“It Shoots Further Than He Dreams” di John F. Knot. Vignetta di guerra che mostra il Kaiser mentre spara da un cannone con scritto “Militarismo”. 26 marzo 1918 | Autore: John F. Knott | Wikimedia Commons

Mairead Maguire*, Discorso di apertura del Peace Event di Sarajevo

Come tutti sappiamo, questo è il centesimo anniversario dell’assassinio dell’Arciduca Ferdinando a Sarajevo, che nel 1914 diede inizio alla Prima Guerra Mondiale.

Quello che è iniziato qui a Sarajevo è stato un secolo con due guerre mondiali, una Guerra Fredda, un secolo con un’immensa e rapida diffusione di morte e di tecnologia di distruzione, tutto molto costoso e rischioso. Un grande passo nella storia della guerra, ma anche un decisivo punto di svolta nella storia della pace.

Il movimento pacifista

Il movimento pacifista non è mai stato politicamente forte come negli ultimi tre decenni prima dello scoppio della Prima Guerra Mondiale. Costituiva un fattore nella vita politica, nella letteratura, nell’organizzazione e nella pianificazione; basti citare le Conferenze internazionali de L’Aia, il Palazzo della Pace, la Corte Permanente di arbitrato e il bestseller di Bertha Von Suttner “Giù le armi”. L’ottimismo per ciò che questa “nuova scienza” della pace avrebbe potuto portare al genere umano era grande e coinvolgeva parlamenti, re, imperatori e grandi personalità della cultura e dell’economia. La grande forza del movimento consisteva nel fatto che non si limitava soltanto alla civilizzazione e al rallentamento del militarismo, ma ne chiedeva la totale abolizione. Le persone si trovavano davanti un’alternativa e vedevano un interesse comune in questa nuova strada che avrebbe portato avanti l’umanità.

Un colpo devastante

Quello che è successo a Sarajevo cento anni fa è stato un colpo devastante per queste idee, da cui non ci siamo mai del tutto ripresi. Ora, cento anni dopo, è tempo di rivalutare in modo approfondito questa visione del disarmo e ciò che abbiamo fatto senza di essa, è tempo di lanciare un rinnovato impegno e un nuovo ambizioso inizio, che offra una nuova speranza all’umanità che soffre sotto il giogo del militarismo e delle guerre.

Le persone sono stanche di armamenti e guerre

Le persone sono stanche di armamenti e guerre. Hanno visto come queste scatenino forze senza controllo di tribalismo e nazionalismo. Si tratta di forme di identità pericolose e omicide che dobbiamo superare, se non vogliamo provocare un’ulteriore terribile violenza nel mondo.

Per farlo, dobbiamo ammettere che l’umanità e la dignità comuni sono più importanti delle nostre differenti tradizioni. Dobbiamo riconoscere che la nostra vita e le vite degli altri sono sacre e che possiamo risolvere i nostri problemi senza ucciderci. Dobbiamo accettare e celebrare la diversità e l’altro. Dobbiamo lavorare per rimarginare le “vecchie” divisioni e incomprensioni, dare e accettare il perdono e scegliere il non uccidere e la nonviolenza come modi per risolvere i nostri problemi. Così come disarmiamo i nostri cuori e le nostre menti, possiamo anche disarmare i nostri paesi e il nostro mondo. Dobbiamo affrontare la sfida e costruire strutture attraverso le quali cooperare, che riflettano le nostre relazioni interconnesse e interdipendenti.

La crescente militarizzazione dell’Europa

L’idea dei fondatori dell’Unione Europea di unire i paesi economicamente per ridurre le probabilità di una guerra tra nazioni è lodevole. Purtroppo però, invece di osservare una maggiore energia nell’aiutare i cittadini europei, stiamo assistendo alla crescente militarizzazione dell’Europa, al suo ruolo di forza motrice per gli armamenti e al suo pericoloso cammino, sotto la guida degli Stati Uniti e della NATO, verso una nuova guerra fredda e altre aggressioni militari.

L’Unione Europea e molti dei suoi paesi, che prendevano iniziative all’ONU per una soluzione pacifica dei conflitti, paesi in teoria pacifici come la Norvegia e la Svezia, oggi sono tra i più importanti sostenitori delle guerre degli USA e della NATO.

L’Unione Europea è una minaccia per la sopravvivenza della neutralità. Molte nazioni sono state considerate complici nel violare le leggi internazionali nelle guerre portate avanti dagli Usa, dalla Gran Bretagna e dalla Nato in Afghanistan, Iraq, Libia, eccetera. Io credo che la Nato andrebbe abolita.

Dovremmo sbarazzarci del diritto di veto nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU

Le Nazioni Unite dovrebbero essere riformate e rafforzate e dovremmo sbarazzarci del diritto di veto nel Consiglio di Sicurezza, così da avere votazioni giuste, senza che il potere di una nazione domini sugli altri.

