Pubblichiamo la seconda parte dell’inchiesta di Linda Maggiori che, curiosamente, non ha trovato spazio nei media della zona. 

Cosa dice il diritto internazionale 

La Corte Internazionale di Giustizia ha stabilito che in base al diritto internazionale gli Stati sono tenuti ad “astenersi dall’instaurare con Israele trattative economiche o commerciali concernenti i Territori Palestinesi Occupati, o parti di essi, che potrebbero consolidare la sua illegale presenza nel territorio”, e devono “adottare misure per prevenire relazioni commerciali o di investimento che contribuiscono al mantenimento della situazione illegale creata da Israele”.

Tra Faenza, Lugo e Russi, l’agritech dell’occupazione 

Anche nei comuni della provincia c’è un florido substrato di piccole e medie aziende che fanno affari con Israele.

A Faenza, nella frazione di Granarolo, il 5 novembre 2024 l’azienda Tecnir S.r.l. che si occupa di progettazione e installazione di impianti di irrigazione, è stata acquistata da Netafim (100% delle quote). L’amministratore delegato è ora Stefano Ballerini, direttore generale di Netafim Italia. Netafim è stata fondata in Israele, ma posseduta all’80% dalla messicana Orbia Advance Corporation.

Resta tuttora leader mondiale nella tecnologia di irrigazione a goccia. “Netafim ha progettato la sua agrotecnologia di concerto con gli imperativi di espansione di Israele, ha permesso lo sfruttamento intensivo dell’acqua e della terra in Cisgiordania, impoverendo ulteriormente le risorse naturali palestinesi”, denuncia il rapporto ‘Dall’economia dell’occupazione all’economia del genocidio’ di luglio 2025, della relatrice speciale delle Nazioni Unite, Francesca Albanese. E ancora: “Nella Valle del Giordano, i sistemi di irrigazione Netafim hanno facilitato l’espansione delle colture israeliane, mentre i contadini palestinesi a cui è stata negata l’acqua e con il 93% di terra non irrigata, sono stati espulsi, incapaci di competere con la produzione israeliana. Netafim si propone come innovatore sostenibile, mentre perfeziona tecniche secolari di sfruttamento coloniale”. 

L’azienda ha inoltre sviluppato la piattaforma intelligente di gestione dell’irrigazione NetBeat™ in collaborazione con mPrest Systems, una società controllata (40%) dalla Rafael Advanced Defense Systems, azienda militare statale strettamente coinvolta nel genocidio a Gaza. Secondo l’associazione investigativa Who profits, “la piattaforma digitale per l’irrigazione incorpora la tecnologia militare di mPrest, sviluppata originariamente proprio per l’Iron Dome della Rafael”. 

Altra azienda specializzata in irrigazione, fortemente implicata con Israele è Gal Italia , di Lugo, il cui direttore generale è Shaul Whertman, imprenditore israeliano: si occupa di macchine agricole, sistemi di irrigazione e filtrazione e commercializza i prodotti delle aziende israeliane partner. 

Tra i maggiori partner troviamo Amiad, fornitrice di sistemi di filtraggio agli impianti di desalinizzazione di Mekorot, l’azienda statale israeliana, che supporta l’insediamento dei coloni in Cisgiordania, e limita l’accesso all’acqua ai palestinesi.

Amiad è controllata da FIMI, fondo di investimento israeliano che ha azioni anche nelle industrie di carri armati come Ashot Ashkelon Industries. I sistemi di Amiad Water Systems Ltd vengono utilizzati anche nelle navi militari, come nelle portaerei della Marina degli Stati Uniti. 

Altro partner di Galitalia è Galcon, presente con i suoi progetti anche nelle basi dell’esercito israeliano  e che supporta il Keren Kayemet LeIsrael (KKL) organizzazione sionista fondata nel 1901, dedita allo sviluppo della terra d’Israele attraverso rimboschimenti e bonifiche, che però di fatto ha contribuito all’espropriazione di terre arabe e all’espianto di ulivi nei decenni.

In provincia di Ravenna è poi praticamente onnipresente la multiutility Hera, che gestisce  il settore di acqua e rifiuti dei comuni. Oltre ad avere tra i suoi investitori istituzionali i fondi di investimento Black Rock, Vanguard e Lazard Asset, citati dall’ONU come coinvolti a supportare il genocidio in Palestina, Hera collabora con la Watertech (azienda di Asti controllata al 100% dalla israeliana Arad Group) dalla quale ha acquistato i nuovi modelli di contatori d’acqua. Gli stessi contatori che Arad Group ha installato in molte colonie illegali, tra cui quella di Ma’on, a sud di Hebron, come dettagliatamente documentato anche da da Cosimo Pederzoli, attivista reggiano per i diritti umani, che ad ottobre 2025 si è recato sul posto. 

 

foto di Cosimo Pederzoli

La Watertech di Arad, da anni presente alla fiera di Ecomondo a Rimini è puntualmente contestata dagli attivisti.

 

A Russi invece c’è Dmo Spa, rivenditore ufficiale di macchine agricole Doosan e dei mezzi cingolati Bobcat, utilizzati da Israele per smantellare i villaggi palestinesi in Cisgiordania e per attuare la campagna di demolizione e smantellamento degli edifici bombardati a Gaza, compreso il seppellimento dei corpi di persone palestinesi non identificate. 

Anche questa azienda è stata contestata dagli attivisti di Rimini con Gaza, inserita nel report “Economia green, diritti violati” come Watertech. 

