Un mondo libero dalle mine anti-persona, entro dieci anni: l’impegno è stato assunto nella capitale del Mozambico durante una conferenza alla quale hanno partecipato i rappresentanti di gran parte dei 161 paesi firmatari di un trattato per la messa al bando di questo tipo di ordigni.

“La Dichiarazione di Maputo – dice Jared Bloch, portavoce della Campagna internazionale per la messa al bando delle mine anti-persona, la coalizione di ong che ha promosso l’incontro – prevede un piano d’azione dettagliato: si va dall’eliminazione delle scorte all’assistenza alle vittime e alla bonifica dei territori”.

A segnare la giornata conclusiva dei lavori è stato anche un annuncio degli Stati Uniti, paese non firmatario del Trattato per la messa al bando delle mine anti-persona ma presente a Maputo in qualità di osservatore. L’ambasciatore americano in Mozambico, Douglas Griffiths, ha affermato che Washington si impegna a non produrre e a non acquistare più questo tipo di ordigni. “Un fatto importante” secondo Bloch, “indicativo di un cambiamento di linea da parte di un paese chiave per la lotta contro le mine anti-persona”.

Il Trattato è entrato in vigore 15 anni fa. Secondo i dati presentati a Maputo, il numero dei morti e dei feriti causati dalle mine è diminuito dai circa 20.000 dell’inizio degli anni ’90 ai meno di 4000 di oggi. Al Trattato hanno aderito 161 paesi, ma non ancora potenze mondiali o regionali come Stati Uniti, Russia, Cina, India e Pakistan.