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01-08-2014 – Oggi entra in vigore la Convenzione di Istanbul per prevenire e per la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, una violenza di genere che interessa non solo il nostro Paese visto che a firmarla sono stati 47 Paesi, ma qui in Italia c’è ancora molto da fare. La Convenzione del Consiglio d’Europa (Coe) è solo l’inizio, la base e la confezione da riempire.
Proprio nel nostro Paese che è stato tra i primi a firmare la Convenzione manca un vero e proprio sistema organico di prevenzione e di tutela in grado di affrontare il fenomeno della violenza maschile sulle donne e le bambine, dove si parla del fenomeno solo quando si tratta di passare alla conta delle donne ammazzate dagli uomini.

La ratifica della Convenzione (composta da 81 articoli, suddivisi in 12 capitoli) è un passo importante, rappresenta il primo strumento vincolante a livello internazionale, avente come obiettivo la creazione di un quadro giuridico integrato per la prevenzione e protezione delle donne contro qualsiasi forma di violenza, partendo dall’idea concreta dei diritti umani. Lo scorso anno l’Italia e il Parlamento si sono mossi in questo senso: venne approvata, nonostante le polemiche, una legge ad hoc, la Legge 119 per la persecuzione del reato della violenza sulle donne e per la promozione di un piano nazionale di prevenzione. E sulla quale è intervenuta la deputata socialista Pia Locatelli che ha ricordato che questa è “la prima legge approvata da questo Parlamento che non a caso vanta la più alta percentuale di donne nella storia dell’Italia repubblicana”.

La deputata socialista ha poi puntualizzato: “L’entrata in vigore della Convenzione è un passo fondamentale nella prevenzione di un fenomeno ormai strutturale e la legge che abbiamo successivamente approvato contro il femminicidio e la violenza ne è un fondamentale corollario. Peccato che questi provvedimenti non siano stati accompagnati dagli strumenti indispensabili a renderli efficaci”.

L’On. Locatelli, da sempre in primo piano per i diritti delle donne, ha rammentato però la lunga strada ancora da percorrere, e soprattutto la mancanza di fondi per il piano antiviolenza concordato: “In quella legge, lo ricordo, è previsto lo stanziamento di fondi (pochi, pochissimi) per il piano antiviolenza. I fondi non sono stati ancora sbloccati e il piano sarà disponibile a ottobre”.

Infine la deputata socialista ha auspicato che venga istituito al più presto il ministero per le pari opportunità: “Come ricordai all’allora governo Letta, una legge da sola non basta. Bisogna applicarla in tutte le sue parti e questo non è stato fatto. E questo è dovuto anche al fatto che manca qualcuno che se ne occupi a tempo pieno, per questo sollecito ancora una volta il Presidente del Consiglio a ripristinare il Ministero delle pari Opportunità o almeno a nominare una figura che ne assuma le deleghe. Facciamolo subito”.
Infatti la deputata socialista ha presentato una mozione al governo per istituire subito il Ministero per le Pari opportunità: “Con l’eccezione dell’attuale governo – si legge nella mozione – dal 1996 l’esecutivo ha sempre previsto nella sua composizione o il Ministero per le Pari Opportunità o una figura che ne avesse le deleghe, e le esperienze di questi ultimi mesi sembrano indicare che senza un dicastero dedicato non ci possano essere l’attenzione e l’impegno necessari a portare avanti tempestivamente efficaci politiche di genere e delle pari opportunità”.

Ripristinare il ministero delle pari opportunità rappresenterebbe un primo passo;  pare invece che, in questi anni,  siamo tornati indietro.
La battaglia contro la violenza di genere è una battaglia di civiltà, denunciata da sempre dalle donne socialiste, anche la Kuliscioff sostenne che la donna è “la vittima più colpita nei rapporti sociali moderni”.

Maria Tesera Olivieri