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Dopo tre anni di calo, nel 2011 i flussi mondiali delle migrazioni sono tornati ad aumentare: secondo un rapporto presentato a Bruxelles dall’Ocse, due anni fa hanno cambiato Paese quasi 4 milioni di persone, il 2% in più rispetto all’anno precedente. La tendenza all’aumento si dovrebbe confermare anche per il 2012 e il 2013.
La crisi continua però a mordere e i migranti sono tra le categorie più colpite: nei Paesi dell’Ue metà degli stranieri è ancora in cerca di lavoro dopo un anno, e se nel mondo il tasso di disoccupazione, per i nativi, è salito del 3% fra il 2008 e il 2012, per gli immigrati è aumentato di quasi cinque punti.
I Paesi più colpiti dalla crisi all’interno dell’Unione europea hanno registrato una forte emigrazione (+45% dal 2009 al 2011): a partire sono sempre più studenti e lavoratori qualificati. Tra il 2011 e l’anno successivo le emigrazioni verso la Germania dalla Grecia sono aumentate del 73%, quelle da Spagna e Portogallo del 50%. Gli italiani che partono per la “locomotiva d’Europa”, nello stesso periodo, sono aumentati del 35%.
Il rapporto per la prima volta analizza nel dettaglio il bilancio fiscale dei migranti, smentendo ancora una volta un luogo comune. Gli stranieri contribuiscono con tasse e contributi più di quanto ricevano in servizi: il loro impatto sull’erario è positivo o, nel peggiore dei casi, nullo. Il segretario generale dell’Ocse Angel Gurrì ha sottolineato l’importanza di non tagliare i programmi di integrazione e formazione per gli stranieri, anche in un momento di crisi. Non solo perché non si può “dire benvenuti in tempi di vacche grasse, per poi sostenere che gli immigrati sono un peso durante la crisi”, ma anche perché il lavoro degli immigrati sarà fondamentale per garantire la ripresa dell’economia una volta che sarà terminata la recessione.

da: Immigrazione Oggi http://www.immigrazioneoggi.it