Detenzioni illegali violano le leggi internazionali in materia di diritto d’asilo; immigrati siriani in sciopero della fam.

Centinaia di uomini e donne che fuggono ogni anno a Cipro in cerca di rifugio e asilo da guerre, persecuzioni e povertà sono bloccati dalle autorità dell’isola in violazione dei loro obblighi internazionali, denuncia Amnesty International in un nuovo rapporto dal titolo Punizione senza reato: detenzione di migranti e richiedenti asilo a Cipro.

Il rapporto esamina le lacune del diritto e delle pratiche delle autorità cipriote che violano i diritti degli immigranti e dei richiedenti asilo. Esso invita le autorità cipriote ad adeguare la legislazione del paese agli standard internazionali. “La detenzione non deve essere uno strumento per gestire l’immigrazione. Le autorità cipriote violano consapevolmente il diritto internazionale e dell’Unione Europea quando trattengono gli immigrati senza prendere in considerazione misure alternative e senza dimostrare che la loro detenzione è effettivamente necessaria”, ha detto Jezerca Tigani, vice direttore di Amnesty International per Europa e Asia centrale. “Invece sembra essere routine il privarli della loro libertà, per mesi o perfino anni, non perché abbiano commesso qualche crimine, ma semplicemente per ottenerne l’espulsione anche nei casi in cui la loro espulsione è impossibile”, aggiunge.

La maggior parte è detenuta spesso in condizioni igieniche precarie, senza accesso a cure mediche adeguate e di solito senza la facoltà di contestare la legalità della sua detenzione a causa della scarsità di patrocinio gratuito. In molti casi, le autorità cipriote si rifiutano di liberare le persone, anche nel caso in cui sia una Corte suprema a ordinare il loro rilascio. Alcuni richiedenti asilo rimangono in detenzione per tutto il periodo in cui vengono esaminate le loro applicazioni. Amnesty International è a conoscenza di casi in cui sono stati espulsi dei richiedenti asilo mentre il loro caso era ancora pendente davanti alla Corte suprema. La detenzione degli immigrati può essere applicata solo nelle circostanze più eccezionali, come prescritto dalla legge e dagli standard internazionali. Poiché questo non accade, centinaia di persone sono illegittimamente private della libertà, conclude Amnesty International.

Intanto, 25 rifugiati siriani detenuti al centro di Menogia da quasi tre mesi, hanno iniziato uno sciopero della fame per protestare contro il loro trattamento. L’organizzazione in difesa degli immigrati Kisa accusa il centro di ricorrere a “crudeltà psicologiche” per costringere gli immigrati a firmare un documento che attesta che vogliono volontariamente tornare in Siria. Essi vengono costantemente sorvegliati e detenuti in aree separate dagli altri. I detenuti protestano anche perché le loro visite sono rigidamente controllate, perché le linee telefoniche vengono disconnesse per non fargli usare i cellulari e perché spesso non vengono nutriti per un giorno intero e l’accesso all’acqua non è regolare.

Samantha Falciatori

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