Nella giusta direzione

 Editoriale del numero 604 (luglio Agosto 2014) di Azione Nonviolenta

E’ stata un’estate di guerra: a Gaza, in Palestina e Israele, in Siria, in Iraq, in Libia, in Afghanistan, in Ucraina … bombe, missili, massacri, stragi, rappresaglie, decapitazioni, plotoni di esecuzione, rapimenti, fosse comuni … nessuna delle efferatezze, degli scempi, delle brutture della guerra ci è stata risparmiata.

Qualcuno ha parlato  di “crimini di guerra”, per condannare le stragi di civili, le bombe sulle scuole e gli ospedali. Ma qual è il limite tra una guerra “civile” e una guerra “criminale”? Non c’è.

La guerra non ha limiti, non ha regole, non ha confini. L’obiettivo della guerra è colpire il nemico, ucciderlo, distruggerlo, renderlo impotente. Se di mezzo ci sono case, scuole, ospedali, bambini, non importa, vengono fatti fuori perchè ciò contribuisce alla vittoria. Il terrorismo è una forma di guerra, e la guerra è terrorismo. E’ sempre stato così. Le legioni dell’impero romano davano il fuoco ai villaggi dei nemici, stupravano le donne, razziavano le campagne. Durante le crociate i “liberatori” sbudellavano gli infedeli, camminavano nel loro sangue, li mettevano al rogo.

Le carneficine della prima guerra mondiale, i bombardamenti sulle città della seconda, non rispiarmiavano nessuno. Le stragi naziste, le torture, i campi di sterminio, le montagne di cadaveri in Cambogia, la guerra etnica nei Balcani, il genocidio di Srebrenica. Oggi a Gaza e in Iraq. Questa è la guerra, come l’abbiamo studiata sui libri di storia o vista ai telegiornali.

Dalla guerra di Troia ad oggi poco è cambiato.

L’unica novità può venire dalla nonviolenza. Interrompere la spirale perversa. Rinunciare alle armi. Praticare politiche di disarmo unilaterale. Abolire gli eserciti, ognuno a partire dal proprio. Sostituire la difesa armata con la sicurezza nella pace.

Questa è la sola via possibile per salvare l’umanità. Il resto è utopia. Un’utopia negativa, perversa, come quella del governo italiano che per contrastare il terrorismo invia armi ad una delle parti: armare la mano altrui è meschino, una scelta vile, ancor peggiore di chi si assume le proprie responsabilità e manda le truppe a combattere sul campo.

 

Noi possiamo fare poco o niente sul piano immediatamente efficace per impedire il massacro. Non basta condannare, non serve chiedere ai belligeranti di smetterla, non fermeremo la guerra con una marcia per la pace. Ma contro la guerra e per la pace il nonviolento ha comunque sempre qualcosa da fare. C’è bisogno di agire: affermare il principio della nonviolenza e dare corpo a campagne, con proposte concrete ed obiettivi politici, perchè la nonviolenza la si costruisce ogni giorno.

Il 21 settembre parteciperemo alla manifestazione straordinaria ed urgente “Costruiamo insieme un passo di pace” che si svolgerà a Firenze, convocata dalle principali reti del movimento pacifista italiano (Rete della Pace, Rete Italiana Disarmo, Tavolo interventi civili di pace), alla quale anche il Movimento Nonviolento ha aderito.

Condividiamo la piattaforma di lavoro di questa manifestazione, che fa seguito agli impegni assunti all’Arena di pace e disarmo: “Questo è il bivio che abbiamo di fronte: continuare a denunciare in modo generico questa realtà o lavorare con determinazione e strategia per mutare le politiche responsabili della proliferazione delle guerre, per costruire un’alternativa a questo corso della storia? Puntare l’indice solo sugli effetti o denunciare e sradicare le cause della violenza diretta, culturale e strutturale che permea il nostro sistema, di cui siamo in parte tutti complici? Alla viltà, al cinismo ed alla violenza, dobbiamo costruire l’alternativa del coraggio, della nonviolenza, della disobbedienza civile”.

Il passo successivo sarà l’avvio della Campagna Disarmo e Difesa civile, per l’istituzione del Dipartimento per la difesa civile non armata e nonviolenta, che prenderà corpo a partire dal prossimo 2 ottobre, giornata internazionale della nonviolenza.

Mao Valpiana