foto di Rafael Edwards

Se sei venuto ad ascoltare un uomo che si suppone trasmetta la saggezza, hai sbagliato strada, perché la saggezza non si trasmette né attraverso i libri né attraverso i discorsi; la vera saggezza sta nel fondo della tua coscienza, così come l’amore vero sta nel fondo del tuo cuore.

Così iniziava il discorso che Silo pronunciò di fronte a 200 persone 44 anni fa, il 4 maggio del 1969, ai piedi del Monte Aconcagua. Un discorso che gli umanisti celebrano ogni anno come la data simbolica di nascita del Movimento.

Ricordo quando lessi, molto anni dopo, quel discorso e quanto lo trovai attuale e rimasi colpito da quella frase la vera saggezza sta nel fondo della tua coscienza. Un concetto che Silo riprende, in forma sociale quando scrive, nel Documento del Movimento Umanista:

Gli umanisti non vogliono padroni; non vogliono dirigenti né capi, e non si sentono rappresentanti o capi di alcuno.

La mia personale esperienza di contatto, di amicizia e di lavoro con Silo mi ha sempre confermato queste sue affermazioni ed intenzioni: far risaltare l’importanza di ogni singola persona, lavorare in équipe, imparare da qualunque circostanza e in contatto con qualunque persona. Dare fiducia e volo ad ogni pensiero ed intenzione. E sempre ricordare l’importanza della meditazione e della ricerca personale in funzione della trasformazione sociale.

Il mondo non ha ancora integrato la profondità di questo messaggio; crediamo ancora nei leader, negli dei ex machina che possano risolvere le nostre cose.

La violenza nell’uomo, mossa dai desideri, non rimane racchiusa nella sua coscienza, come una malattia, ma agisce anche nel mondo degli altri uomini, si esercita sul resto degli esseri umani. Non credere che quando parlo di violenza io mi riferisca solo alla guerra ed alle armi con cui gli uomini distruggono gli uomini: questa è una forma di violenza fisica. C’è una violenza economica. La violenza economica è quella che ti fa sfruttare l’altro; eserciti violenza economica quando derubi l’altro, quando non sei più il fratello dell’altro ma un animale rapace nei confronti del tuo fratello. C’è anche una violenza razziale. Credi di non esercitare violenza quando perseguiti un altro perché è di razza differente dalla tua? Credi di non esercitare violenza quando lo diffami perché è di razza differente dalla tua? C’è una violenza religiosa. Credi di non esercitare violenza quando non dai lavoro a qualcuno, o gli chiudi la porta in faccia, o lo allontani da te perché non è della tua religione? Credi di non essere violento quando rinchiudi tra le sbarre della diffamazione chi non professa i tuoi princìpi? Quando lo costringi a rinchiudersi nella sua famiglia? Quando lo costringi a rinchiudersi tra i suoi cari perché non professa la tua religione? Ci sono poi altre forme di violenza, quelle imposte dalla morale filistea.

Tu vuoi imporre il tuo modo di vivere ad altri, tu devi imporre la tua vocazione ad altri… Ma chi ti ha detto che sei un esempio da seguire? Ma chi ti ha detto che puoi imporre ad altri un modo di vivere solo perché è quello che piace a te? Da dove viene lo stampo, da dove viene il modello perché tu voglia imporlo?… Questa è un’altra forma di violenza. Puoi porre fine alla violenza, in te e negli altri e nel mondo che ti circonda, unicamente con la fede interiore e la meditazione interiore.

Ecco qua l’altro punto centrale ed attuale di quel discorso: la violenza ed il modo in cui si manifesta sia a livello personale che sociale e che sta alla radice di tutti i disastri che il sistema attuale impone alla maggior parte degli esseri umani ma che ogni essere umano assume su di se nel momento che non discute ma accetta la radice profonda della violenza.

Per fortuna oggi nuove sensibilità stanno entrando in campo e parlare di meditazione non vuoi più dire, come all’epoca, avere qualche fanatico religioso alle calcagna.

Per fortuna, come diceva spesso Silo, quel sistema mentale basato sulla violenza è già caduto, è solo necessario che gli esseri umani se ne accorgano. Allora potremo vedere un nuovo mondo dove finalmente ogni essere umano sia considerato una meraviglia vivente da valorizzare e non un numero da utilizzare.

Per questo, caro Maestro, continueremo a cercare la Luce dentro di noi, per porgerla agli altri. Grazie per avercelo amorevolmente e pazientemente ricordato, come tutti i Maestri di ogni tempo.