Con l’inizio dell’anno politico si riapre la partita delle privatizzazioni.

Da ieri, aziende pubbliche e servizi pubblici fondamentali dello Stato italiano sono stati dichiarati ufficilamente gli obiettivi centrali e immediati della strategia di privatizzazione dell’attuale Governo Letta; parallelamente la solerte Senatrice Lanzillotta ripropone un emendamento al Decreto Enti locali per mettere in vendita la quota comunale di Acea e l’interezza delle altre due municipalizzate, Ama e Atac, oltre alla dismissione del patrimonio pubblico e ai licenziamenti dei lavoratori.

La partita che sapevamo iniziata allo scadere dello scorso anno si ripropone ora in tutta la sua dimensione e prospettiva. Dai livelli nazionali a quelli locali l’indicazione è vendere i beni pubblici, disconoscere l’esito referendario del 2011, ignorare l’impoverimento sociale che si crea, far pesare ancora una volta il costo sulla collettività per far arricchire le solite lobbies economiche e finanziarie.

Il Parlamento, che dovrà esprimersi a breve, non può diventare solo il terminale dei diktat monetari ma al contrario farsi garante dei diritti della cittadinanza. Su ciò chiederemo ai parlamentari di prendere una posizione chiara e inequivocabile.

Nessuna novità per quanto ci riguarda, se non la consapevolezza che i privatizzatori vogliono incassare e sono determinati a passare sopra tutto e tutti. Oggi hanno riaperto in grande stile l’offensiva.
I movimenti sociali, dunque, sono chiamati ad uno sforzo profondo per difendere i beni comuni e i servizi pubblici, ma anche, a disegnare un’alternativa radicale all’attuale situazione di crisi e sfruttamento.

Per questo, il movimento dell’acqua, invita a partecipare all’assemblea pubblica del 31 gennaio che già era convocata alle 17.00 sotto la Regione Lazio, in difesa dell’acqua e dei beni comuni, consapevoli che, alla luce dei fatti, siamo chiamati a una risposta determinata e repentina.