segno di protesta, con hashtag quali #notonedime (neanche un centesimo) e #boycottBlackfriday (boicotta il Black Friday).

Intanto il governatore del Missouri respinge la richiesta di riaprire il caso sul poliziotto Darren Wilson, che intervistato da Abc News dichiara: “Mi dispiace, ma ho fatto semplicemente il mio lavoro”, e “Brown sembrava Hulk“. Dichiarazioni forti che smentiscono anche i testimoni che dicono di aver visto Brown alzare le mani in segno di resa.

Anche Obama si è espresso ancora sul caso Ferguson ed ha condannato le violenze di questi giorni: “Dare fuoco ad edifici, bruciare auto, distruggere proprietà […] non ci sono scuse per questo”, ha affermato il Presidente. Ed ha spiegato che “le frustrazioni che abbiamo visto non sono solo per un particolare incidente, hanno radici profonde in molte comunità. Il problema non è solo un problema di Ferguson, è un problema dell’America“, ha affermato  in un discorso ai leader della comunità di Chicago. “Se una parte della comunità americana non si sente benvenuta o trattata equamente, ha detto ancora, la cosa mette tutti a rischio”.

Il fatto che le proteste di questi giorni stiano coinvolgendo sia neri che bianchi è un segno che non sono soltanto il problema razziale nel suo complesso e le relazioni razziali ad essere messe in discussione negli Stati Uniti. Le continue violenze dei poliziotti che colpiscono le persone di colore in maniera sproporzionata e le accuse nei confronti delle persone di colore di commettere la più alta percentuale di reati nell’intera popolazione americana stanno aprendo un dibattito su un’emergenza nazionale che è sempre più evidente negli Stati Uniti dove il problema della diseguaglianza e quello delle disparità economiche sono indubbiamente connessi.

Nel paese che si vanta dalle sue origini di diffondere i valori della democrazia al resto del mondo, la storia della legittima difesa di un poliziotto armato contro un diciottenne disarmato non regge e ci ricorda tanto fatti simili, più vicini a noi, che hanno visto altri innocenti morire per mano di chi la legge dovrebbe farla rispettare e non modellarla a suo piacimento solo perché indossa un distintivo.

Fonte: Agenzie

Nella foto: una frase dello storico americano Howard Zinn “nessuna bandiera è grande abbastanza per coprire la vergogna dell’uccisione di persone innocenti”.