L’ONU dovrebbe occuparsi in maniera attiva del suo mandato di salvare il mondo dal giogo della guerra. C’è speranza: le persone si stanno mobilitando e resistono in modo nonviolento. Dicono no al militarismo e alla guerra e insistono sul disarmo. All’interno del movimento pacifista possiamo trarre ispirazione dai tanti che sono venuti prima di noi e hanno lavorato per prevenire la guerra insistendo sul disarmo e sulla pace.

Una di loro era Bertha Von Suttner, la prima donna a vincere il Premio Nobel per la Pace nel 1905, per il suo attivismo nel campo dei diritti delle donne e del pacifismo. È morta nel giugno del 1914, cento anni fa, poco prima dell’inizio della Prima Guerra Mondiale.

È stata Bertha Von Suttner a spingere Alfred Nobel a creare il Premio Nobel per la Pace ed è grazie alle idee pacifiste di quel periodo che Alfred Nobel decise di sostenere nel suo testamento i Campioni della Pace, coloro che lottavano per il disarmo e per sostituire il potere con leggi e relazioni internazionali.

Fratellanza delle nazioni, abolizione degli eserciti, congressi per la pace

Che il fine fosse questo è chiaramente confermato da tre punti del suo testamento: creare la fratellanza delle nazioni, lavorare per l’abolizione degli eserciti e tenere congressi per la pace.

È importante che il Comitato per il Nobel sia fedele alle sue volontà e che i premi vadano ai veri Campioni della Pace che Nobel aveva in mente.

Questo Programma per il Disarmo vecchio di cent’anni costituisce una sfida per noi del movimento pacifista, spingendoci ad affrontare il militarismo in modo radicale. Non dobbiamo accontentarci di miglioramenti e riforme, ma offrire invece un’alternativa al militarismo, che è un’aberrazione e un sistema disfunzionale, del tutto contrario al vero spirito degli uomini e delle donne, ossia amare e essere amati e risolvere i nostri problemi con la cooperazione, il dialogo, la nonviolenza e la risoluzione dei conflitti.

Insieme possiamo sollevare il mondo!

Ringrazio gli organizzatori per averci riunito qui. Nei prossimi giorni avvertiremo il calore e la forza di migliaia di amici e ci sentiremo arricchiti dalla varietà di persone e di idee. Saremo ispirati e stimolati a perseguire i nostri vari progetti, che si tratti di commercio delle armi, nucleare, nonviolenza, cultura della pace, droni di guerra, eccetera. Insieme possiamo sollevare il mondo!

Presto però torneremo a casa e si ritroveremo da soli; sappiamo tutti fin troppo bene come spesso ci troviamo davanti l’indifferenza o uno sguardo remoto.

Il nostro problema non è che alle persone non piace ciò che diciamo, ma la credenza che si possa fare poco, vista la militarizzazione  del mondo. C’è una risposta a questo problema: vogliamo un mondo diverso, vogliamo che le persone credano che la pace e il disarmo siano possibili.

Possiamo concordare che per quanto diverso sia il nostro lavoro, una visione comune di un mondo senza armi, militarismo e guerra è indispensabile per il successo?

La nostra esperienza non ci conferma forse che non potremo mai ottenere un vero cambiamento se non affrontiamo e rifiutiamo del tutto il militarismo come un’aberrazione e una disfunzione della storia dell’uomo?

Possiamo accettare di lavorare affinché tutti i paesi si uniscano in un accordo per abolire tutte le armi e le guerre e per impegnarsi a risolvere sempre le nostre differenze tramite le leggi e le istituzioni internazionali?

Qui a Sarajevo non possiamo stilare un programma comune per la pace, ma possiamo impegnarci a definire una meta comune. Se il nostro sogno comune è un mondo senza guerre e militarismo, perché non dirlo? Perché restare in silenzio?

Rifiutare ogni ambivalenza riguardo alla violenza del militarismo farebbe una grande differenza. Non dovremmo più dividerci su come modificare le forze armate, ma potremo contribuire ognuno a una piccola parte del nostro sforzo globale, al di là delle divisioni costituite dai confini nazionali, dalla religione e dalla razza.

Un appello universale per la pace attraverso la totale abolizione del militarismo

Dobbiamo essere un’alternativa, insistendo sulla fine del militarismo e della violenza. Questo ci darebbe una maggiore possibilità di essere ascoltati e presi sul serio.

Dobbiamo essere un’alternativa, insistendo sulla fine del militarismo e della violenza. Facciamo in modo che Sarajevo, dov’è finita la pace, dia l’avvio a un nuovo, audace inizio, con un appello universale per la pace attraverso l’abolizione del militarismo.

*Mainread Corrigan Maguire è membro del TRASCEND Network for Peace, Development and Environment. Ha vinto il Premio Nobel per la Pace nel 1976 per il suo lavoro nell’Irlanda del Nord. Il suo libro “The Vision of Peace” (edito da John Dear, con prefazione di Desmond Tutu e introduzione del Dalai Lama) è disponibile su www.wipfandstock.com . Vive a Belfast (Irlanda del Nord).

www.peacepeople.com

Il discorso di Mainread Corrigan Maguire è stato pubblicato da TRASCEND Media Service.

Traduzione dall’inglese di Cecilia Benedetti. Revisione di Anna Polo