Come promesso nel momento dello sgombero di mercoledì scorso, Zam è ritornato. Ora ha preso casa nell’ex-scuola di Sant’Eustorgio, in via Santa Croce 19, vuota da tempo.

È un bene che Zam sia tornato, perché l’ultima cosa di cui Milano ha bisogno è l’eliminazione di spazi sociali e di esperienze collettive. A Milano, semmai, gli spazi di aggregazione e di autogestione mancano, sono troppo pochi.

A Milano si continua a costruire e cementificare, ma sono sempre di più gli spazi lasciati vuoti e consegnati all’abbandono. Beninteso, erano troppi anche prima, tra case sfitte e aree dismesse, ma ora con la crisi tendono ad aumentare a dismisura. Insomma, c’è o non c’è un problema di uso e riuso degli spazi, a fini abitativi, culturali e sociali?

La precarietà diffusa, la crisi e le politiche d’austerità hanno spezzato molte relazioni sociali e le solitudini urbane dilagano. Insomma, c’è o non c’è un problema di costruire e ricostruire spazi di aggregazione, di socialità e, perché no, di cittadinanza attiva?

Io penso che bisogna rispondere affermativamente a queste domande e per questo ritengo che i ragazzi e le ragazze di Zam abbiano fatto bene a rioccupare senza perdere tempo. Non perché Zam sia o possa essere la risposta a tutte le domande, ma perché Zam, insieme agli altri spazi sociali e alle altre esperienze associative o autogestite della città, non necessariamente occupate, è sicuramente una parte fondamentale della risposta.

E per questo penso anche che l’amministrazione comunale abbia fatto male a fermarsi allo strumento del bando, che non può essere la miracolosa soluzione onnicomprensiva, invece di dare seguito con coraggio e determinazione agli impegni assunti in campagna elettorale sul tema degli spazi.

Nei prossimi giorni vedremo cosa succederà in città, se questa settimana avrà insegnato qualcosa. Per oggi plaudiamo alla buona nuova. Bentornato Zam!

 

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