 

Ceramica, ricerca e genocidio

Sempre a Faenza, è ubicato il CNR-ISSMC (Istituto di Scienza, Tecnologia e Sostenibilitá per lo sviluppo dei Materiali Ceramici), impegnato in progetti di ricerca civili e militari: “lavoriamo e forniamo servizi qualificati per tutto il settore della difesa al fine di sviluppare continuamente prodotti e tecnologie che offrono vantaggi operativi ai nostri clienti (agenzie, governi, e varie forze militari in tutto il mondo)”si legge nel loro sito. Nel 2017 hanno collaborato con The Israel Ceramic and Silicate Institute (ICSI) di Haifa per un progetto (T-SC Transparent spinel ceramic) sui materiali ceramici trasparenti a fini militari, secondo l’Accordo di Progetto n. 2016/02 tra il Ministero della Difesa Italiano e il Ministero della Difesa dello Stato di Israele. 

Un progetto terminato e non più rinnovato? Non è detto. La linea di progetto di “ceramici trasparenti” per “applicazioni estreme” e per la creazione di “sorgenti laser, domes protettivi, applicazioni balistiche”, come si vede nel sito, sembra attiva tuttora, e tra i partner figura ancora il già citato Israel Ceramic  Silicate Institute, Haifa, Israele, istituto inserito nel Technion. 

Nel dubbio, abbiamo fatto un accesso agli atti, per capire se questo progetto, che ha come cliente il Ministero della difesa israeliano, è stato rinnovato. Ad oggi, non ci è arrivata risposta.

 

I motori di Bucci e i robot di Fanuc

Bucci Composites, altra azienda faentina, fornitore di Leonardo, Ge Avio e Ge Aviation (sussidiaria della General Electrics) produce strutture e sistemi complessi per aerei, elicotteri, droni, sistemi spaziali. Come riportato dal suo sito, produce anche i motori Ge700 prodotti da General Electrics), montati su elicotteri militari come il Black Hawk e l’Apache. Elicotteri ampiamente utilizzati dall’esercito israeliano per bombardare Gaza e per ogni incursione militare sulla Palestina dagli anni ‘80. Elicotteri ancora usati visto che a maggio 2025 Elbit ha vinto un contratto con il Ministero della Difesa per rafforzare proprio Apache e Black Hawk, provvisti dei motori GET700.

 

 

Infine, il gruppo Bucci industries, (tramite l’azienda Giuliani) ha una solida partnership con il gigante giapponese Fanuc, leader nei robot industriali per l’automazione. Fanuc vende questi robot all’azienda israeliana Elbit per produrre i famigerati  proiettili da 155 mm (i più usati dall’esercito israeliano). Per questo Fanuc è sotto boicottaggio internazionale dalla campagna BDS. I robot di Fanuc hanno un ruolo centrale non solo nella produzione di proiettili di artiglieria pesante dell’IDF, ma anche nel processo di produzione dell’F-35 e sono impiegati anche nella produzione missilistica di Raytheon in Arizona.

 

Aziende di cybersecurity 

Ma le collaborazioni con Israele non si fermano qui, e si estendono anche alla cybersecurity e alla “space economy”. 

La New Production Concept, controllata al 40% da Ecor, al 40% da Curti, al 20%  da Nabore Benini, (presidente della NPC e vicepresidente di Curti), ha aperto a giugno 2024 una sede produttiva proprio a Faenza. NPC sta lavorando a progetti militari nel campo dei droni e delle antenne satellitari e fa parte del progetto ERIS (cittadella aerospazio di Forlì) con la capofila Thales Alenia. Non solo, nel maggio 2021 nell’ambito dell’accordo di collaborazione tra Italia e Israele, ha vinto insieme a Elbit Systems Ltd un finanziamento per un progetto segreto (HTCNS). Intanto a marzo 2023 NPC e la veneta Vector Robotics Srl hanno lanciato nel mercato un drone spia “per missioni di sorveglianza, controllo e intelligence”, chiamato “Guardian”. Nel 2024 si sono aggiudicati una fornitura dello stesso all’esercito italiano.

 

 

A Ravenna è inoltre attiva l’azienda di cybersecurity Itway che a gennaio 2024 ha stretto una partnership strategica con l’azienda israeliana Radiflow. Grazie a questa partnership Itway ha previsto nei successivi tre anni “ricavi addizionali per 5 milioni di euro in riferimento a svariati settori quali Manifatturiero, Chimica, Energia elettrica ed Energie Rinnovabili, Petrolio e Gas, Acqua/Acquedotti, Trasporti e Logistica”.

 Ma chi è Radiflow? Azienda leader di tecnologie informatiche, fa parte del gruppo Rad, che a sua volta fornisce numerosi servizi alle forze armate israeliane, inclusi quelli relativi alla gestione dei checkpoint nei territori palestinesi occupati, e guida importanti progetti infrastrutturali per l’esercito israeliano. Il Ceo di Radilow,  Ilan Barda, proviene dalla Information Security division delle Forze di difesa israeliane (Idf) mentre Yehonatan Kfir, manager di Radiflow, ha “servito” per dieci anni nell’Idf Intelligence Corp Elite R&D Unit e nella Unit 8200 (che si occupa di cyber guerra e spionaggio). Radiflow inoltre fa parte di un consorzio israeliano per garantire sicurezza alle infrastrutture critiche, la cui capofila è la holding militare-industriale Rafael Advanced Systems LTD. 

Radiflow collabora strettamente anche con Fraunhofer Institute, l’ente tedesco che coordina il progetto europeo Undersec sulla cyber security portuale e sottomarina, progetto che si sperimenta e svolge anche nel porto di Ravenna. Nel 2020 Radiflow e il Fraunhofer Institute hanno avviato una ricerca congiunta sull’applicazione dell’intelligenza artificiale alla cybersicurezza industriale.