Associazioni per la pace in azione a Pisa per il boicottaggio di Sodastream.

Come in altre città d’Italia, anche a Pisa oggi attivisti della Campagna di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni su Israele hanno manifestato presso alcuni rivenditori di Sodastream per chiederne la sospensione della vendita. L’azienda israeliana, che produce gasatori per l’acqua di rubinetto, opera sui Territori Palestinesi Occupati in palese violazione del Diritto Internazionale.
Decine di lettere di clienti che si associano a questa richiesta sono state consegnate ai direttori delle filiali di COIN, MEDIAWORLD e ESSELUNGA, che hanno trasmesso la segnalazione ai rispettivi uffici commerciali nazionali e hanno solidarizzato a titolo personale con le ragioni della campagna. Alcuni attivisti hanno esposto bandiere della pace e palestinesi accanto allo scaffale Sodastream di COIN, spiegando ai clienti che questa azienda israeliana nasconde delle brutte verità:

  • La sua principale fabbrica si trova in un insediamento israeliano nei Territori palestinesi occupati; gli insediamenti sono ritenuti illegali dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU, dalla Corte Internazionale di Giustizia e da tutte le istituzioni europee.
  • Finanzia direttamente l’insediamento attraverso le tasse comunali che vengono utilizzate esclusivamente per sostenere la crescita e sviluppo.
  • Finanzia anche, tramite le tasse comunali, la famigerata discarica israeliana di Abu Dis, dove vengono scaricate 1100 tonnellate di rifiuti israeliani al giorno su terre rubate ai Palestinesi, inquinando corsi d’acqua e terre nelle vicinanze.
  • Sfrutta i lavoratori palestinesi, con paghe meno della metà del salario minimo, condizioni di lavoro terribili e licenziamenti per chi protesta, come documentato dall’organizzazione israeliana per i diritti dei lavoratori Kav LaOved.

Con campagne pubblicitarie milionarie, in Italia Sodastream punta a coinvolgere persone, organizzazioni e enti locali che hanno a cuore l’ambiente. Ma Legambiente, che aveva stipulato un contratto di sponsorizzazione con Sodastream, venuta a conoscenza delle violazioni dei diritti umani, ha rescisso il contratto. Anche il WWF, ignaro, coinvolto in un’iniziativa promozionale di Sodastream, ha negato l’uso del proprio logo. Gli aerenti alla campagna chiedono al Movimento per l’Acqua Bene Comune e a tutti i cittadini che hanno a cuore il diritto all’acqua pubblica e i diritti umani di vigilare e di attivarsi per impedire che gli enti locali e le organizzazioni intraprendano rapporti con Sodasatream.

Circa 1300 persone, insieme a 30 comitati, ONG, associazioni e collettivi, hanno firmata la lettera ai rivenditori italiani chiedendo la sospensione della vendita dei prodotti Sodastream. E’ possibile firmare la petizione e scaricare la lettera da presentare al proprio rivenditore qui:
http://www.bdsitalia.org/index.php/iniziative-stop-sodastream/273-sodastream