Sui media mainstream oggi si sentono serpeggiare calunnie, infamie, vita privata raccontata al mondo senza un minimo di contesto. Il contesto che non vogliono raccontare proprio perchè se raccontato sarebbe molto più chiaro, quindi meno appetibile, ed ogni persecuzione intellettuale risulterebbe vana.
Quello a cui stiamo assistendo è una spirale del necropotere: il 15 dicembre 2025 la Corte d’appello di Torino ha disposto “la cessazione del trattenimento al CPR di Caltanissetta” dell’imam Mohamed Shahin, dopo aver subito persecuzione intelletuale e politica per il suo sostegno al popolo palestinese; e poi nei giorni scorsi sono arrivate le vergognose misure cautelari contro l’architetto Mohammed Hannoun, presidente dell’API e tra i fondatori dell’ABSPP Odv, insieme ad altri attivisti filopalestinesi.
Ora, tra gli indagati nell’ambito dell’inchiesta sui finanziamenti a Hamas avviata e coordinata dalla Direzione antimafia e antiterrorismo di Genova, figura anche Angela Lano, 62 anni – giornalista e orientalista, autrice di diversi libri sul mondo arabo e islamico, nonchè direttrice dell’agenzia di stampa Infopal.
Storica attivista No Tav di Sant’Ambrogio di Susa, combattente per i diritti umani, attiva in moltissime cause sociali nonchè tra le più grandi esperte della questione palestinese, volto noto del giornalismo non-embedded, Angela è oggi vergognosamente e antidemocraticamente accusata di “concorso e partecipazione in associazione con finalità terroristica”. Ieri all’alba gli agenti della Digos di Genova, insieme ai loro colleghi torinesi, hanno effettuato una lunga perquisizione nell’abitazione di Angela Lano, a Sant’Ambrogio. Se ne sono andati dopo aver sequestrato soldi contanti, alcuni dispositivi informatici e delle bandiere palestinesi.
Gli investigatori considerano oggi Angela “la responsabile della propaganda di Hamas in Italia”, poichè – si apprende dalla stampa mainstream – “in rapporti quasi quotidiani con l’imam di Genova Mohammed Hannoun, presidente dei Palestinesi d’Italia, accusato ora di essere membro del comparto estero di Hamas”. Nell’articolo de La Stampa viene accusata di essere “stipendiata dall’associazione di beneficenza Abspp (Associazione benefica di solidarietà con il popolo palestinese)”, come se fosse una notizia segreta e un atto illegale, quando in realtà non c’è nulla di illegale e di assurdo. Infopal, l’agenzia che dirige, è nata nel 2006 ed è registrata al Tribunale di Genova, conta una decina di collaboratori – tra cui il sottoscritto – fra cui studiosi, giuristi e giornalisti, e alcuni corrispondenti da Gaza. Da sempre InfoPal è un punto di riferimento nell’ambito dell’informazione e fornisce news, resoconti e reportage sulla situazione in Palestina e, in particolare, sulla striscia di Gaza e la Cisgiordania occupata.
Le accuse nei confronti di Angela sono assurdità paranoidi al limite della fantasia e dell’isteria narrativa, degna di uno scrittore di thriller. Una guerra mediatica scatenata contro una seria e professionale giornalista che ha fatto della ricerca della verità, dello studio, dell’approfondimento dei dettagli, della ricerca accademica e indipendente la sua vita con estrema onestà e coerenza, condannando servilismi e collusioni del giornalismo mainstream.
Fa ridere istericamente l’idea che Angela venga considerata una “terrorista” (sembra assurdo solo scriverlo, oltre che pensarlo): lei che ha fatto della militanza ambientalista, pacifista, nonviolenta e antimilitarista la sua vita. Chi la conosce sa di cosa sto parlando. Angela ha sempre agito con profondo senso etico nel suo lavoro e nella sua vita, con la ferma convinzione che le ingiustizie sono intollerabili e non normalizzabili e che i diritti umani non sono negoziabili.
