Il comitato Opzione Zero, Re:Common e la rete europea Counter Balance hanno presentato un dettagliato memorandum all’Olaf, l’organo ispettivo dell’Unione europea, chiedendo che indaghi sul prestito di 350 milioni di euro erogato dalla Banca europea per gli investimenti (BEI), tramite l’italiana Cassa depositi e Prestiti, alla compagnia pubblica CAV.

Partecipata dall’Anas e dalla regione Veneto, la CAV è responsabile della gestione e della costruzione delle opere di compensazione e complementari del Passante di Mestre. La CAV, creata nel 2008, quando le opere di costruzione della mega opera erano quasi completate, si è fatta carico di un debito di oltre 1,3 miliardi, che questo prestito della BEI e di CDP vorrebbero aiutare ad alleggerire.

 

Il Passante è stato oggetto di un dettagliato rapporto della Corte dei Conti, che nel marzo del 2011 aveva sollevato forti dubbi su vari aspetti della costruzione e della gestione dell’opera, sottolineando come i mancati controlli e di supervisione avessero causato un aumento ingiustificato dei costi, ventilando la concreta possibilità di infiltrazioni della criminalità organizzata nella concessione dei subappalti. Il progetto e alcune delle società maggiormente coinvolte nella costruzione e nel giro dei subappalti sono oggetto di un’indagine della magistratura di Venezia, che nel febbraio 2013 ha portato all’arresto di quattro persone sospettate di essere coinvolte nel caso, tra le quali Piergiorgio Baita, amministratore delegato della Mantovani SpA. Lo scorso ottobre, l’amministratore delegato di una delle società del consorzio, FIP Industriale, è stato arrestato dalle autorità anti-mafia di Catania con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa legato alla costruzione della tangenziale di Caltagirone in Sicilia.

Nonostante ciò, la BEI è andata avanti con l’erogazione del prestito, effettuata nell’aprile del 2013.

 

“Sono anni che ci viene detto ‘l’Europa ce lo chiede’” ha dichiarato Antonio Tricarico di Re:Common. “Questa volta siamo noi, cittadini italiani vittime della corruzione del ‘sistema Veneto’, a chiedere all’Europa di investigare le responsabilità dirette di funzionari della Banca europea per gli investimenti che hanno concesso fondi, nonostante i magistrati italiani avessero già scoperchiato la pentola sulla corruzione che riguarderebbe la CAV e il Passante di Mestre”.

 

“ Se l’OLAF è un’istituzione seriamente impegnata nella lotta alla corruzione e al riciclaggio, dimostri che la Bei viene trattata e indagata al pari delle altre istituzioni europee e almeno per una volta faccia pagare anche ai responsabili della Banca a Lussemburgo il fatto di non aver controllato adeguatamente l’uso dei soldi pubblici che gestiscono, andando poi a legittimare l’ormai diffusa corruzione italiana” ha aggiunto Elena Gerebizza di Re:Common.

 

“Innumerevoli sono state le occasioni in cui comitati e gruppi di azione civile, impegnati sul territorio, hanno denunciato pubblicamente e apertamente l’opacità del sistema politico-affaristico instaurato dai potentati che da vent’anni governano la Regione del Veneto. Opacità nelle procedure, negli affidamenti di appalti, nella gestione delle opere pubbliche e delle risorse economiche, nell’utilizzo forzato di strumenti tecnico-legislativi emergenziali e piegati a logiche tutt’altro che legittime” ha dichiarato Lisa Causin di Opzione Zero.

 

“ Da un paio d’anni anche le indagini della Magistratura stanno dimostrando quanto denunciato dai cittadini. Il “sistema veneto” è strutturalmente corrotto e il caso del Passante di Mestre e della gestione CAV ne sono uno degli emblemi. È tempo che gli organi di controllo, sollecitati dalla società civile, si rendano responsabili nelle loro funzioni di garanti della legalità e del corretto e trasparente utilizzo del denaro pubblico” ha aggiunto Rebecca Rovoletto di Opzione Zero.