Sabato 25 maggio 2013 oltre trenta persone, compreso il leader del movimento gay in Russia, Nikolái Alexéev sono state arrestate a Mosca mentre tentavano di aprire degli striscioni e di manifestare davanti alle sedi del Parlamento e del Comune. Il Parlamento russo sta attualmente discutendo un progetto di legge che proibisce la cosiddetta “propaganda omosessuale” giustificandosi con la necessità di “proteggere i minori russi”.

Secondo fonti della polizia, sono state arrestate anche varie persone che cercavano di aggredire i manifestanti. La protesta era stata indetta per commemorare il ventesimo anniversario dell’abolizione della legge sovietica che condannava gli atti omosessuali a pene detentive.

Nel centro di Mosca gli attivisti sventolavano la bandiera con l’arcobaleno, o reggevano striscioni e cartelli contro l’omofobia.  Dopo alcuni minuti un’unità speciale ha obbligato i manifestanti a salire su auto della polizia.

Anche nella capitale ucraina, Kiev, una cinquantina di gay e lesbiche hanno tenuto la prima manifestazione del paese in difesa dei diritti degli omosessuali, con slogan quali “L’omosessualità non è una malattia.” Si sono rese necessarie imponenti misure di sicurezza e una decina di persone sono state arrestate per aver tentato di interrompere il corteo. Uno degli arrestati era un uomo che ha tentato di aggredire  una manifestante, mentre un gruppo di contro-manifestanti protestava nelle vicinanze con preghiere ad alta voce.

In Russia le relazioni sessuali tra persone dello stesso sesso non sono proibite dalla legge fin dal  1993, ma le autorità vietano regolarmente le manifestazioni di gay e lesbiche.

Traduzione dallo spagnolo di Anna Polo