Angela Merkel ha avuto in Sarkozy un alleato incondizionato, essendo entrambi fautori della liberalizzazione totale dell’economia e di quella che è eufemisticamente chiamata “austerità sociale”. François Hollande ha vinto le elezioni presidenziali promettendo, tra altre cose, di modificare il trattato europeo di austerità che i due avevano siglato alla fine dello scorso anno.

Circa 80.000 persone hanno manifestato a Parigi per ricordargli la promessa fatta e chiedergli di non sancire l’entrata in vigore di quelle linee di bilancio che indebolirebbero l’economia della maggioranza dei francesi.

Con Sarkozy, definitosi l’icona dell’austerità e del controllo finanziario, il debito pubblico è aumentato di quasi il 50%, superando il 90% del PIL francese. É bene ricordare anche che la Merkel mantiene in essere il congelamento dei salari che già va avanti da oltre 20 anni, cosa che provoca un’aumento esponenziale della povertà in Germania, paese con 3 milioni di disoccupati che vivono di un piccolo aiuto statale.

Questi modelli di stoicismo popolare hanno fatto aumentare i guadagni delle elite, che mai avevano visto crescere le loro fortune come in questi ultimi anni. La crisi rappresenta un affare fruttuoso per quanti speculano su eurobond, obligazioni e titoli di debito sovrano.

Osceno capitalismo

Hollande ha presentato questa settimana un nuovo schema di tassazione che prende di mira le maggiori ricchezze del paese. Prima dell’approvazione ufficiale, molti di questi multi-miliardari hanno minacciato di ritirare i propri fondi e di prendere residenza in paesi più indulgenti dal punto di vista fiscale. Atteggiamento minatorio che si aggiunge a quello delle grandi imprese che, recalcitranti sul costo dei lavoratori, pretendono trattamenti di favore, mentre le banche continuano ad assegnare ai maggiori speculatori di borsa premi nell’ordine dei milioni.

Tale palese oscenità mina alla base la credibilità dei politici, delle istituzioni e del sistema capitalista stesso. La crescente influenza dell’estrema destra in tutti i paesi europei rappresenta un segnale di allarme del panico che si sta diffondendo nelle classi più colpite, condizionate dalla strategia della paura ribadita ai quattro venti dai mezzi di informazioni complici di queste correnti ideologiche.

Ma è altrettanto evidente il movimento di malcontento che si estende da Atene a Lisbona ripercuotendosi fino alle capitali del Nord Europa. La mentalità vorace e accumulatrice che governa la soggettività delle generazioni precedenti ripugna ai più giovani e a quanti hanno capito il totale fallimento dell’ideologia consumistica produttrice di rifiuti, che lascia la vita dell’essere umano in balia dei Mercati.

Questa marea di gente disillusa mette in evidenza qualcosa di interessante: non riprende più in mano le armi di lotta delle generazioni passate, riconoscendo che questa alternanza destra/sinistra ci ha condotti verso una via senza uscita. Senza uscita, almeno, finché si parte dallo stesso modo di pensare e di cercare risposte.

Certo, la nuova direzione da seguire non è evidente per tutti, come non lo sono le soluzioni a tutti i problemi…Eppure, la frase di Einstein: “Il mondo che abbiamo creato è il risultato del nostro livello di riflessione, ma i problemi che genera non possono essere risolti allo stesso livello” diventa sempre più attuale.

Traduzione di Giuseppina Vecchia