I beni di tre compagnie petrolifere inglesi, una statunitense e una italiana saranno sequestrati per ordine di un giudice Argentino. Secondo il governo argentino le cinque compagnie stavano estraendo illegalmente petrolio al largo delle isole Falkland nel comprensorio argentino della Terra del fuoco.

Secondo l’agenzia Telam, il giudice federale Lilian Herráez, di Rio Grande nella Terra del Fuoco, ha ordinato il blocco di 156,4 milioni dollari e ha disposto la requisizione delle navi e di altre proprietà delle compagnie petrolifere che operavano illegalmente nel comprensorio delle Falkland. La notizia in questi giorni è stata riportata anche dall’agenzia di stampa Reuters e dalla BBC.

Il provvedimento restrittivo riguarda le tre compagnie inglesi Oil and Gas Falkland, Premier Oil e Rockhopper Exploration, l’americana Noble Energy e l’italiana Edison International SpA con sede a Milano.

La Edison SpA in un recente report del novembre 2014 (pag. 16-17) aveva annunciato i programmi di espansione del proprio mercato per l’estrazione del petrolio, proprio nelle isole Falkland nell’Atlantico del Sud.

Sempre su mandato del giudice argentino è stato fatto “Divieto di navigare” per tutte le navi che non sono iscritte al Registro Nazionale Argentino. La restrizione impedisce la partenza delle navi inglesi, americane e italiane dai porti dove sono attualmente attraccate.

L’azione del giudice segue una causa che era stata avviata nel mese di aprile dal governo di Buenos Aires.  La procedura legale era stata mossa contro queste aziende per “attività illegali di esplorazione, ricerca ed eventuale estrazione d’idrocarburi in prossimità delle Isole Falkland”. Secondo il provvedimento, “senza autorizzazione, concessione o qualsiasi permesso rilasciato dall’autorità competente argentina le suddette compagnie non potranno più operare “.

“Vi è stata una chiara violazione dei trattati internazionali e delle norme nazionali, con l’embargo petrolifero messo in atto abbiamo fatto il nostro dovere e difeso la sovranità economica del nostro paese”, è quanto ha aggiunto Carlos Gonella, direttore del Procelac, Ministero pubblico del fisco argentino, istituito apposta per perseguire delitti tributari e contrabbando”.

La questione era già venuta fuori in Aprile sotto forma di polemica verbale.  Le compagnie petrolifere britanniche avevano annunciato la scoperta di nuovi giacimenti di petrolio e gas nel mare a nord delle isole. Il governo argentino in risposta aveva istituito gli atti della causa affermando che si trattava di un’esplorazione illegale e che avrebbe punito gli operatori con una pena compresa tra 5 e 10 anni di reclusione, specificando che l’eventuale procedura di estradizione sarebbe stata lunga e farraginosa.

All’epoca il governo Inglese aveva ribattuto tramite il Ministro degli esteri, Philip Hammond, il quale aveva accusato gli argentini di fare solamente del “bullismo”, aggiungendo che gli isolani, cioè britannici, avevano tutto il “diritto di sviluppare le proprie risorse economiche”.

Il segretario alla Difesa britannico, Michael Fallon, parlando delle Falkland-Malvinas a Marzo aveva illustrato il piano di ammodernamento delle strutture militari esistenti con una previsione d’investimento pari a 180 milioni di sterline da destinare in dieci anni.

Da parte del governo italiano e del Ministro Gentiloni, sulla questione per il momento non ci sono state ancora dichiarazioni ufficiali o prese di posizione in merito.

Le isole Malvinas che geograficamente si trovano davanti all’Argentina, erano già state oggetto di contenzioso internazionale e di rivendicazioni territoriali nel 1982,  a seguito delle quali il confronto era sfociato in una guerra fra Argentina e Inghilterra.