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In seguito all’ennesima tragica morte di profughi, costata la vita a oltre 230 persone, in prevalenza Eritrei richiedenti asilo, al largo dell’isola di Lampedusa, l’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) ha chiesto che l’Europa tutta garantisca la necessaria protezione ai profughi provenienti dall’Eritrea. Chi nega la registrazione ai rifugiati eritrei o commina pesanti sanzioni pecuniarie per ingresso illegale, viola il diritto internazionale e la Convenzione di Ginevra sui profughi. L’Eritrea è oggi paragonabile ad una prigione e batte tutti i record negativi in violazioni dei diritti umani. A nessuno verrebbe seriamente in mente l’idea di respingere i rifugiati dalla Corea del Nord. L’Eritrea non possiede né armi nucleari, né è strategicamente importante o ha materie prime particolari, e proprio per questo purtroppo ai suoi martoriati cittadini viene sempre più spesso negato il diritto alla protezione.

Gli Eritrei non stanno scappando dal proprio paese a causa di mancanza di stabilità politica, come aveva affermato il Ministro degli Interni tedesco Hans-Peter Friedrich che aveva anche accusato la nostra organizzazione per i diritti umani di essersi sbagliata nella sua analisi sui motivi della fuga dei richiedenti asilo naufragati a Lampedusa Al contrario l’uomo forte dell’Eritrea Isayas Afewerki è stabilmente al potere da 20 anni e governa con il pugno di ferro. Molti Eritrei si augurano da tempo un cambiamento al potere e un po’ meno di “stabilità politica”: il ministro tedesco aveva affermato dopo l’ultimo drammatico naufragio di Lampedusa che bisognava migliorare la situazione nel paese di provenienza dei richiedenti asilo e che le persone avrebbero bisogno di stabilità politica.

L’UE si dovrebbe chiedere in maniera critica cosa abbia fatto concretamente fino ad ora per migliorare la situazione in Eritrea. L’UE continua a chiedere la fine delle violazioni dei diritti umani in Eritrea (l’ultima volta il 18 settembre 2013), ma allo stesso tempo l’Europa si rende responsabile dell’isolamento dell’Eritrea a livello internazionale, e questo rende la vita dei cittadini del piccolo stato africano un inferno. Per questo l’Eritrea era stata colpita da sanzioni a causa della sua politica sulla Somalia. Nel conflitto sui confini ancora irrisolto tra Etiopia ed Eritrea, l’UE ha sostenuto le posizioni dell’Etiopia, strategicamente più importante dell’Eritrea, e non ha fatto niente per sostenere l’applicazione degli Accordi di Algeri del 2000, che regolavano la questione dei confini.

La mancanza di una politica per l’Eritrea da parte dell’Europa garantisce al regime autoritario di Afewerki la legittimazione per reprimere ulteriormente la libertà di stampa, di opinione, di riunione e di credo religioso. Ancora oggi l’Eritrea in tema di libertà di stampa è all’ultimo posto su 179 paesi. Almeno 2.900 i cristiani sono in prigione a causa della loro fede, circa 10.000 persone sono detenute per motivi politici in uno stato di cinque milioni di abitanti. La tortura è pratica comune nelle carceri. Decine di migliaia di giovani eritrei sono fuggiti per evitare il servizio militare a tempo indeterminato che vige nel paese.