Angela ha uno spessore culturale che la metà dei giornalisti mainstream si sogna. Laureata nel 1990 in lingua e letteratura araba con una tesi sulla questione palestinese, ha scritto saggi sulla condizione femminile, sulla guerra in Iraq, sull’islam in Italia. Nel 1996-97 ha aggiornato il «Grande dizionario enciclopedico» della Utet per le voci «letteratura araba» e «letteratura persiana», uscito nel 2003 anche nell’Enciclopedia di Repubblica. Tra il 1997 e il 1999 ha svolto una ricerca sul fenomeno delle conversioni all’islam e sulla presenza dell’islam in Italia pubblicata a puntate sulla rivista Missioni Consolata, organo dell’omonimo istituto missionario. PhD in Studi Etnico-Africani e del Medio Oriente e post-dottoranda in Scienza delle Religioni, da anni si occupa di storia e geopolitica del Mondo arabo e islamico, oltre ad essere autrice di numerosi libri, articoli e reportage sulla Palestina e sull’ “altro mondo”, quel mondo che non viene mai raccontato. Collabora da anni con la rivista Tempi di Fraternità. Recentemente, insieme ad un gruppo di accademici dell’Università Federale brasiliana di Bahia, Angela ha costituito il “Nucleo di ricerca sugli studi coloniali e de-coloniali nel Nord Africa e Medio Oriente” con l’obiettivo di analizzare e decostruire le congiunture geopolitiche neocoloniali occidentali in atto nel mondo arabo e islamico (Africa settentrionale e orientale, Vicino e Medio Oriente).
Angela ha vissuto la militarizzazione del suo territorio, la Val Susa, fin dal 1989 con l’inizio dei cantieri TAV a cui tutta la popolazione si oppose e si oppone ancora oggi in blocco.
Divenne famosa per un fatto che l’ha segnata particolarmente. Era il 3 giugno 2010 quando Angela Lano arrivò all’aeroporto di Malpensa dalla Palestina, acclamata da familiari, amici, compagni di lotte e da gran parte della comunità palestinese residente in Italia.
In qualità di giornalista si trovava a bordo della Nave 8000, facente parte della Freedom Flotilla, flotta navale carica di aiuti umanitari verso la Striscia di Gaza, per documentare sul posto l’arrivo degli aiuti. La Flotilla aveva il fine di rompere l’assedio coloniale e l’embargo che durava da quattro anni. Nonostante le intuizione di attacco da parte di Israele, nessuno avrebbe mai pensato che qualcuno la potesse sequestrare e farne strage. A bordo erano presenti attivisti, medici, parlamentari e giornalisti e Angela era l’unica donna italiana. La nave venne intercettata e, a 75 miglia dalle coste di Gaza in acque internazionali, venne assaltata illegalmente dall’esercito israeliano il 31 maggio 2010.
La nave turca Mavi Marmara andava in fumo mentre la Nave 8000, completamente priva di armi, subiva la violenza scatenata dell’esercito israeliano. Furono sei gli attivisti italiani reduci dalla spedizione della flottiglia di aiuti per la Striscia di Gaza e furono tutti detenuti in Israele in attesa della pronuncia del tribunale essendosi opposti, come numerosi altri, al loro immediato rimpatrio. Solo 25 attivisti su 581 (fonte Reuters) accettarono di farsi espellere da Israele, mentre tutti gli altri vennero arrestati, identificati, schedati, interrogati, divisi per nazionalità e in seguito trasferiti in carcere, presumibilmente in quello di Beersheba, nel bel mezzo del Negev. Tra questi anche Angela venne imprigionata e sequestrata da Israele dopo che si oppose al provvedimento amministrativo di rimpatrio. I suoi familiari nella casa di Sant’Ambrogio di Susa non ebbero sue notizie per quattro giorni. Il marito Fernando la sentì l’ultima volta, alle due della mattina di domenica 31 maggio, al telefono satellitare di cui Angela era dotata. Ancora oggi non è dato sapere perché la zona di Ashdod, dove Angela e altri sequestrati erano rinchiusi, era inaccessibile a tutti e per quale motivo la Farnesina non riuscì a reperire notizie certe. Il 1° giugno Angela e gli altri cinque incontrarono i rappresentanti del Consolato italiano a Tel Aviv.
