544d973768939_662x486

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dilma Rousseff è stata rieletta presidente nelle elezioni più combattute della storia del Brasile. E’ riuscita a ottenere l’appoggio dei movimenti sociali, dei partiti di sinistra, di ex-militanti, accademici e celebrità e sarà la prima donna a governare fino al 2018. L’elezione ha diviso il paese con poca differenza tra i candidati e una chiara separazione tra gli stati più ricchi, che hanno appoggiato il candidato sconfitto e il voto di quelli più poveri, che si è concentrato sulla candidata del PT.

La campagna elettorale è stata segnata da un’evidente manipolazione dei mezzi d’informazione, considerati in pratica una “pubblicità a pagamento” per il candidato sconfitto. La magistratura ha manifestato forti tendenze a influenzare il processo elettorale. Nessuno dei candidati ha proposto un cambiamento del capitalismo, garantendo così i grandi profitti delle banche e dei grandi gruppi imprenditoriali, tuttavia il governo di Dilma ha rafforzato il ruolo dello Stato promuovendo vari programmi sociali per ridurre la povertà e mantenendo bassa la disoccupazione. In questo secondo mandato però dovrà fare di più.

L’ondata di proteste conosciuta come le Giornate di Giugno dell’anno scorso non ha prodotto una nuova forma di partecipazione al gioco politico (a breve termine e a causa della forte repressione), ma si nota comunque un’intenzione profonda nelle nuove generazioni che lottano per maggiori diritti, maggiori opportunità e una partecipazione più reale alla direzione della società.

Vale anche la pena di segnalare che nonostante il voto obbligatorio, quasi il 30% dell’elettorato è rimasto fuori dal gioco (votando scheda bianca, nulla o astenendosi). Il nuovo governo ha davanti una doppia sfida. Da una parte dovrà vedersela con il Parlamento appena eletto, che presenta caratteristiche più conservatrici, dall’altro dovrà rispondere all’esigenza di profondi cambiamenti espressa dalle nuove generazioni. Cambiamenti in una direzione che definiamo umanista, che pongano l’essere umano e le sue necessità e aspirazioni al di sopra del mercato del denaro e dei vecchi poteri stabiliti. La pressione della strada è l’unica forza in grado di produrre la virata del governo verso una nuova tappa.

Traduzione dallo spagnolo di Anna Polo

originale portoghese