Il format televisivo di The Voice, edizione Turchia, si è concluso qualche giorno fa. Il vincitore è un giovane di nome Hasan Dogru. Fin qua tutto nella norma se non consideriamo che Hasan è un tenore e che lavorava come cameriere nel ristorante dei suoi genitori nella città di Zonguldak all’inizio della costa del Mar Nero, nel nord della Turchia.

Dopo essersi diplomato al Conservatorio presso il corso di opera lirica, Hasan deve fare i conti con la realtà artistica del suo Paese e decide di trovare un “vero” lavoro, anche se non rinuncia ad occuparsi della musica nel suo tempo libero. Infatti in Turchia ci sono in totale 6 sale d’opera, una ad Istanbul, una ad Ankara, ad Izmir, a Mersin, ad Antalya e una a Samsun. In un Paese con circa 74 milioni di abitanti, una popolazione giovane (meno di 30 anni) per circa il 60%, questa cifra non risulta nemmeno lontanamente sufficiente. Nel 2013 il Governo ha stanziato circa 500 milioni di Euro al Ministero della Cultura; nel 2014 questa cifra è cresciuta in maniera irrisoria. La maggior parte dei fondi vengono affidati al Ministero degli Interni, a quello della Sanità, quello dell’Industria e della Tecnologia, al Ministero dell’Ambiente e, per la parte più cospicua, più di 2 miliardi di Euro, alla Presidenza degli Affari Religiosi. Lai Turchia spende la maggior parte del proprio denare per la difesa della Nazione (nel 2013 ha speso più di 10 miliardi di Euro). Bisogna tenere in considerazione il fatto che in Turchia, da pochi anni, il Ministero del Turismo si è fuso con quello della Cultura. Questo perché, dalle discussioni parlamentari a riguardo della nuova finanziaria del 2014, la maggior parte del budget dedicato a questo Ministero è in effetti dedicato alle attività turistiche utile a promuovere la Turchia come papabile destinazione di vacanza a livello internazionale.

Come riporta in un suo articolo Yalçin Bayer, sul quotidiano nazionale Hurriyet, nel 2004, in Turchia c’è sempre stata poca volontà, da parte dello Stato, ad investire in attività come l’Opera lirica. L’accorpamento delle orchestre statali di musica classica con quelle d’opera è una delle prove che lo Stato cerchi di fare dell’economia in questo ambito. Queste fusioni sono avvenute nelle città di Antalya, Adana e Mersin e coinvolgono circa 4 milioni di persone. Ovviamente le conseguenze lavorative di queste politiche hanno un peso consistente per i diplomati al Conservatorio. Nel 2005, dopo 7 anni di interruzione, il Ministero della Cultura e del Turismo decide di indire un bando di concorso nazionale per 234 posti. Secondo il quotidiano nazionale SoL, nel mese di Dicembre, i Parlamentari del Governo (partito AKP) hanno proposto un cambiamento legislativo che prevede l’abolizione dell’Ente Statale per i Teatri, le Opere ed i Balletti. Grazie a questo cambiamento un ente che è nato con la fondazione della Repubblica non sarà più in vita e tutti gli artisti che lavorano sotto il suo “cappello” subiranno una riduzione degli stipendi pari al 35%. In merito alle prime voci sollevate su questo cambiamento legislativo, il pianista di fama internazionale Fazil Say aveva incalzato, nel mese di Maggio: “Nessun’ente che si occupa dell’opera e del balletto e nessun’orchestra potrebbe pensare di finanziare le sue attività con la vendita dei biglietti. Ci sono tante persone coinvolte nella realizzazione di queste manifestazioni artistiche. Senza l’appoggio dello Stato non è possibile mantenere queste spese. Lo scopo di questo cambiamento legislativo è quello di volersi disfare di queste spese. Nell’odierna Turchia trovare degli sponsor non è facile per una serie di motivi. Privatizzare vuol dire uccidere queste discipline artistiche”. Come specifica anche il famoso attore teatrale Orhan Aydin, in Turchia sono sempre meno presenti i luoghi dove si può assistere ad un concerto sinfonico oppure ad un’Opera. In un’intervista realizzata con Yücel Erten, l’ex presidente dell’Ente per i Teatri Statali, afferma: “Investire sulle attività culturali vuol dire investire sui cittadini, su una società più vivibile e per un mondo migliore. E’ evidente che il governo non ha un’intenzione del genere”.

Ecco, in un Paese di questo tipo, Hasan ha deciso di partecipare a questo famoso talent show portando alle cosiddette “blind auditions” un’opera italiana, Caruso. I membri della giuria, una volta sentita la sua voce, hanno sperato di poterlo inserire nalla propria “squadra”. Ormai per Hasan la sfida era diventata molto grande. L’uomo di poche parole, nelle puntate successive, ha cantato pezzi come “Parla più piano”, una dei temi del famoso film “Il Padrino”. Hasan, Lunedì 20 Gennaio 2014 nella puntata final dell’O Ses Turkiye (il nome in turco del The Voice) ha vinto la quarta edizione ed il suo premio sarà, finalmente, quello di poter incidere un, proprio, album musicale.