Israele iniziò a dare notizie false su come si era svolta la vicenda. La propaganda israeliana iniziò a mandare video e immagini di personaggi con le spranghe in mano che si ribellavano all’esercito, quando in realtà sulla Flotilla nulla di questo si era avverato. Una false flag ben architettata che portò a vociferare che persino Angela fosse armata di pistola. Nulla di più falso. Israele quindi annunciò l’avvio di procedimenti giudiziari contro gli attivisti con la scusa che avessero aggredito i soldati israeliani, quando in realtà sulla Flotilla ci fu una resistenza di massa passiva nonviolenta che utilizzava i propri corpi come unica arma di fronte a bombe, lacrimogeni e mitra.
Fu l’ennesima operazione, dopo “Piombo Fuso” a cavallo tra il dicembre 2008 e il gennaio 2009, che scioccò l’opinione pubblica italiana per le vessazioni dell’esercito israeliano. Nel libro “Verso Gaza”, Angela ha documentato il vile attacco sionista contro la Freedom Flotilla, colpevole di aver voluto aiutare e soccorrere la popolazione gazawi ormai stremata dall’embargo economico a cui era ed è sottoposta.

Mentre svolgeva la sua professione di giornalista, Angela veniva fortemente attaccata da molti suoi colleghi come Giuliano Ferrara, che denigrando il suo lavoro la raffigurò come “collaboratrice di siti antisemiti, negazionisti dell’Olocausto”. Magdi Cristiano Allam e il sito Dagospia furono impegnatissimi nella campagna mediatica contro la Freedom Flotilla e contro gli aiuti umanitari imbastendo una squallida retorica che raffigurava gli attivisti e pacifisti come “solidali con il terrorismo”. Solo becere costruzioni linguistiche giornalistiche che, non essendo sul posto, non rispecchiavano la realtà. Claudio Pagliara, giornalista che vanta decenni di collaborazione da New York, all’epoca la accusò di fare “giornalismo con la kefiah”.
La solidarietà ad Angela arrivò da ambienti risicati della sinistra radicale, dalla Val di Susa, dal movimento No Tav nel quale ha militato, dalla comunità palestinese e da associazioni per i diritti umani. Anche Dario Fracchia, allora sindaco del Comune di Sant’Ambrogio, espresse forte solidarietà ad Angela e ai suoi compagni: “Esprimo piena solidarietà alla nostra concittadina Angela Lano e a tutti gli attivisti e volontari che hanno partecipato alla missione. La Freedom Flotilla è stata brutalmente stroncata in acque internazionali da un’azione militare di una violenza inaudita, che deve essere condannata a livello sovranazionale il prima possibile. Stigmatizzo il governo israeliano che ritengo essere di tipo fascista, criminale ed altamente irresponsabile. A questo abominevole episodio di violenza seguirà purtroppo altra violenza”
Quello di Angela è il giornalismo “non embedded”, quello conquistato sul campo, documentato in maniera seria, frutto di interviste tra la gente del posto e nelle zone di guerra in cui il giornalista, come direbbe Pasolini, “si sporca le mani con la realtà” e non sta dall’alto dei suoi alberghi di lusso in attesa d’essere collegato in studio per leggere le veline che gli passano. Il giornalismo “non embedded” è il giornalismo non compromesso che non ha padroni e legge la realtà secondo i rapporti di forza e non sta seduto sulla sedia di pelle del suo ufficio pubblicando filippiche contro popoli e territori che nemmeno conosce.
Oggi Angela si occupa di Islam, guerre in Medioriente, Palestina, geopolitica, radicalismo islamico e immigrazione. Non è un caso che sta riscontrando molto successo il suo ultimo libro, molto ben documentato, sull’attuale genocidio a Gaza, intitolato “Olocausto Palestinese”.
Grazie ad Angela per quello che ha fatto, scritto, raccontato e documentato e per il lavoro che continuerà a fare come direttrice di InfoPal ed accademica. La persecuzione nei confronti di Angela, oltre ad essere di stampo politico ed intellettuale, è una palese violazione dello Stato di Diritto in una post-democrazia europea, come l’Italia, oltre che una violazione della libertà d’espressione e della libertà d’associazione.
Solidarietà totale ad Angela, combattente per i diritti umani e per i diritti del popolo palestinese.
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