Almeno un migliaio di persone hanno risposto domenica 14 dicembre alla chiamata dei comitati che si battono contro la fabbrica RWM in Sardegna. L’appuntamento era per mezzogiorno, nei pressi degli stabilimenti, nel territorio di Domusnovas.
La manifestazione si prefiggeva di protestare contro gli ampliamenti illegali dell’azienda di armamenti, a tre giorni dalla scadenza dell’ultimatum del TAR alla Regione Sarda per approvare o meno la tardiva e lacunosa valutazione d’impatto ambientale (VIA ex-post) presentata da RWM. Lo scopo era quindi anche quello di far sentire, ancora una volta, alla presidente Alessandra Todde la volontà dei sardi che vogliono prendersi cura del territorio e non sopportano più che venga loro sottratto, per essere usato a fini incompatibili con la vita. Che altro è produrre oggetti che procureranno morte e distruzione?
Certo, la Regione è tenuta ad esprimersi solo per quanto riguarda gli aspetti ambientali ma, anche da questo punto di vista, non mancano certo le problematicità, come la cancellazione di corsi d’acqua e lo sbancamento di grandi superfici, in prossimità di una zona boschiva di tutela ambientale. Su questi aspetti i tecnici dei comitati hanno presentato agli uffici regionali un ampio dossier, che mette in evidenza i forti rischi idrogeologici.
Soprattutto non ci si può più trincerare dietro comodi alibi: ogni decisione è anche politica ed avrà conseguenze politiche. Un no a RWM sarebbe anche un no al riarmo, che potrebbe essere in linea con la vulgata dei vertici del partito della premier sarda, il Movimento Cinque Stelle. Ma, al di là dei calcoli partitici, occorrerebbe prendere in considerazione la forte campagna di opposizione civile agli ampliamenti.
I manifestanti partono in corteo verso lo stabilimento, con striscioni che invitano la Regione a dire no, con bandiere della Palestina, con tanti giovani, numerosi arrivati da varie zone dell’isola, anche da Sassari e da Alghero. Il corteo è arrabbiato, ma anche molto festoso, la giornata è bella e si sta bene tutte e tutti insieme: si respira una bella atmosfera intergenerazionale, quella decisa, di un popolo che non si arrende.
Arrivati all’ultimo crocicchio con stradine sterrate prima del piazzale dello stabilimento, ecco il blocco delle forze dell’ordine, coi furgoni blindati che occupano tutte le vie. Il corteo è costretto a fermarsi. Tutta la zona attorno alla fabbrica è stata blindata, perfino le stradine di campagna. I manifestanti, dopo qualche momento di confronto verbale con lo schieramento di polizia, decidono di tornare indietro, fermandosi poi nella zona di partenza, vicino al parcheggio, dove ci sono poi stati diversi interventi finali.
Non occorrerà aspettare molto, per conoscere la decisione della giunta regionale. Ma il variegato e coeso movimento che si è visto oggi, promette di resistere.










