Grazie agli sforzi collettivi delle organizzazioni LGBT turche (lesbiche, gay, bisessuali e transessuali), il Comitato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani ha espresso le sue osservazioni conclusive sulla discriminazione contro le persone LGBT nel paese.

Rapporti come questo costituiscono una verifica di conformità dell’International Covenant on Civil and Political Rights (Convenzione Internazionale sui diritti civili e politici), uno dei principali trattati sui diritti umani, che amplia e rafforza i principi fondativi dell’ONU.

I paesi vengono sottoposti a verifiche periodiche davanti alle commissioni e devono presentare i loro rapporti ufficiali sui diritti umani. Questi rapporti sono affiancati da “rapporti ombra”, che aggiungono prove basate su aneddoti ed esperienze raccolti dalle organizzazioni.

Le discriminazione e le violenze contro le persone LGBT devono finire

Il Comitato chiede alla Turchia di varare leggi anti-discriminatorie, con una totale proibizione della discriminazione in tutti i campi, compresa l’identità di genere e l’orientamento sessuale. Lo stato dovrebbe anche assicurare la raccolta di dati affidabili e pubblici sui casi di discriminazione e sul loro trattamento da parte delle autorità giudiziarie competenti. Lo stato turco dovrebbe inoltre dichiarare in modo chiaro e ufficiale che non verrà tollerata alcuna forma di stigmatizzazione sociale dell’omosessualità, della bisessualità e della transessualità, nessun abuso, discriminazione e violenza contro le persone a causa del loro orientamento sessuale o identità di genere. Dovrebbe infine assicurare che qualsiasi atto di discriminazione o violenza motivato dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere della vittima sia oggetto di indagini, per arrivare poi a un processo e a una condanna.

Dal diritto di usare la propria lingua all’obiezione di coscienza

Le osservazioni del comitato riguardano anche altre questioni. Oltre al tema della comunità LGBT, viene espressa preoccupazione per la discriminazione e le restrizioni subite da membri di minoranze come i curdi e i rom. I problemi citati sono molti: il diritto di esprimere la propria cultura e usare la propria lingua, il fatto che le famiglie delle persone scomparse negli anni Ottanta e Novanta ignorino ancora adesso la loro sorte, la riduzione de facto delle condanne per i colpevoli di “delitti d’onore”, i casi di tortura e maltrattamenti da parte di pubblici ufficiali, la vaghezza della definizione di “atto terroristico”, l’ampio ricorso a lunghe detenzioni preventive, la vaghezza della definizione di “organizzazioni illegali”, le restrizioni imposte alle comunità religiose musulmane e no, il mancato riconoscimento dell’obiezione di coscienza da parte dello stato e le condanne subite da difensori dei diritti umani e giornalisti nell’esercizio della loro attività.

Prossimi passi

In base all’articolo 71, paragrafo 5 del regolamento del Comitato, lo stato turco dovrà fornire entro un anno un’esauriente informazione sull’implementazione delle raccomandazioni ricevute sulla discriminazione e la violenza contro le persone LGBT, i “delitti d’onore” e l’obiezione di coscienza.

Il Comitato chiede anche allo stato di inserire nel prossimo rapporto periodico, da redigere entro il 31 ottobre 2016, informazioni specifiche e aggiornate sulle sue raccomandazioni e sulla Convenzione in generale.

Fonte: KAOS GL