Sarà riesumata l’8 aprile la salma di Pablo Neruda, poeta e intellettuale cileno insignito del Premio Nobel per la Letteratura morto nel 1973, 12 giorni dopo il golpe di Augusto Pinochet. Lo ha reso noto la magistratura di Santiago che intende accertare se, come ritenuto finora, Neruda sia morto di cancro o sia stato invece avvelenato, come denunciato nel 2011 dal suo autista e assistente personale, Manuel Araya.

L’indagine prende spunto da una querela presentata dal Partido Comunista sulla base delle denunce di Araya e altri amici del letterato che evocano un omicidio ordinato dalla dittatura, per evitare che diventasse un oppositore di prestigio. Tra le altre cose, l’ex autista di Neruda ha affermato che il Nobel fu ucciso con un’iniezione letale allo stomaco un giorno prima del suo previsto auto-esilio in Messico, da dove intendeva condurre una strenua opposizione a Pinochet e al regime.

Una versione, quest’ultima, confermata dall’ex-ambasciatore messicano in Cile, Gonzalo Martínez.

Sono 1104 le cause ancora aperte per violazioni dei diritti umani durante il regime di Augusto Pinochet (1973-1990). Tra gli altri, si indaga ancora sulla morte del cantautore Víctor Jara (1973), di Alberto Bachelet (1974), padre dell’ex presidente socialista Michelle, dell’ex presidente Eduardo Frei Montalva (1982) e del dirigente del Movimiento de Izquierda Revolucionario (Mir), Miguel Enríquez (1974).