Dopo aver letto tutte le 300 pagine dell’ordinanza con la quale è stata applicata la misura cautelare della custodia in carcere a Mohammad Hannoun e ad altri indagati mi sono chiesto da avvocato e militante politico: ma davvero la legge è uguale per tutte e tutti?
Purtroppo, anche in questo caso, devo rispondermi amaramente di NO!
Lo scrivo perché gran parte dell’impianto accusatorio su cui si fonda l’ordinanza tanto sbandierata dal governo italiano è rappresentata da documenti acquisiti dall’esercito israeliano durante operazioni militari, da relazioni dei servizi israeliani e da informative provenienti sempre dalle autorità israeliane.
Chiarisco subito che la mia non è un’opinione, ma che faccio fedelmente riferimento a quanto testualmente scritto nell’ordinanza, a partire da pagina dieci, in punto di valutazione degli elementi d’indagine acquisiti e riportati nella richiesta di applicazione della misura cautelare da parte dell’Ufficio della Procura.
Per essere più chiaro e semplice possibile specifico che è stata considerata una ricostruzione dei fatti pienamente attendibile quella contenuta nella documentazione inviata da Israele per trasmetterci gli esiti di indagini condotte, senza alcuna garanzia procedimentale, da parte di un apparato repressivo che non risponde a nessuno dei requisiti in termini di garanzie democratiche richiesti dal nostro ordinamento, e che negli anni ha detenuto illegalmente centinaia di persone innocenti, che ha montato centinaia di falsi processi, che ha utilizzato lo strumento degli omicidi mirati fuori dai suoi confini nazionali e che ha estorto con la tortura centinaia di false testimonianze.
Sostanzialmente, è stato permesso agli organi repressivi di uno stato genocida di svolgere un’indagine per conto del nostro paese, a cui è stato commissionata di fatto l’esecuzione di un’ordinanza cautelare.
Non mi soffermo ulteriormente sulle argomentazioni, che non condivido assolutamente, utilizzate per giustificare ai sensi dell’art. 234 c.p.p. che regola l’acquisizione di documenti nel corso di un procedimento penale, l’acritico utilizzo di un impianto accusatorio integralmente formato all’estero come se fosse una semplice documentazione, per non tediare chi mi legge con poco comprensibili tecnicismi e perché auguro ai miei colleghi di smontare quelli che per me sono veri e propri strafalcioni giuridici .
Aggiungo però alle mie considerazioni che nell’ordinanza non viene mai fornita la benché minima prova dell’utilizzo di fondi raccolti in Italia per operazioni belliche o di terrorismo, perché probabilmente non è mai accaduto, ma soprattutto perché gli indagati non vengono arrestati per questo.
Il teorema accusatorio commissionato da Israele è infatti ben più sconcertante!
Come incredibilmente ammesso testualmente nell’ordinanza, viene considerata attività di fiancheggiamento a un’associazione terroristica qualsiasi azione di sostegno o aiuto per la popolazione palestinese che passi da realtà associative che, secondo le relazioni dei servizi segreti israeliani, a Gaza sono riconducibili ad Hamas o che si presume siano vicine o abbiano semplicemente avuto relazioni con Hamas.
Pensate che per la prospettazione accusatoria fatta propria nell’ordinanza, anche il sostegno agli orfani diventa sostegno a un’associazione terroristica se fatto tramite un’associazione umanitaria che secondo le autorità israeliane a Gaza ha relazioni con Hamas.
In sintesi, coltivo il profondo timore che il grande sostegno popolare, sollevatosi in tutto il mondo, dinnanzi alle atrocità subite dal popolo palestinese, sia ormai bersaglio di criminalizzazione e che anche fare parte di un’associazione pacifica – guardate cosa accade in Gran Bretagna con centinaia di arresti alle manifestazioni e con i sostenitori di Palestine Action rinchiusi in carcere e in sciopero della fame – possa un giorno diventare una scelta rischiosa.
Non mi nascondo e voglio dire chiaramente che considero l’ordinanza che ho letto un atto incompatibile con le nostre garanzie costituzionali, contro il quale i primi a protestare dovrebbero essere i sinceri democratici o i liberali garantisti che difendono i principi e i diritti universalmente riconosciuti.
Evidentemente, però, questo accade solo per noi occidentali perché, se a subire sono gli altri popoli, un governo criminale e sanguinario che massacra donne e bambini riceve tutti gli onori e le protezioni internazionali da parte della grande maggioranza delle principali potenze mondiali.
Io non sottoscriverei mai tutto quello che ho ascoltato e letto da Mohammad Hannoun, molte delle sue opinioni non le condivido, ma è proprio vero che la legge non è un uguale per tutti!
Si veda, ad esempio, il caso-inglese, per antonomasia la patria del sistema dell’alternanza, ma per effetto del quale meccanismo elettorale – il tanto decantato sistema maggioritario puro a collegi bloccati -, ha dato vita a lunghi periodi una sorta di “democrazia bloccata sul polo conservatore, pur registrandosi una maggioranza reale di orientamento laburista. Tra l’altro proprio il caso-inglese esplicita in modo inequivocabile che la questione della “governabilità” non può essere direttamente connessa con la risoluzione formale della crisi dei sistemi economico-istituzionali delle democrazie occidentali: Inghilterra è stato il paese europeo che ha goduto di un lungo periodo stabilità; l’era thatcheriana si è contraddistinta per l’aver assicurato ai sudditi della Corona la governabilità del Paese. Eppure, nonostante la governabilità, il sistema economico inglese è, forse quello che nell’ambito comunitario soffre più di ogni altro della crisi in atto, più di quello italiano stesso”.
Pierpaolo Montalto











