Secondo i dati forniti dall’Osservatorio sulla violenza dell’Università Nazionale Autonoma,  l’Honduras  vanta il dubbio privilegio di paese più violento della terra, più del Messico, del Guatemala e dell’Afghanistan.

Per i centroamericani questa non è una novità: vengono infatti da una storia di guerre e la violenza è così familiare da coinvolgere quasi tutti gli ambiti della vita quotidiana. Negli ultimi anni  si sono aggiunte agli omicidi e ai sequestri politici le estorsioni delle bande criminali e le vendette dei sicari, diffuse nei vari paesi in modo praticamente incontrollato, grazie alla protezione fornita dalla corruzione politica. Nessuna classe sociale sfugge alla minaccia. Attivisti politici, professori, studenti, venditori ambulanti e imprenditori grandi e piccoli condividono con trafficanti e mafiosi l’insicurezza quotidiana ogni volta che scendono per strada, si fermano a un semaforo (sempre in macchina) o entrano in un centro commerciale.

Immersi in questo contesto, ampi settori della popolazione stanno cominciando a prendere coscienza dell’importanza fondamentale di frenare l’escalation degli ultimi anni e costruire una società di pace. Il Secondo Incontro Universitario per la Pace, tenutosi nel campus dell’Università Cristiana Evangelica Nuovo Millennio (UCENM) a Peña Blanca, costituisce un buon esempio di questa iniziale presa di coscienza sociale. Hanno partecipato studenti e  docenti dell’Università Nazionale Autonoma dell’Honduras, dell’Università di Guayaquil in Ecuador e dell’Università Dottor Andrés Bello del Salvador, insieme a esponenti del Ministero della Presidenza e a membri spagnoli dell’associazione Mondo senza Guerre e senza Violenza, co-organizzatrice dell’evento, in rappresentanza della società civile.

Si è discusso di come i governi vanno prendendo posizione davanti a questa escalation di violenza in tutti gli ambiti. Il governo del Salvador ha stabilito per legge l’obbligo di inserire in tutti i programmi educativi temi legati alla nonviolenza; in Honduras non si è ancora arrivati a questo punto, ma si sta lavorando in questo senso.  Le università pubbliche stanno elaborando programmi per la pace sociale e tra quelle private, l’Università Dottor Andrés Bello del Salvador ha svolto un ruolo di pioniere nell’implementazione di temi legati alla nonviolenza, frutto del lavoro realizzato fin dal 2003 con Mondo senza Guerre e senza Violenza attraverso il Forum Umanista sull’Educazione. L’ UCENM, l’università che ha organizzato l’incontro, sta facendo grandi passi avanti per coinvolgere diversi settori della società centroamericana in questo  sforzo.

La Seconda Dichiarazione di Peña Blanca, formulata durante l’incontro, mette l’accento sulla costruzione di modelli sociali alternativi basati sulla collaborazione dei cittadini e sull’interscambio internazionale  attraverso i forum e le reti sociali. Raccomanda alle università di impegnarsi per formare professionisti che si assumano responsabilità sociali e che non lascino la soluzione dei problemi solo in mano alle istituzioni, ma siano capaci di trasformarsi in agenti dei cambiamenti desiderati.

Per fortuna neanche questa è una novità per i centroamericani.  Man mano che i problemi sociali aumentano, si vanno attivando la capacità di risposta, la tradizione di associazionismo e cooperativismo e le reti di resistenza formate ai tempi del terrore e delle guerre.

Iniziative come questa sono benvenute e servono a risvegliare la speranza i  tutti i partecipanti. Il prossimo forum si terrà negli ultimi mesi dell’anno nell’Università di  Guayaquil, in  Ecuador e quello seguente nell’aprile 2014 presso l’Università Dr. Andrés Bello del Salvador, entrambi co-organizzati da Mondo senza guerre.

Lo sforzo per cambiare le cose è già cominciato.