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 Sono ancora ignote le dinamiche della morte di Jamel al-Jamal, ambasciatore palestinese a Praga, che ha perso la vita in un’esplosione avvenuta presso la sua residenza il 1 gennaio. L’uomo, 56 anni, un veterano della diplomazia palestinese, stava spostando una cassetta di sicurezza chiusa da circa 30 anni, nella casa in cui da poco si era trasferito con la sua famiglia, nel quartiere Suchdol della città.

Al-Jamal era nato nel 1957, nel campo profughi di Sabra e Shatila in Libano. La sua famiglia era originaria di Jaffa, che poi è diventata parte di Israele. È entrato a far parte di al-Fatah nel 1975 ed è stato nominato vice ambasciatore di Bulgaria nel 1979. A partire dal 1984 ha lavorato come diplomatico a Praga, mentre dal 2005 al 2013 è stato Console Generale ad Alessandria d’Egitto. Nel mese di ottobre 2013 è stato nominato Ambasciatore a Praga.

Il ministro degli Esteri palestinese, Riad Malki, ha dichiarato ad Associated Press che il giorno dell’esplosione l’ambasciatore avrebbe chiesto alla moglie di portargli un foglio e una penna per annotare il contenuto della cassaforte, la donna si è allontanata per prenderli e in quel momento c’è stato lo scoppio. Al-Jamal è stato subito portato in ospedale, dove è venuto a mancare poco dopo. I medici lo avevano tenuto in coma artificiale ma le sue condizioni erano troppo gravi. Aveva riportato gravi lesioni addominali, al petto e alla testa.

Non è ancora chiaro come sia finito nella cassaforte l’esplosivo che l’ha ucciso. La polizia ceca ha dichiarato che non è stato trovato nulla che lasci pensare a una matrice terroristica. Anche Malki ha escluso l’ipotesi dell’omicidio e ha spiegato ad Associate Press che la cassaforte non veniva aperta da almeno 30 anni ed era stata recentemente trasferita nell’appartamento dell’ambasciatore da un vecchio edificio che ospitava gli uffici dell’OLP nel 1980. Secondo Malki il meccanismo che ha causato l’esplosione si trovava dunque all’interno della cassaforte e per un malfunzionamento o per una manovra errata si sarebbe azionato provocando l’esplosione.

Restano però dubbi su dove sia stata la cassaforte in questi 30 anni e sul perché al-Jamal avesse voluto aprirla proprio adesso. Durante la Guerra fredda, l’OLP ha mantenuto una presenza in molti Paesi del blocco orientale tuttavia dagli anni ’90 in poi la politica estera dei governi cechi si è contraddistinta per un orientamento filo-israeliano, infatti la Repubblica Ceca è stata l’unico Paese membro dell’UE a votare contro l’adesione della Palestina all’Onu.

Intanto la polizia ceca ha dichiarato di aver ritrovato nell’abitazione 12 armi non registrate nel Paese, inizialmente aveva affermato di averne ritrovate 70, poi ha smentito.

Una delegazione del Ministero degli Affari Esteri palestinese è arrivata sabato a Praga per seguire le indagini in corso e affiancare la polizia ceca nelle indagini.