Le elezioni del 25 maggio sono andate piuttosto male in Europa. Ma in Italia sono andate più che bene. Per molte ragioni.

La prima fra tutte è il crollo di Berlusconi. Col suo 16,82%, questa volta il despota fallito ha fallito davvero per sempre. I suoi sbandierati dieci milioni di voti sono diventati quattro milioni e mezzo. Ha dimostrato di aver ormai perduto le deprecabili qualità che avevano costruito il suo successo, prima fra tutte la leggendaria furbizia. Ha continuato a fare propaganda a Renzi per tutta la campagna elettorale e quando ha fatto sapere al colto e all’inclita che il buon Matteo stava facendo proprio quello che avrebbe fatto lui, evidentemente non gli è sorto il sospetto che questo era un ottimo argomento per convincere i suoi elettori a votare l’avversario, cosa che dev’essere successa su scala tutt’altro che trascurabile. Il declino del despota imbroglione trascinerà di certo al fondo il suo partito, a meno che qualcuno dei suoi figli non dimostri di avere in buona dose le stesse deprecabili qualità del padre, a cominciare dalla formidabile faccia di bronzo. La cosa, al momento, non appare probabile.

Secondo elemento, in ordine d’importanza, il successo di Renzi, con quello spettacolare, imprevedibile 40,81%. Non saremo certo noi ad inneggiare al grande sindaco d’Italia adesso che è baciato dalla consacrazione delle urne. Siamo pienamente consapevoli dei pericoli che questa sua vittoria può comportare: pericoli di deriva costituzionale in direzione del premierato forte; pericolo di occupazione del potere e soppressione delle minoranze nel partito, nelle amministrazioni e soprattutto nei media; pericolo di politiche economiche e sociali che siano davvero proprio quello che avrebbe fatto Berlusconi; pericolo di scelte geopolitiche supinamente asservite agli americani. Allo stesso tempo è vero che non se ne può più di vedere un Pd perennemente condizionato dalla destra: c’è il caso che una vittoria come questa metta fine finalmente a questo incubo. Renzi non è un uomo di sinistra, ma rappresenta almeno un centro normale, tutt’altra cosa che Berlusconi. L’uomo ha dimostrato in tutti i modi di possedere un’immensa furbizia, qualità che può dare pessimi frutti, ma anche, se del caso, frutti buoni. Qualcosa di buono ha già fatto, per esempio i famosi ottanta euro che, per la prima volta da decenni, sono un passo in direzione del riequilibrio del livello scandaloso dei salari di fascia inferiore. Il prossimo passo sarebbe far pagare un altro aumento ai profitti, anziché alle tasche dello stato: ma per vedere un passo simile ci sarà certamente da aspettare. Aspettiamo: Renzi è in condizione di fare molto danno, ma anche, e ci vuol poco, di fare qualcosa di meglio di quanto avrebbe fatto D’Alema. Staremo a vedere.
Terzo elemento di soddisfazione: col suo 4,03%, per un soffio ha passato la soglia la Lista Tsipras per un’Altra Europa. Considerato che, grazie al ferreo boicottaggio dei media, la grande maggioranza degli elettori non sapeva nemmeno che esistesse, si può considerare un gran successo. Le liste erano piuttosto buone, con parecchie persone rispettabili. Il problema di questa aggregazione, dal mio punto di vista, è che sono tanti fra i suoi sostenitori ad avere ancora quella mentalità vetero-marxista di cui da un pezzo mi sono stufato. Come ho più volte sostenuto in questo blog, la sinistra ha bisogno di una nuova visione che sostituisca radicalmente il marxismo, non che lo aggiusti, lo adatti, lo rattoppi. Se Marx vivesse oggi, certamente marxista non sarebbe. Il mio sogno è vedere nascere una nuova aggregazione che sia portatrice di un pensiero nuovo, che sia autenticamente di sinistra, che sia coerente e solido come lo fu il marxismo, ma che, superando per sempre il conflittualismo, l’economicismo e il rancore che segnarono il vecchio comunismo, rifiutando radicalmente la violenza e l’odio, sappia guidare il ventunesimo secolo verso la piena realizzazione del sogno di uguaglianza, fratellanza e libertà che fu alla base della democrazia moderna. Per adesso questa forza non la vedo. Ma perché questa forza possa nascere, bisogna che ci sia un punto di riferimento collocato alla sinistra del Pd. E questo risultato si è ottenuto.
Quarto elemento positivo: il 21,16 per cento di Beppe Grillo si può considerare una catastrofe solo se si è talmente stolidi da credere davvero che una forza simile possa mai governare da sola. Se Grillo avesse avuto questo risultato alle ultime elezioni, sarebbe stato comunque un exploit formidabile. Io considero il successo di Grillo la prova che la democrazia funziona, alla faccia di chi la dà per morta. Che in barba al condizionamento dei media, in barba alle manipolazioni del potere, in barba alle furbizie delle leggi elettorali, una forza come questa abbia potuto superare Berlusconi è qualcosa che intensamente mi consola. Il guaio è che Grillo ha buttato al vento l’occasione formidabile che ha avuto di dare all’Italia un presidente migliore e un governo più limpido e pulito. Il guaio è che le sue idee sono confuse e ottenebrate dall’ira forse ancor più dei pensieri di chi lo vota. Ma che, con tutte le fesserie che ha detto e fatto, abbia perso soltanto un quattro per cento, si deve considerare un secondo miracolo. Il lato positivo è che c’è qualche speranza che questo mezzo scacco lo induca a ripensare le sue scelte e a rassegnarsi alla democrazia, magari dopo aver capito che cos’è. Che esistano i grillini non è un danno, costringono il potere a stare in guardia. Speriamo solo che si ravvedano. Potrebbero dare un contributo grande a quella forza placida che ho detto,.
Quinto elemento di soddisfazione: La Russa non passa la soglia, Alfano sì. Bisogna che a destra ci sia qualcuno che vada a ereditare i seggi di Berlusconi. La giacca vuota del vuoto Angiolino è meno nociva di quella imbottita di cattiveria del tristo La Russa. Dall’alto del suo 4,38 per cento, Alfano, per adesso non potrà nuocere tanto, mentre Ignazio col suo tre e sessantasei, farà a meno di turbare l’assise di Strasburgo con l’incubo del suo ghigno satanico, sia pure per interposta persona.

 

E infine, l’unico elemento che disturba: il 6,16% della Lega. Insieme al satanico siculo, la Lega è il peggior concentrato di cattiveria fra le forze politiche italiane. Che si sia salvata dalla frana del dopo Bossi prospettando alleanze coi fascisti oltralpini e vaneggiando sul futuro dell’Europa non è cosa che ci possa rallegrare. Ma un quasi dieci per cento di cattiveria è qualcosa da mettere in conto perfino nelle migliori famiglie. E poi sugli elettori della Lega qualche cosa di buono si può dire: sono tutti dei gran bravi lavoratori.