‘Il dibattito pubblico, attualmente in corso, sull’orientamento sessuale del minorenne che si e’ tolto la vita il 20 novembre a Roma, e’ irrispettoso dell’intimita’ e delle relazioni private di una persona che non c’e’ piu’ e di altre persone coinvolte e non e’ rilevante per determinare quanto il contesto omofobo e complessivamente stigmatizzante verso la diversita’, che caratterizza l’Italia, abbia inciso nel provocare il gesto. L’omofobia e la discriminazione possono colpire anche a prescindere dall’identita’ e dall’orientamento sessuale di una persona presa di mira’ – ha dichiarato Carlotta Sami, direttrice generale di Amnesty International Italia.

L’organizzazione per i diritti umani ha ricordato come, in questi ultimi anni, attacchi verbali e fisici nei confronti delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuate (Lgbti) si siano verificati con preoccupante frequenza e come, al contempo, diversi esponenti politici e istituzionali abbiano continuato a fomentare un clima di intolleranza e di odio verso le persone Lgbti, o presunte tali, con dichiarazioni palesemente discriminatorie.
‘Questo contesto produce isolamento e violenza e stigmatizza i comportamenti ritenuti eccentrici e la diversita’, oltre a non essere contrastato adeguatamente dalla legislazione’ – ha commentato Sami.
 
A causa di scelte precise compiute dal Parlamento in questi anni, la legge penale italiana antidiscriminazione (c.d. legge Mancino-Reale, n. 654 del 1975, modificata e integrata dal DL n. 122 del 1993 e successive modificazioni) non tratta i crimini motivati da omofobia e transfobia alla stregua di crimini motivati da discriminazione da altro genere; per tale motivo, ad esempio, gli attacchi fisici contro persone Lgbti basati sull’orientamento sessuale o l’identita’ di genere veri o presunti non sono perseguibili come crimini motivato da odio.‘Questa lacuna, alla lunga, rischia di favorire l’ulteriore aumento di atteggiamenti di intolleranza e violenza verso le persone Lgbti’ – ha sottolineato Sami.

‘Apprezziamo il riconoscimento del contesto rischioso da parte del ministro delle Pari opportunita’ Elsa Fornero, e suggeriamo dunque allo stesso ministro e al governo Monti di esprimersi chiaramente e adoperarsi affinche’ queste inaccettabili lacune legislative siano colmate al piu’ presto’ – ha concluso Sami.