Ormai non ci sono più dubbi: al governo abbiamo solo dei ragionieri, la cui unica preoccupazione è quella di far quadrare i conti. L’ennesima dimostrazione di ciò ci è data dalle ultime dichiarazioni di Mario Monti a proposito del sistema sanitario, il quale, secondo il capo del governo, non sarebbe più sostenibile così com’è.

Anche per noi la sanità italiana si trova in una situazione non più sostenibile, ma per motivi diametralmente opposti a quelli che intende l’attuale governo. Secondo Monti & Co per il servizio sanitario nazionale le garanzie di sostenibilità verrebbero meno se non si mettono in pratica modelli di finanziamento e organizzativi definiti “innovativi”. E dove sarebbe questa innovazione? Nell’affiancare al finanziamento tramite la fiscalità generale “forme di finanziamento integrativo”. E da dove proverrebbe questo finanziamento integrativo? Dalle tasche dei cittadini, ovviamente, che oltre a pagare le tasse devono spillare altri soldi per farsi curare.

Sarebbe questa la natura innovativa dei modelli di finanziamento proposti dal governo? A guardare bene ci sembra invece proprio un bel passo indietro nel tempo, quando i benestanti potevano curarsi per bene perché sganciavano fior di quattrini, mentre i meno abbienti dovevano affidarsi alle preghiere alla madonna o al santo patrono sperando di guarire spontaneamente o di uscire indenni da qualche trattamento sanitario di infimo ordine per quel che riguardava il livello di assistenza e di igiene.
Il modello in questione sarebbe quello della “franchigia”: il cittadino paga le cure fino ad esaurire la franchigia, poi le spese ulteriori sarebbero a carico dello stato. La franchigia corrisponde all’1% del reddito, per cui un cittadino che percepisce 10mila euro all’anno pagherebbe fino a 100 euro, mentre chi percepisce 100mila euro paga fino a 1.000 euro. E già qui i conti non tornano.
È evidente che chi ha concepito un sistema del genere ha una piccola mente occupata solo a far quadrare i conti: 100 euro per chi ha un reddito di 10mila euro hanno un peso enormemente più alto di quello di 1.000 euro per chi ne guadagna 100mila. Inoltre si perde definitivamente quel carattere di universalità del sistema sanitario che aveva reso la riforma sanitaria del 1978 una vera rivoluzione e che ha permesso in pochi anni di far salire la vita media degli italiani.

Il sistema sanitario così com’è non è sostenibile, dal nostro punto di vista, perché ancora non è in grado di garantire a tutti, indipendentemente dal reddito, le migliori cure. Ecco dove sta l’insostenibilità della sanità italiana.
È l’intero sistema economico-finanziario attuale ad essere insostenibile e per una ragione molto semplice: si preferisce continuare a spendere miliardi in spese militari o a regalare il 6% di interessi ad entita’ finanziarie che speculano con i nostri titoli di stato, anziché in spese per curare i cittadini. Fino a quando esisteranno questi tipi di contraddizioni non ci sarà alcun valido motivo per diminuire i fondi per la salute dei cittadini.