Il 21 luglio Gennaro Cucciniello e Stefano Avanzi hanno condotto al Parco di Studio e Riflessione Casa Giorgi il laboratorio “Suoni, musica e spazi sacri”. Passando dalle spiegazioni storiche alle esperienze di ascolto e recitazione, le vibrazioni sonore, le melodie e le armonie hanno permesso l’entrata in spazi interni e sacri diversi da quelli quotidiani.

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Drum circle

Il laboratorio si è aperto con una panoramica storica, a partire dalla conclusione raggiunta secondo Gurdjieff dai saggi di vari regni riuniti a Babilonia: il modo migliore per trasmettere la conoscenza alle future generazioni, arrivando direttamente all’animo umano, consisteva nell’utilizzare la musica, la poesia, la pittura, la scultura e il teatro, ossia l’Arte. Questa non era una semplice espressione estetica, ma una maniera di entrare in altri mondi ed ampliare il proprio spazio interno.

Si è poi passati all’affascinante tema dei significati sacri o magici dei suoni della natura, della parola, del canto e della musica, in grado di aprire una comunicazione con la sfera divina e con il regno dei morti. Le caverne dipinte del Paleolitico e i santuari delle epoche successive mostravano una grande attenzione agli effetti sonori, come testimoniato dalle grotte di Niaux e Rouffignac, in Francia, dalla piramide a gradoni di Quetzalcoatl, in Messico, dall’Ipogeo di Hal Saflieni a Malta e dal sito megalitico irlandese di Newgrange.

L’ascolto di canti, orazioni e brani musicali (dal rosario, ai canti gregoriani, a un pezzo di Bach per pianoforte) ha quindi permesso di comprendere con un’esperienza diretta come tutte queste espressioni fossero una via per entrare in altri spazi, diversi da quelli quotidiani, creando sensazioni di sospensione, rapimento e commozione.

I filmati sui rituali sciamanici e sull’estasi di uno sciamano siberiano hanno confermato ciò che afferma Mircea Eliade dipingendo tali pratiche da un punto di vista mistico, come esperienze religiose vissute allo stato primitivo e intese come volo dell’anima.

Continuando con la panoramica di canti e tradizioni diverse si è arrivati ai Tuvani, popolazione turca di discendenza mongola di una piccola repubblica della Federazione Russa, che secondo leggende locali cominciarono a cantare per stabilire un contatto con le entità spirituali che pervadono tutte le cose ed acquisire la loro forza attraverso l’imitazione dei suoni naturali. L’ascolto di canti dei Tuvani e di strumenti antichissimi come il duduk armeno e il ney, un flauto originario della Persia ha suscitato in tutti i partecipanti un’emozionante connessione con realtà ed emozioni lontane nel tempo, eppure vicine per sensibilità.

Ascoltare i mantra buddhisti e in particolare quello che invoca il Buddha della compassione (Avaloketeshvara) ha introdotto la possibilità di illuminare la mente e il cuore tramite la generosità, l’armonia, l’entusiasmo e la comprensione. E i mantra sono diventati un’esperienza concreta ed emozionante per tutti i partecipanti al laboratorio, quando si è trattato di associarli ai vari Chakra, sperimentando la vibrazione e la salita dell’energia nel proprio corpo tramite la loro ripetizione.

Anche nel caso delle campane tibetane le notizie storiche si sono accompagnate a un’esperienza diretta, a dimostrazione del loro uso come meditazione sonora e a scopo terapeutico: le vibrazioni provocate dalla percussione di un bastone cilindrico sulla campana si trasmettono in tutto il corpo. Il suono si espande con movimenti circolari, che agiscono sui blocchi energetici agevolandone lo scioglimento. Altrettanto emozionante è stato osservare come, riempiendo una campana d’acqua, le vibrazioni la muovevano fino a provocare uno zampillo.

Il laboratorio si è concluso con un’esperienza di ascolto dei suoni naturali, realizzata all’aperto e con un drum circle creato sul momento con strumenti improvvisati (grossi contenitori di plastica, bottigliette piene di riso, bastoni), in uno spirito di cooperazione, creatività e unione poi ripreso dalle sintesi finali di ogni partecipante